Contro l’oltraggio del cibo sprecato
Città della Spezia – 9 Giugno 2013 – Caponata e tortino di verdure, a seguire frutta di stagione, accompagnati da un bicchiere di Barbera d’Asti e acqua del rubinetto: domenica scorsa ero a Torino, a “Eating City – La città che mangia” in piazza Vittorio Veneto, ed era questo il menù del pranzo all’aperto per tremila persone, all’insegna non della classica abbuffata domenicale ma del “cibo consapevole”. I piatti, infatti, sono stati preparati solo con eccedenze della grande distribuzione. Il pasto era la tappa italiana, dopo Londra e Parigi, dell’iniziativa di Last Minute Market “Primo non sprecare”, un format di pranzi e cene che fanno parte della campagna europea “Un anno contro lo spreco”, con il patrocinio di Fao e Onu. “Vivere a spreco zero è un auspicio semplice -ha spiegato Andrea Segrè, preside della Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna e ideatore del Last Minute Market- un verbo e due parole messe in fila per enunciare una piccola rivoluzione: recuperare gli sprechi invece di disperdere gli eccessi”. Scopo dell’iniziativa era quello di sensibilizzare a lottare contro gli sprechi. Nei giorni successivi lo ha fatto, molto più autorevolmente, anche Papa Francesco in occasione della Giornata mondiale dell’Ambiente (5 giugno) dedicata all’alimentazione: “No alla cultura dello spreco -ha detto- buttare il cibo è come rubare alla mensa di chi è povero”. Molto cibo diventa spazzatura prima ancora di essere venduto. Secondo stime recenti si calcola che in Italia ogni anno siano 263.000 le tonnellate di cibo che vengono buttate nei cassonetti dalla grande distribuzione e anche dai piccoli negozi. E pure nelle nostre case ancora troppo cibo va a finire nel bidone. Negli scarti della grande e piccola distribuzione primeggiano ortaggi, verdure, frutta, che possono invece essere recuperati e trasformati in risorse, come hanno dimostrato gli organizzatori dell’”Eating Day” torinese. La filosofia di Last Minute Market è semplice: rimettere in gioco virtuosamente i prodotti scartati, mobilitando i soggetti del volontariato e del terzo settore per raccoglierli e distribuirli a chi ne ha bisogno. Se recuperassimo almeno un quinto di tutto il cibo perso ogni giorno in Italia potremmo infatti sfamare gli 8 milioni di persone italiane in difficoltà. L’esperienza di Last Minute Market vive anche nella nostra città, grazie al progetto “Buon mercato”, curato dall’omonima associazione per conto del “Tavolo delle povertà”, che provvede a raccogliere gli scarti del mercato di piazza Cavour al sabato, quelli dei supermercati e quelli giornalieri delle mense dell’Arsenale, per poi distribuirli alle mense di “Missioni 2000”, dei francescani di Gaggiola e della parrocchia di piazza Brin. Ultimamente si sono mobilitati anche i ragazzi del Liceo Scientifico, che raccolgono gli scarti dei prodotti per le colazioni di alcuni bar della città.
Certo, il problema è mondiale, come hanno sottolineato il Papa e, sempre il 5 giugno, il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon: “Viviamo in un mondo di abbondanza, dove la produzione alimentare supera la domanda, ma ancora 870 milioni di persone soffrono di denutrizione e rachitismo infantile, una pandemia silenziosa”. Ieri sono morte di fame più di 20.000 persone. Come ogni giorno. E oggi, come ogni giorno, non ne parla più nessuno. Sempre ieri, con il cibo che l’Europa ha sprecato in 24 ore, si sarebbero sfamate 200.000 persone. Un terzo del cibo che globalmente viene prodotto non nutre nessuno. “Per creare il futuro che vogliamo -ha aggiunto Ban Ki-moon- dobbiamo correggere questa ingiustizia e garantire l’accesso a un’alimentazione adeguata per tutti”: cioè “raddoppiare la produttività dei piccoli agricoltori che coltivano la maggior parte del cibo del mondo in via di sviluppo e affrontare la massiccia perdita e lo spreco insito nei sistemi alimentari di oggi”. La soluzione è praticabile: produrre di più nei Paesi poveri, ma con pratiche più sostenibili, e sprecare di meno nei Paesi ricchi, con comportamenti di consumo più consapevoli (secondo la Fao è possibile ridurre la perdita e lo spreco di cibo del 50%).
Una parte della soluzione del problema è certamente nelle meritorie attività solidali di redistribuzione del cibo sprecato. A lungo termine la soluzione vera sta in una produzione agricola più ragionevole e in un acquisto più sobrio. E in una vera lotta alla povertà, che non si basi solo sulla straordinaria iniziativa assistenziale del volontariato. Occorrerebbe, allora, parlare non solo di Imu, ma di affitti, di sfratti, di reddito minimo garantito, di salvaguardia del welfare nei servizi di base… E, guardando al mondo, parlare di rilancio della politica di cooperazione e di aiuto allo sviluppo. Sono parole dimenticate dai Governi di questi anni, e oggi anche -in virtù della sua composizione- dalla Grande Coalizione. Iniziative simboliche come “Eating City” e esperienze solidali come Last Minute Market sono anche un modo per mettere all’attenzione della politica e della società il tema prioritario del cambiamento radicale di un modello di sviluppo e di un sistema che si vuole “moderno” e “razionale”. In realtà, come ha detto Papa Francesco, “quello che comanda oggi non è l’uomo, ma il denaro, il profitto e il consumo”, e ciò “mette in pericolo la stessa umanità”.
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