Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi, Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
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Presentazione di
“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi
Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
Massa, Palazzo Ducale – Sala della Resistenza
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Il compito di Elly Schlein per rispondere alle attese

a cura di in data 26 Luglio 2023 – 21:17

Pisa, il Lungarno
(2013) (foto Giorgio Pagano)

Città della Spezia, 5 marzo 2023

Qual è il significato della vittoria di Elly Schlein nelle primarie del Pd? Certamente molti cittadini di sinistra -molti dei quali non avevano votato Pd nelle ultime elezioni- si sono recati ai seggi perché hanno visto in lei una speranza di cambiamento, una sorta di figura salvifica: l’ultimo treno prima della notte. Penso abbia contato molto più questo fattore che il sostegno dei capi corrente, ormai ridotti a generali senza truppe.
Il fatto che per la prima volta le scelte degli elettori siano state discordi da quelle del partito mette in luce il distacco, l’insoddisfazione profonda. Rosy Bindi ha detto: è “la dimostrazione che quando qualcuno invocava lo scioglimento del partito non aveva sbagliato di molto… Resto dell’idea che lo scioglimento c’è stato nei fatti con il voto di domenica: è evidente che quello che c’era non andava più bene”.
Ma come può la Schlein rispondere alle attese che ha suscitato?
Il grande compito che ha sulle spalle è dotare il Pd di una visione della società, di una strategia, di un’idea di Paese. Qualcuno ritiene che ciò sia un orpello, ma in realtà è il tema di fondo. Le liste di proposte su temi specifici non bastano, se non sono inserite in una visione.
Il punto di partenza è quale parte di società si intende rappresentare. Il Pd non deve più essere un “partito pigliatutto”, che aspira ad attirare voti da tutte le parti della società (per poi restare con un pugno di voti), ma il partito dei lavoratori. L’impegno per i diritti civili è sacrosanto, ma non è il tratto distintivo della sinistra. La sinistra deve unire diritti civili e diritti sociali: ridare valore al lavoro è il suo tratto distintivo. Il 25% dei lavoratori privati -che sono il 77% dei 23,4 milioni di occupati- ha un reddito al di sotto della soglia di povertà. Re-imparare a rappresentare il lavoro subordinato, che non vota più per la sinistra, è il compito, per nulla semplice, del Pd di Elly Schlein. Non è semplice: non solo perché questo mondo non si fida più, ma anche perché è un insieme composito e disomogeneo, sebbene segnato da condizioni sociali analoghe. Contiene anche gran parte di lavoro formalmente autonomo, ma sostanzialmente subordinato.
La visione di cui c’è bisogno è quella coerente con la scelta di rappresentare questa parte, la più debole, della società: dimostrare che il Paese può svilupparsi contrastando le diseguaglianze, aumentando i salari, potenziando la scuola e la sanità pubblica, senza accrescere il debito pubblico, quindi razionalizzando la spesa e agendo sul fisco. Una redistribuzione che sia leva per lo sviluppo sostenibile e per la conversione ecologica.

Pisa, il Lungarno
(2013) (foto Giorgio Pagano)

La strategia va costruita, inoltre, sulla voglia di pace. La Schlein è stata ed è troppo silente sul tema della pace e di un nuovo ordine mondiale. La strategia deve essere etica prima ancora che politica. Una sinistra credibile ha bisogno di rifondarsi moralmente. Senza una visione che rappresenti i lavoratori e i più deboli esplode, come sta accadendo, la questione morale. La politica senza visione non può che portare ad altro. Se affievolisce la critica ai valori dominanti aumenta la sua permeabilità all’incursione affaristica. Qui sta la differenza rispetto a Berlinguer: la questione morale oggi non è frutto dell’invadenza della politica ma dell’assenza della politica, subalterna all’economia e ridotta ad amministrazione. Anche la guerra è l’esatto contrario della rifondazione morale.
L’identità della Schlein è una incognita, ma in queste settimane la neosegretaria del Pd ha dimostrato di non essere un prodotto da laboratorio. Certo, la leader non può e non deve agire da sola. Per costruire la visione occorre coinvolgere i sindacati, i saperi e le opinioni, le esperienze e le competenze, il ricco tessuto associativo della società civile. E il processo democratico e inclusivo deve coinvolgere tutto il Pd, perché torni ad essere una comunità politica, e le altre forze di una coalizione sociale e politica di centrosinistra tutta da costruire, che non può non comprendere il M5S.
La pandemia e la guerra mostrano ancora una volta che l’ordine liberale creato dopo il 1989 si sta sgretolando. Contro le diseguaglianze, il razzismo, l’autoritarismo si impone il ritorno a un progetto politico imperniato sulla dignità della persona e del lavoro, sul bene comune, sulla difesa della natura. Il post liberalismo è il socialismo etico, è l’eco-socialismo. Chiamatelo come volete: umanesimo, liberazione, redenzione… Ma va offerta alle persone la possibilità di partecipare alle cose che rendono la vita più giusta e degna di essere vissuta.

Post scriptum:
sui temi dell’articolo di oggi rimando agli articoli di questa rubrica:
C’è una nuova destra, non c’è una nuova sinistra”, 2 ottobre 2022
Non servono nuovi leader ma nuove anime”, 18 dicembre 2022
e, su www.associazioneculturalemediterraneo.com, agli interventi di presentazione dei libri di Salvatore Biasco (20 luglio 2022) e di Antonio Floridia (23 gennaio 2023)

lucidellacitta2011@gmail.com

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