Presentazione di “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello – Giovedì 19 dicembre 2024 ore 17 a Porto Venere – Ristorante La Marina Calata Doria
15 Dicembre 2024 – 19:29

Presentazione di
“Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”
di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello
Giovedì 19 dicembre 2024 ore 17
Porto Venere – Ristorante La Marina Calata Doria
I due …

Leggi articolo intero »
Crisi climatica e nuove politiche energetiche

Economia, società, politica: anticorpi alla crisi

Quale scuola per l’Italia

Religioni e politica

Ripensare il Mediterraneo un compito dell’Europa

Home » Rubrica Luci della città di Giorgio Pagano

Il cittadino non è uno spettatore

a cura di in data 21 Febbraio 2015 – 10:33
Mostra fotografica "Sixty" di Giorgio Pagano, 18 ottobre - 22 novembre 2014, Archivi multimediali Sergio Fregoso: Paesaggi urbani, Londra   (2005)

Mostra fotografica “Sixty” di Giorgio Pagano,
18 ottobre – 22 novembre 2014,
Archivi multimediali Sergio Fregoso:
Paesaggi urbani, Londra (2005)

Città della Spezia, 15 febbraio 2015 – La vicenda della nuova Piazza Verdi si è finalmente conclusa: il Consiglio di Stato ha accolto le tesi del Comune e ha confermato la sentenza del Tar Liguria. Ora le opere di Daniel Buren potranno essere collocate al centro della piazza. Resto dell’idea che avevo all’inizio di questa lunga storia: quando il conflitto politico diventa contenzioso giudiziario siamo di fronte alla “morte della politica, intesa come arte del possibile e della mediazione”. Aggiungevo: “Ci sarà chi vincerà e chi perderà: ma rimarrà, nel corpo della città, la ferita della divisione” (“Piazza Verdi e il ruolo della politica”, Il Secolo XIX, 18 gennaio 2014, leggibile in www.associazioneculturalemediterraneo.com). Perché non ci siano più vicende come questa, bisogna che si torni alla politica come dialogo e partecipazione, e al “governo mediante la discussione”, che è, secondo il grande studioso Lewis Mumford, il simbolo rivelatore dell’esistenza della città. La risposta al leaderismo e alla concentrazione del comando in poche mani sta in una proposta radicalmente diversa che non metta in alternativa tra loro decisione e rappresentanza/partecipazione.

Ci sono le condizioni perché, nella nostra città, questa proposta prenda forza? Alessandro Pollio, assessore comunale alla partecipazione dei cittadini e al decentramento, mi racconta entusiasta il suo impegno per rilanciare la “democrazia partecipativa”, a partire dal “Bilancio partecipato”: un percorso di ascolto e consultazione sulla predisposizione del nuovo bilancio di previsione del Comune, durante il quale sono stati organizzati incontri di discussione in 18 quartieri e nelle scuole superiori, è stato somministrato un questionario, anche on line, e sono state sentite le associazioni dei “portatori di interesse”. Da questo percorso è emersa innanzitutto una forte richiesta di luoghi di partecipazione, di socialità e di aggregazione nei quartieri: i cittadini hanno dunque indicato una domanda prioritaria, che deve davvero far riflettere la politica. Ora, spiega Pollio, saranno pubblicati i dati, poi sarà presentata la proposta di bilancio: si tornerà nei quartieri e nelle scuole, spiegando le scelte fatte e motivandole. E’ un tentativo di decidere non senza ma con la partecipazione: perché in questo modo le decisioni non solo avranno più consenso, ma saranno anche più efficaci e “creative”. L’assessore mi racconta poi le esperienze di partecipazione nel campo delle opere pubbliche, da Scalinata della Cernaia (esperienza “imposta” da un comitato) alle Pianazze, ma ammette una gestione carente: “non tutti nel Comune ci credono”. Per non parlare della nuova piazza Europa: non si può certo spacciare per partecipazione quello che è stato un sondaggio on line, in cui il cittadino è stato chiamato a esprimersi da solo, senza alcun approfondimento e senza alcun confronto con gli altri cittadini. Ora l’appuntamento più importante, continua Pollio, è l’organizzazione della partecipazione sulla revisione del Piano Urbanistico Comunale e sulla strategia di “Spezia Smart City”, cioè sulla “visione” della città del futuro. E sottolinea di voler coinvolgere i giovani, che gli appaiono i più sensibili a questa discussione. Credo abbia ragione: ricordo la discussione del Piano Strategico, a cavallo del millennio, nelle scuole cittadine, e quanto fu prezioso l’apporto dei giovani.

Mostra fotografica "Sixty" di Giorgio Pagano, 18 ottobre - 22 novembre 2014, Archivi multimediali Sergio Fregoso: Paesaggi urbani, Ravenna   (2014)

Mostra fotografica “Sixty”
di Giorgio Pagano,
18 ottobre – 22 novembre 2014,
Archivi multimediali Sergio Fregoso:
Paesaggi urbani, Ravenna (2014)

