E ora chi finanzierà le bonifiche?
Città della Spezia – 6 Gennaio 2013 – Per recuperare credibilità e forza i partiti -tutti- non hanno altra strada che quella di tornare ad essere tali, cominciando dal recupero dell’idea di “essere parte” e di “prendere parte”. Ciò significa tentare una politica che sappia analizzare la società e individuare interessi concreti e valori non generici da rappresentare. Una politica che si presenti con un progetto “parziale” che voglia essere egemonico, capace cioè di offrire una prospettiva di sviluppo ad ampi settori della società. Ma che intanto cominci dall’ ”essere parte”.
Per i partiti di sinistra ciò significa essere insieme laburisti e ambientalisti. “Prendere parte” per il lavoro, occuparsi quindi delle sue difficoltà, della sua subalternità, della sua mancanza. Ma anche “prendere parte” per l’ambiente e per il pianeta malato. Contro l’attuale modello di sviluppo che non solo svaluta il lavoro ma è anche insostenibile dal punto di vista ambientale, perché sta determinando un’imponente distruzione di risorse naturali. Quindi alla sinistra servono parole chiave nuove: non solo eguaglianza, giustizia sociale, cooperazione, aiuto reciproco, ma anche cura, limite, responsabilità, ecologia, dimensione umana, bene comune… Un modello di politica che, secondo le parole di Alex Langer, un pensatore ambientalista che mi ha sempre affascinato e che bisognerebbe rileggere, vede nell’ecologia una fonte per il lavoro: “E’ un vero e proprio luogo comune truffaldino -scriveva Langer trent’anni fa- quello che vorrebbe in contrasto immanente il movimento ecologista con quello operaio, o più in generale l’ecologia con il lavoro”.
Questi ragionamenti valgono anche per la realtà spezzina. Avremo più lavoro non puntando sulle ricette del passato ma sul risparmio energetico e le fonti rinnovabili, l’agricoltura biologica e di piccola scala, il riassetto idrogeologico e la salvaguardia del territorio… E anche sulle bonifiche dei siti inquinati. Lo dico con le parole di un recente documento della Cgil nazionale: “le bonifiche vanno realizzate; possono favorire la ricerca e l’innovazione, creando occupazione e salvaguardando il territorio, le risorse naturali e la salute umana”.
Come è noto, il nostro territorio è in parte inquinato, in conseguenza dello sviluppo industrialista del passato. Per questo le colline di Pitelli e una parte dei fondali del golfo, quelli contigui alla Pertusola, fabbrica del piombo, e ai cantieri navali, furono inseriti, a partire dal ’98, nei Siti d’Interesse Nazionale (SIN): le aree in cui l’inquinamento è talmente esteso da costituire un pericolo per la salute pubblica. Nel 2001 il Governo varò il “Programma nazionale di bonifica e ripristino dei siti inquinati”, attribuendo la procedura di bonifica dei SIN al Ministero dell’Ambiente. Si fecero le caratterizzazioni, cioè gli studi per individuare i livelli di inquinamento, ma si sono poi realizzati solo parziali interventi di bonifica finanziati o dall’Autorità Portuale o dai privati. Gli stanziamenti governativi sono progressivamente diminuiti, fino all’irrisorietà. Nel 2011 sono stati stanziati solo 164 milioni di euro, 81 in meno rispetto al 2010: meno 33%. E i SIN sono 57! Ora pare che il Ministero stia per togliere il nostro territorio dai SIN, anche se non si conosce ancora la motivazione. Se fosse così, le bonifiche tornerebbero ad essere di competenza della Regione Liguria. La preoccupazione deriva da queste considerazioni: scomparso l’inserimento nei SIN non scompare l’inquinamento, accertato dalle caratterizzazioni già fatte; le procedure di bonifica sono le stesse per i SIN e per i siti di interesse regionale (in questi anni sono state introdotte modifiche che hanno assai semplificato le procedure di bonifica nei SIN); è prevedibile che Regioni e Comuni non avranno mai le risorse per gli interventi necessari. Non c’è quindi il rischio che di bonifiche non si parli più? Immagino l’obiezione: ma risorse nazionali non ce n’è. E’ vero, ma un governo di centrosinistra non dovrebbe fare una politica neokeneysiana di crescita sostenibile, e quindi destinare investimenti alla “conversione ecologica” dell’economia? Questo, almeno, è il centrosinistra in cui credo. Spezia rischia dunque di essere per sempre tagliata fuori dai finanziamenti nazionali. E comunque: siamo in campagna elettorale, con un Governo che dovrebbe occuparsi solo di affari correnti. Il tema è molto importante, e anche complesso. Hanno ragione gli esponenti delle associazioni spezzine che hanno chiesto al Ministro dell’Ambiente Corrado Clini di non firmare il provvedimento, rinviando ogni decisione al nuovo Parlamento e al nuovo Governo. Un provvedimento del genere si prende solamente se si individuano nel contempo soluzioni alternative che garantiscano che in ogni caso le bonifiche si facciano. Di questo non c’è traccia: si impongono dunque una pausa di riflessione e un rinvio delle decisioni a chi sarà eletto dal popolo.
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