Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi, Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
14 Novembre 2024 – 21:22

Presentazione di
“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi
Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
Massa, Palazzo Ducale – Sala della Resistenza
Il libro di Dino Grassi “Io …

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Discutiamo dell’idea di Regione

a cura di in data 12 Ottobre 2014 – 21:25
San Terenzo, "Una cartolina dai borghi del Palio", presentazione fotografica multimediale del Gruppo Fotografico Obiettivo Spezia, Cadimare - Sagra dell'anciua, 13 agosto 2014 (foto Giorgio Pagano) (2012)

San Terenzo, “Una cartolina dai borghi del Palio”,
presentazione fotografica multimediale del Gruppo Fotografico Obiettivo Spezia,
Cadimare – Sagra dell’anciua, 13 agosto 2014
(foto Giorgio Pagano) (2012)

Città della Spezia, 5 Ottobre 2014 – Domenica scorsa si è votato per il Consiglio della Città metropolitana di Genova; domenica prossima si voterà per i Consigli e i Presidenti delle Province della Spezia e di Savona. Sono elezioni di secondo grado, votano cioè i consiglieri comunali e i Sindaci, nel disinteresse dei cittadini. Eppure questo processo di riforma istituzionale in corso, a livello sia nazionale che locale, che così poco ci coinvolge, inciderà anche sulla nostra vita quotidiana. E’ bene, quindi, cercare di capire che cosa sta succedendo. Anche perché ha molto a che fare con la Regione, ente per cui saremo tutti chiamati a votare tra pochi mesi.

La Città metropolitana ha funzioni sia amministrative che pianificatorie, tant’è che deve dotarsi di un piano strategico triennale. Il che crea un serio problema di “identità” alla Regione, visto che metà territorio sarà amministrato e pianificato dalla Città metropolitana. Come pensa la Regione di rilanciare la sua funzione programmatoria, così decaduta in questi anni? Con quale rapporto con la Città metropolitana? Non diventa forse indispensabile un piano strategico regionale, partecipato e capace di creare l’idem sentire di tutti i liguri?

C’è poi la questione delle Province, che sono enti “transitori”, visto che il Governo ha deciso di abolirle (anche se occorre una riforma costituzionale). Io penso che un ente di area vasta tra Regioni e Comuni sia utile. Per il momento esiste ancora, ma con incertezze su alcune sue funzioni: un nodo che deve sciogliere la Regione, chiamata entro fine anno a una legge di riordino. Il nodo, sia per l’oggi che per il futuro, quando le Province non ci saranno più, è questo: le funzioni passeranno solo alla Regione o in parte, come credo necessario, anche ai Comuni, soprattutto alle loro forme associate e alle loro Unioni? E, nel caso del passaggio alla Regione, come saranno esercitate? Non è solo una questione di risorse, che a oggi mancano, anche nel caso di passaggio delle funzioni ai Comuni, ma di capacità di gestione da parte della Regione non “sopra” ma “accanto” e “insieme” ai territori. Il centralismo regionale non è affatto auspicabile, anche se va detto che molto dipende dai Comuni e dalla loro consapevolezza della necessità inderogabile di associarsi o di unirsi.

Cadimare nascosta, presentazione fotografica multimediale del Gruppo Fotografico Obiettivo Spezia, Cadimare - Sagra dell'anciua, 13 agosto 2013   (foto Giorgio Pagano)   (2013)

Cadimare nascosta,
presentazione fotografica multimediale del Gruppo Fotografico Obiettivo Spezia,
Cadimare – Sagra dell’anciua, 13 agosto 2013
(foto Giorgio Pagano) (2013)

La discussione su Città metropolitana e Province diventa dunque l’occasione di un confronto sul ruolo della Regione, o meglio sull’idea stessa di Regione, mai così in discussione come oggi. Anche perché le Regioni sono toccate pure dalle riforme del Senato e del Titolo V della Costituzione proposte dal Governo.
Il Senato, su proposta del Governo, ha infatti deciso di istituire il Senato delle autonomie ma anche, contestualmente, di riformare il Titolo V, riportando allo Stato funzioni importanti trasferite nel 2001 alle Regioni. Io ero favorevole al Senato delle autonomie, sul modello del Bundesrat tedesco: cioè il luogo della rappresentanza regionale in un sistema federalista (si veda, in questa rubrica, “Impediamo la mutazione genetica della politica”, 7 settembre 2014). In questa visione ogni livello dello Stato deve avere assolutamente chiara la propria “missione”, a cui corrispondere con entrate proprie, della cui riscossione e del cui utilizzo è responsabile di fronte ai cittadini. Ma nessuno parla più di queste cose: in questi anni è andato avanti un processo opposto, di “ricentralizzazione”, che ha visto la devitalizzazione dell’attività legislativa e di programmazione delle Regioni, fino al mortificante ridimensionamento deciso dal Senato. Il Senato delle autonomie è diventato così un organo meramente consultivo sulla materia delle competenze legislative delle Regioni, su cui è cresciuta invece la potestà della Camera. Un vero pasticcio! Certo è che il ritorno centralista è il più pesante giudizio politico sulle incapacità e sulle responsabilità delle Regioni -quasi tutte- e delle loro classi dirigenti. Se queste ultime fossero state diverse, se non ci fosse stata la loro involuzione, di cui le tante inchieste giudiziarie sono solo il simbolo, la riforma del Titolo V non sarebbe stata necessaria. Il centralismo ministeriale ha le sue colpe, ma il problema vero è che le Regioni non sono riuscite a diventare davvero Regioni.

Insomma, tutto sta cambiando: la prossima sarà una consigliatura “costituente” di un nuovo regionalismo, dopo la chiusura di un’esperienza assai deludente. Se aggiungiamo che si sono esauriti, in Liguria, anche un modello di sviluppo e un modo di governare, la conclusione è chiara: per la svolta necessaria servirebbe l’impegno delle migliori energie della società ligure. Ma la politica saprà comprenderlo?

lucidellacitta2011@gmail.com

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