Si tratta di esperienze e progetti che vanno attentamente vagliati e studiati. L’Associazione Culturale Mediterraneo, l’Associazione Italiana per la Partecipazione Pubblica e la Fondazione Toscana Sostenibile organizzarono, nel marzo dello scorso anno, l’incontro sul tema “Partecipazione e governo delle città”, che voleva essere uno stimolo per la ripresa dei processi di democrazia partecipativa nei Comuni e per avviare in Regione Liguria un gruppo di lavoro che definisse una proposta di legge regionale sulla partecipazione dei cittadini nelle scelte delle politiche pubbliche locali e regionali (gli atti sono leggibili in www.associazioneculturalemediterraneo.com). Dalla Regione non venne purtroppo alcuna risposta, né allora, né dopo, nonostante i nostri solleciti. Dai Comuni di Spezia e di Sarzana arrivarono invece segnali di interesse: il lavoro successivo di Pollio e l’organizzazione a Sarzana del convegno “La città delle idee” per discutere le linee del Piano Urbanistico Comunale (che ebbe un’adesione massiccia dei cittadini, tale da “spiazzare” gli stessi amministratori) dimostrano che, in effetti, “qualcosa si sta muovendo”. Ora le tre associazioni organizzeranno un secondo incontro, che serva innanzitutto a verificare e ad approfondire queste “realtà in movimento”, con il contributo non solo delle Amministrazioni ma anche delle associazioni e dei comitati del territorio. Contributo, quest’ultimo, fondamentale perché la democrazia non è decisionismo e elitismo ma conflitto, confronto e negoziato per la ricerca di soluzioni condivise: e quindi, se vogliamo che la democrazia abbia una buona qualità, occorre il contributo di tutti gli attori del conflitto e del confronto negoziale. La partecipazione non è solo conflitto, ma nemmeno espediente retorico per conquistare il consenso a una decisione già presa. Tutti -istituzioni e associazioni/comitati- devono assumersi delle responsabilità, in un quadro di diffusione del sapere e di rispetto delle regole e delle procedure.

C’è certamente una spinta a una sorta di neocorporativismo comunitario e territoriale che vede solo il conflitto e non anche il rapporto con le istituzioni dentro il conflitto, ma la spinta oggi più dannosa per chi crede alla democrazia come dialogo e partecipazione è senza dubbio un’altra, prevalente nelle istituzioni e nella politica: quella verso il leaderismo. Il leaderismo spegne la democrazia, che si trasforma e scivola verso una “democrazia del pubblico”, come la definisce Bernard Manin nel suo “Principi del governo rappresentativo”: devitalizzazione della politica, sua deriva oligarchica, svuotamento e demolizione dei partiti e dei corpi intermedi, trasformazione del cittadino in spettatore. Una corrente di pensiero che ha sfondato anche a sinistra. E’ un tema di cui ho riflettuto nel mio “Non come tutti”, di cui riporto un passo:
“Tutta la riflessione sullo Stato moderno, nei suoi punti più alti, è stata una lunga, complessa meditazione sui ‘limiti’ del potere, sul sistema di bilanciamento e di controllo dei poteri, che non possono mai essere ridotti a ‘unità’, cioè al potere di un leader. L’assenza, oggi, di una riflessione sui ‘limiti’ del potere, pur nella consapevolezza della funzione del leader nella società contemporanea, è un grave segno di crisi della democrazia: del rischio di una sua ‘mutazione genetica’. La sinistra deve avere una proposta, perché c’è un legame che unisce a uno stesso destino la sinistra e la democrazia. Una proposta di governo della modernità, alternativa al populismo plebiscitario che è contro la modernità. Che sia basata su un principio fondamentale per la sinistra: la partecipazione. Il valore della democrazia sta nel fatto che essa dà a tutti i cittadini il senso che sia possibile decidere della loro vita: quando questo senso si assottiglia, molti possono arrivare a pensare che la democrazia sai inutile. Solo la democrazia partecipata può sconfiggere il mito dell’antipolitica e della politica antipartitica”.

Non c’è un buon tempo antico a cui tornare ma un’innovazione forte da pensare e da far vivere. Certo è che la tendenza in atto è inaccettabile: il leader, Presidente del Consiglio o Sindaco che sia, è il più votato, ed è lui perciò il rappresentante autentico delle domande e delle aspirazioni del popolo. Conseguenza inevitabile: il partito del leader sarà tutto fuorché un partito, e cioè consapevole espressione di una parte, di cui conosce e media i fondamentali interessi, per aspirare a raccogliere nella sua “rete” ogni domanda e ogni “novità”. E’ la nuova ideologia globale della società liquida, cui corrisponde per necessità un partito non partito allo stato gassoso che solo nel leader si incarna (il “partito della Nazione”). Ma una società, e una città, è fatta di tante domande, di tante spinte, di tanti interessi. Momentaneamente possono “rappresentarsi” in Renzi o nel Sindaco di turno, ma poi sono destinate a esplodere nel contrasto, se manca la politica come ricerca della sintesi, come ascolto e partecipazione. Ci sono tanti pezzi di società e di città, che camminano ognuno per suo conto. La politica ha un ruolo se serve a coordinarli in un equilibrio di insieme, attraverso un faticoso lavoro di collaborazione e di confronto con tutti. Mettere in relazione ciò che oggi è separato, diviso, lacerato, questo è il compito della politica. Anche a Spezia, anche dopo la conclusione della vicenda di piazza Verdi.

Post scriptum:
Sul tema della partecipazione si vedano, in questa rubrica:
“Governare la città con gli abitanti”, 18 marzo 2012
“La Scalinata della Cernaia e il cambiamento delle regole del governare”, 17 marzo 2013
“Piazza Verdi e la democrazia malata”, 23 giugno 2013
“Libertà è partecipazione”, 19 gennaio 2014
“Cittadini attivi e beni comuni”, 9 marzo 2014
“La social street e la città del dialogo”, 12 ottobre 2014
Sul sito www.associazioneculuralemediterraneo.com si vedano:
Conversazione con Daniela Brancati in “La sinistra la capra e il violino”, 2010
Introduzione a “Ripartiamo dalla polis”, 2012
“Progetti: a decidere sia chi governa, con la partecipazione”, La Nazione, 31 gennaio 2014
“Cittadini partecipi nelle decisioni”, Il Secolo XIX, 26 aprile 2014
“La politica è dialogo. Serve partecipazione”, Il Secolo XIX, 11 febbraio 2015

lucidellacitta2015@gmail.com

Popularity: 4%