I contadini di città
Città della Spezia – 30 Marzo 2014 – E’ arrivata in Italia, a Borgo Panigale, periferia di Bologna, la prima Csa, “Community supported agricolture”, agricoltura sostenuta dalla comunità. In Germania, Francia e Inghilterra ci sono Csa attive da quarant’anni, che coltivano terreni che in gran parte provengono dai privati. La cooperativa “Arvaia” (pisello, in dialetto bolognese), invece, sta coltivando tre ettari di terra in affitto di proprietà comunale. Ora vuole affittare altri trenta ettari: così gli attuali 180 soci potranno diventare almeno 500, e oltre a frutta e verdura potranno portare a casa, grazie alla costituzione di un allevamento, tutto ciò che serve a tavola. I soci sono coltivatori e consumatori di prodotti biologici e biodinamici, e quattro di essi lo fanno come lavoro. L’esperimento ha un retroterra: da oltre trent’anni a Bologna il Comune assegna ai cittadini terreni destinati alla coltivazione (in totale 2700 orti) con l’obbiettivo di promuovere l’incontro, la socializzazione e il sorgere di iniziative auto-organizzate. Se prima i principali richiedenti erano gli anziani, che così impiegavano il tempo libero, oggi ci sono tanti giovani -studenti ed ex- e molti immigrati. Ma ora è nata un’esperienza del tutto nuova, in cui non ci si limita a coltivare per hobby: “Arvaia” è infatti una cooperativa di cittadini-coltivatori-consumatori biologici, una “filiera corta” che più corta non si può.
Bologna è l’epicentro più avanzato di un fenomeno che ha ormai rilevanza nazionale. A Roma, per esempio, è in corso la mobilitazione delle cooperative “Coraggio” (Cooperativa romana giovani agricoltori), “Terra”e “Da Sud” per l’utilizzo agricolo del parco archeologico di Borghetto San Carlo. Si stanno muovendo anche le istituzioni: si moltiplicano le leggi regionali per il recupero delle terre incolte e l’accesso dei giovani in agricoltura. Anche la Regione Liguria ha appena emanato una legge. Insomma, mentre c’è stato un tempo in cui i giovani fuggivano dalle campagne per andare a trovare un lavoro in fabbrica, oggi è in atto un fenomeno contrario: molti giovani, anche perché la crisi chiude le fabbriche, riscoprono la terra e, spesso, anche un modo di lavorare più gratificante. Secondo la Coldiretti, che ha commissionato un sondaggio alla Swg, il 42% dei giovani, se avesse accesso alla terra, sarebbe disposto a darsi all’agricoltura. Un intoppo deriva dalla difficoltà di ottenere crediti dalle banche: il 65% dei giovani interessati lo denuncia. Dal sondaggio scopriamo che il 38% dei giovani preferirebbe gestire un agriturismo anziché lavorare in una multinazionale (28%) o fare l’impiegato di banca (26%).
Le cose si muovono anche nella nostra provincia. Sia dal basso, che per iniziativa istituzionale. Tra le iniziative dal basso, oltre a quella della Fondazione Manarola, nata per iniziativa di buona parte dei manarolesi per recuperare le terre incolte del loro “anfiteatro” (si veda il mio “Salvare le coste Cinque Terre banco di prova”, Repubblica – Il Lavoro, 4 febbraio 2014, ora in www.associazioneculturalemediterraneo.com), va segnalata quella dell’associazione “Taera arà”, nata sei mesi fa ad Arcola e operante anche a Sarzana, Santo Stefano e Vezzano. Il 25 aprile sarà inaugurato un “Luogo di aggregazione – cultura – seminari – convegni – promozione di prodotti a km zero” , realizzato nei campi di via Pedemonte nell’arcolano grazie a mesi di lavoro volontario. Già una cinquantina di terreni privati incolti sono stati affittati, tramite l’associazione, a anziani, giovani, immigrati della zona (questi ultimi, in questo modo, hanno avuto diritto al permesso di soggiorno). Chi vorrà, sempre grazie a “Taera arà”, potrà aprire una partita Iva e vendere il suo prodotto. Tra le iniziative delle istituzioni segnalo l’importante progetto “Campagna urbana” del Comune della Spezia, nel cui ambito sono stati lanciati bandi riguardanti dieci ettari di terre di proprietà comunale disseminate sulla fascia collinare che circonda la città, da Fabiano a Marola, da San Venerio al Favaro, rivolti sia alle aziende agricole che agli hobbysti, ai quali si prevede di assegnare terreni di dimensioni più ridotte (“orti collinari”). I bandi hanno avuto una grande partecipazione, e le terre stanno per essere assegnate. Sono tutte azioni, dal basso o dall’alto, utilissime per far nascere una nuova economia, una nuova socialità e una nuova capacità di valorizzazione e manutenzione del territorio.
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