Enel, i due argomenti forti della città
Città della Spezia, 2 febbraio 2020 – Il Consiglio Comunale, recentemente, ha votato -o all’unanimità o a grande maggioranza- per il no alla centrale a gas al posto della centrale Enel a carbone da dismettere: ha approvato un ordine del giorno e ha poi adottato la variante urbanistica sulle aree del levante urbano escludendovi l’installazione di ogni tipo di centrale elettrica alimentata da combustibili fossili. E’ vero che in precedenza, nella maggioranza, erano state espresse posizioni favorevoli alla centrale a gas, ed è vero che ogni tanto queste posizioni riaffiorano. Ma fanno fede i voti in Consiglio, ed è sempre bene richiamarsi a questa volontà unitaria espressa nella sede istituzionale più alta. Certamente Governo e Regione possono andare comunque avanti nella scelta della centrale a gas, perché la legge glielo consente: ma è comunque, per loro, un po’ più difficile.
C’è qualcosa, però, che impedisce che questa volontà unitaria faccia sentire la sua forza e si dispieghi con coerenza. Eppure questa volontà è condivisa dalla grande maggioranza degli spezzini. Questo qualcosa è forse l’incapacità di staccarsi dalle appartenenze per fare battaglie anche contro i governi, regionali o nazionali, “amici”. Per cui ci si divide tra chi dice “la colpa è della Regione” o “la colpa è del Governo”: ma è una divisione che provoca impotenza.
Bisogna, invece, essere uniti, e dire alla Regione ed al Governo la stessa cosa: cioè che oggi è del tutto inconcepibile che si possa anche solo pensare di costruire una centrale elettrica di grossa taglia, anche a gas, nel cuore di un centro abitato, in mezzo alle case, in un territorio stretto tra mare e colline. E’ la specificità del sito il tema su cui far leva. E’ questa la fortissima argomentazione che abbiamo, supportata da dati sanitari, sia pure parziali e risalenti a troppi anni fa. Fu questa, del resto, l’argomentazione con cui si ottenne, negli anni Novanta, il depotenziamento della centrale. Fino al 1997, infatti, L’Enel aveva quattro ciminiere, mentre oggi ce n’è una sola; la centrale era di 1.840 MW a carbone, mentre oggi è di 600 MW con uso alternato di gas e carbone. Ma come si raggiunse questo risultato? Proprio facendo leva sulle caratteristiche specifiche del sito della nostra centrale.
Ma noi oggi possiamo usare un’altra fortissima argomentazione, che non potevamo usare negli anni Novanta, quando l’obiettivo della dismissione non era purtroppo percorribile: con la dismissione potremmo infatti disporre di un’area molto grande, che ovviamente andrebbe bonificata da Enel, come prescritto dalla legge, e poi utilizzata per insediarvi altre attività senza impatto ambientale. Oggi si parla, con la centrale a gas, di trenta-quaranta posti di lavoro. Un obiettivo risibile per un’area di settanta ettari, vicina al porto ed all’autostrada: ma dov’è in Italia un’area con una potenzialità produttiva ed occupazionale così enorme? Davvero Spezia potrà cambiare volto e “immagine” e avviare un nuovo modello di sviluppo.
CHE COSA CHIEDERE ALLA REGIONE
Insistere sul ruolo della Regione non significa avercela con Toti perché ci sono le elezioni regionali. Significa essere consapevoli che, nel procedimento di autorizzazione alla costruzione di nuove centrali elettriche, la Regione è decisiva: o dà l’intesa all’autorizzazione ministeriale, o la rifiuta, opponendosi così alla realizzazione della nuova centrale. E’ del tutto evidente che il Comune della Spezia è assai più debole nel confronto con il Governo nazionale se non trova un’intesa politica con la Regione. Toti svicola, ma va condotto sulla retta via.
Se alle elezioni dovesse perdere ed essere sostituito da un Presidente di centrosinistra, varrebbe lo stesso, identico, ragionamento. La prima cosa che ci obietterà qualsiasi Governo sarà sempre, in sostanza: ma la Regione che dice? E lo dirà perché il Ministero alle Attività Produttive non può per legge, senza l’intesa con la Regione, autorizzare la nuova centrale. La campagna che sostiene che il ruolo della Regione è insignificante non è solo sbagliata. È falsa.
CHE COSA CHIEDERE AL GOVERNO E ALL’ENEL
Marco Grondacci ha pubblicato, nel suo blog, l’ultima versione del Piano Nazionale Integrato per l’Energia ed il Clima (PNIEC). Il lettore può dunque documentarsi facilmente. Il Piano conferma l’esigenza di centrali a gas nella transizione alle fonti rinnovabili: entro il 2020 dovranno essere autorizzate le nuove centrali a gas previste. Il PNIEC non indica i siti specifici dove verranno fatte queste centrali. E’ L’Enel che li propone, tant’è che ci sono procedure in corso presso il Ministero dell’Ambiente, tra cui anche quella per il progetto di centrale a gas spezzino.
Ci sono due novità per noi interessanti: la prima è che il PNIEC prevede una attività di concertazione tra tutti i soggetti interessati relativamente ai singoli siti in cui verranno dismesse le centrali a carbone, quindi anche a Spezia; la seconda è che il PNIEC prevede un fondo per la tutela dell’occupazione per i territori con centrali a carbone da dismettere. Si tratta di un fondo che sarà finanziato da quanto previsto dall’articolo 13 della Legge 128/2019 (conversione Decreto Legge 101/2019): l’articolo 13 della legge prevede che per l’utilizzo delle risorse previste “sia data priorità a interventi di riconversione sostenibili, caratterizzati da processi di decarbonizzazione che escludono l’utilizzo di ulteriori combustibili fossili diversi dal carbone”.
Quindi anche il PNIEC ci offre due spazi aperti, dice giustamente Grondacci: il tavolo di concertazione e il fondo, che dà priorità ad interventi che escludono il gas al posto del carbone.
Dobbiamo dire al Governo e all’Enel, con il supporto indispensabile della Regione, che oggi non è pensabile una centrale a gas nel cuore di una città. E che l’Enel dovrebbe attivarsi, se ritenuto indispensabile dal PNIEC, per individuare altri siti più idonei e sopportabili. Non è semplice, ma non è affatto impossibile.
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