I due spezzini più grandi
Città della Spezia, 24 settembre 2017 – In un’estate dedicata agli impegni e al lavoro, ho avuto pochissimo tempo per le iniziative culturali. Di fatto, a parte quelle organizzate dall’Associazione Culturale Mediterraneo, ce l’ho fatta a partecipare solamente in due occasioni. Quindi, se penso agli eventi culturali per me più significativi dell’estate spezzina e dei luoghi limitrofi, la mia scelta è obbligata. Ma penso di non essere lontano dalla verità, se cito come i più significativi proprio i due eventi a cui ho partecipato. E mi fa piacere che i protagonisti siano stati due spezzini, i due più grandi, tra quelli in vita.
Il primo è Giancarlo Giannini, grande maestro del cinema e del teatro internazionale, protagonista alla Rotonda di Lerici di “Le parole note”: un incontro tra letteratura e musica, in cui Giannini ha recitato una serie di brani e poesie di PabloNerudae Gabriel Garcia Lorca, Dante Alighierie Cecco Angiolieri, William Shakespeare e Pedro Salinas, Gabriele D’Annunzio e Eugenio Montale, e molti altri ancora. Sottofondo musicale con esecuzione di brani completi ed altri appena accennati, come intermezzo tra una lettura e l’altra, eseguiti dal quartetto di Marco Zurzolo, bravissimo sassofonista jazz partenopeo, e ritmo perfetto tra parole e note. Giannini ha subito ricordato la sua infanzia spezzina, per poi presentare lo spettacolo: “Questa sera ci divertiremo, spero. Viaggeremo un po’ tra musica e parole, nella poesia e soprattutto nel tema delle poesie d’amore e dei poeti che, nel presente e nel passato, hanno parlato della donna”. Il viaggio proposto dal grande attore è quello nell’universo femminile così come raccontato dai poeti nel corso dei secoli, passando dall’amor cortese a quello platonico. Non sono mancati momenti di ilarità come con “S‘i fossi foco” di Cecco Angiolieri, di cui Gianniniha cambiato il finale con “le grasse e vecchie lasserei altrui”, o di struggente dolore come con “Supplica a mia madre” di Pier Paolo Pasolini.L’interpretazione è stata sentita e vibrante, in particolare per l’elogio funebre di Marco Aurelio nel “Giulio Cesare” di Shakespeare e per il dubbio dell’“Amleto”.In piazza c’era molta emozione, di fronte alla bellezza che ci colpisce in una poesia, in un verso, in una voce, in un sospiro.
L’altro grande spezzino è Gaetano Pesce, designer, scultore e architetto, che vive a New York dal 1983. Nel 1996 gli è stata dedicata una retrospettiva al Centre Georges Pompidou di Parigi, ma le sue opere sono esposte presso altri grandi musei del mondo, tra cui il Museum of Modern Art e il MetropolitanMuseum of Modern Art di New York e il Victoria and Albert Museum di Londra. Vedere le opere di uno spezzino al MoMA mi emozionò non poco. Una delle sue ultime opere è “L’Italia in croce”, un’opera provocatoria che critica l’attuale situazione del nostro Paese: la scultura consiste in un crocifisso al quale è appesa una sagoma sanguinante che riprende i confini della penisola. Ma l’Italia, che nella scultura di Pesce richiama l’iconografia della Crocifissione, come Cristo ha la speranza di risorgere.
A Pietrasanta, qualche settimana fa, ho visitato la bellissima mostra “EFFE come Francesca”, curata da Stefano Morelli, con la quale lo studio-laboratorio appartenuto allo scultore e pittore Leone Tommasi (1903-1965) e poi al figlio Marcello (1928-2008), è tornato a nuova vita. Riconosciuto dalla Sovrintendenza come bene di interesse storico e artistico, l’Atelier Tommasi occupa un vasto ambiente al piano terra della grande casa della famiglia Tommasi, in via Marconi.Vi sonobozzetti e studi che attestano la genesi di alcune opere eseguite poi in marmo o bronzo, ritratti eseguiti sia da Leone che da Marcello su commissione e alcuni ritratti familiari, opere realizzate per committenti locali o per la committenza straniera, come il monumentale rilievo per la Fontana della Libertà in Place Léon Blum a Parigi commissionato a Marcello e l’insieme di figure per la complessa opera commissionata a Leone da Evita Peròn per celebrare il ‘descamicado’, simbolo del popolo.Marcello è autore anche della “Via Crucis” nella Porta bronzea e di un affresco raffigurante il “Battesimo di Gesù” nella Chiesa spezzina dei Santi Giovanni e Agostino.
L’atelier è stato voluto e pensato dalla nipote Francesca Sacchi Tommasi come uno spazio che vuole sfuggire alle definizioni univoche: sarà infatti “galleria d’arte, spazio espositivo, luogo d’incontro, atelier per scultori, una vera e propria factory all’interno della quale artisti, opere e linguaggi troveranno uno spazio accogliente”.La mostra inaugurale è stata coerente con questo indirizzo: era fondata sul dialogo tra i gessi dei due Tommasi e le creazioni di Gaetano Pesce, che in occasione di questa sua prima esposizione a Pietrasanta ha presentato una straordinaria selezione di gioielli e oggetti in resina realizzati appositamente per la mostra, dai colori molto accesi, continuando a celebrare “l’intelligenza, il dinamismoe la curiosità della figura femminile’,come nella sua recente personale al Museo Novecento di Firenze.Un dialogo davvero riuscito.
Appena arrivato nell’Atelier mi hanno subito fatto una domanda: “Ma che avete combinato a Spezia?”. Lì per lì ho pensato che si riferissero alla vittoria della destra alle elezioni, ma prima che rispondessi hanno cominciato a criticare la nuova Piazza Verdi. Poi ho capito che si riferivano anche ai risultati elettorali, e che mettevano in relazione le due cose. Indubbiamente, ho spiegato, qualche relazione c’è: riguarda non solo il giudizio sull’opera, ma anche e soprattutto il modo in cui il potere si è relazionato ai cittadini.
Concludo con una riflessione: che aspetta la città a instaurare un rapporto stabile e fecondo con queste due figure intellettuali celebrate in tutto il mondo, e ancora sentimentalmente legate a Spezia? Ricordo che organizzammo una bella serata in onore di Giancarlo Giannini a Villa Marigola: lui per il nostro cinema e il nostro teatro potrebbe fare molto. Così come ricordo che feci tornare Gaetano Pesce in città: elaborò un progetto per la nuova diga, un progetto per gli oggetti di arredo urbano della città… Ma poi fu deluso dal rapporto con l’ultima Amministrazione Comunale. Pesce è sempre disponibile. Perché non ricominciare dedicandogli una personale al CAMeC?
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