Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi, Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
14 Novembre 2024 – 21:22

Presentazione di
“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi
Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
Massa, Palazzo Ducale – Sala della Resistenza
Il libro di Dino Grassi “Io …

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Ciao Gallo continueremo a camminare con te

a cura di in data 27 Maggio 2013 – 09:16

Don Andrea Gallo con Giorgio Pagano, in occasione della presentazione del libro “Così in terra, come in cielo”, Centro Allende, 3 novembre 2010 (foto Enrico Amici)

Città della Spezia –  26 Maggio 2013 – I funerali di don Andrea Gallo sono stati davvero qualcosa di unico, come unico era lui. C’era tanta sofferenza, tanto dolore, ma anche tanta speranza. Come lui avrebbe voluto: “il male grida forte, la Speranza ancora più forte”, mi diceva e scriveva, a me come a tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo. Nel percorso dalla Comunità di San Benedetto al Porto alla Chiesa di Nostra Signora del Carmine -quella dove celebrò la prima messa e dalla quale il Cardinal Siri lo rimosse- tante erano le bandiere della pace e gli striscioni alle finestre, uno in particolare coglieva bene lo spirito che animava il grande corteo: “Ciao Gallo. Siamo rimasti orfani… Ma continueremo a camminare con te”.

Don Andrea Gallo, in occasione della presentazione del libro “Così in terra come in cielo”, Centro Allende, 3 novembre 2010 (foto Enrico Amici)

Ho passato con lui giornate indimenticabili. Ricordo l’8 dicembre 2010, la grande festa per i quarant’anni della Comunità, il pranzo al CAP preceduto dalla Messa in una chiesa gremita di persone che insieme, alla fine, recitarono mano nella mano il Padre Nostro e cantarono Bella Ciao, con Gino Paoli sull’altare accanto al Gallo. O lo spettacolo “Io non taccio” il 3 luglio 2011 nella splendida cornice dell’anfiteatro di Luni, che vissi con lui nel camerino: il Gallo era anche un grande narratore e aveva una bellissima voce, e lo dimostrò portando in teatro le prediche di Savonarola, occasione per scoprire l’incredibile attualità di scritti risalenti a più di cinque secoli fa. O ancora la cerimonia in Campidoglio, il 10 novembre 2011, per la consegna del premio Elsa Morante agli Italiani Illustri: furono premiati personaggi televisivi ben più famosi, ma nessuno conquistò la platea come lui. Sono andato a rileggere la motivazione, era un giusto omaggio a uno straordinario prete da marciapiede: “per la sua sterminata umanità, per la sua pietas e per il suo senso di accoglimento degli altri, per la lucida intelligenza e la statura morale che lo fanno una delle personalità più carismatiche, lungimiranti e appassionate della nostra epoca”. Ricordo soprattutto il nostro primo incontro in Comunità, il via vai di tanti poveri ed emarginati, regolato dalla infaticabile Lilli, nel suo piccolo studio. Il racconto della storia della Comunità, delle sue difficoltà e dei suoi successi, dovuti alla sua speranza feroce. La storia del primo ragazzo, che venne solo con un sacco a pelo: l’overdose, la salvezza per miracolo, la sua risalita, fino a diventare professore universitario. La storia del ristorante “A’ Lanterna”, delle cascine nell’Alessandrino, delle iniziative di cooperazione intraprese a Santo Domingo, del suo viaggio in Niger, una delle terre dove opera la mia associazione Funzionari senza Frontiere… Il suo amico Fabrizio De Andrè gli diceva sempre di non stare chiuso in chiesa, proprio come Gesù invitava ad uscire dal tempio: “è camminando per le strade -mi disse dopo aver chiesto dei miei studi- che ho fatto l’Università, è stato lì che mi sono laureato”. Mi fece venire in mente don Milani: “a questi ragazzi ho insegnato a leggere e a scrivere, loro mi hanno insegnato la vita”. Con don Milani aveva in comune anche il considerare l’indifferenza come il male peggiore della società: “I care”, a me importa, era anche un suo motto. Per questo in ogni suo intervento leggeva brani dell’articolo del giovane Gramsci “Odio gli indifferenti”.
Il Gallo è stato innanzitutto un prete, un sacerdote che, come ha detto don Luigi Ciotti nel suo bellissimo discorso in chiesa, ha sempre voluto saldare il Cielo e la Terra, la sfera spirituale con l’impegno civile, il messaggio del Vangelo con le pagine della Costituzione: “Andrea lavorava per riconoscere dignità e libertà alla persona. Ha testimoniato una Chiesa che sta dalla parte della dignità inviolabile della persona umana, ma che non dimentica la dottrina anche se non ha mai permesso che la dottrina diventasse più importante dei più fragili, dei più deboli, degli ultimi”. E allora: “dentro i gay, dentro le lesbiche, dentro i divorziati, perché la Chiesa è soprattutto Misericordia”. Il Cardinal Bagnasco è stato infelice quando ha citato Siri rimuovendo una ferita non sanata, ma è stato sbagliato contestarlo. Ha fatto bene Lilli a riportare il silenzio esclamando: “Ragazzi, rispettate il Gallo. Lui aveva un profondo rispetto per il suo Vescovo. Impariamo ad ascoltare tutte le voci, come lui ha ascoltato noi”. Durante il nostro primo incontro mi chiese subito della mia fede, e alla mia frase “Un conto è Dio, un conto è Gesù di Nazareth, ma questa Chiesa…” lui rispose confessando tutta la sua voglia di portare elementi di rottura e tutta la sua sofferenza, ma sempre assolutamente dentro la Chiesa, “la mia casa”. La fede del Gallo era un profetico atto di amore per gli uomini, ma non contro la “sua” Chiesa. Certo, le parole così schiette e nette di don Ciotti sono state profondamente differenti da quelle di Bagnasco. Che però ha dato la Comunione a Luxuria e alla trans Regina Satariano. Forse saldare il Cielo e la Terra è possibile. E il Gallo alla fine della sua vita aveva tanta speranza in più, la speranza riaperta in lui e in tanti credenti dall’elezione del Papa venuto dalla fine del mondo. In fondo anche i più critici devono ammettere che la forza della Chiesa è il mostrare infiniti volti, il saper parlare linguaggi infiniti, quello “da salotto”, quello del potere e del peccato, ma anche quello di madre Teresa e del Vescovo Helder Camara.
Ogni tanto ci scrivevamo via e-mail, ci scambiavamo opinioni su quanto accadeva nel nostro Paese o nelle nostre vite. Lo facevamo di notte, perché avevamo orari abbastanza simili. Ma io a una cert’ora stacco, mentre lui faceva l’alba: scriveva, studiava, era sveglio caso mai qualcuno avesse avuto bisogno. Poi al mattino dormiva, e cominciava a lavorare al pomeriggio. I suoi pensieri, scritti in forma sintetica, erano molto potenti. Riportarne qualcuno può forse offrire un piccolo contributo a capire il Gallo. Ascoltava molto, Lilli ha ragione. Aveva una grande fede, ma rispettava e voleva imparare da tutti gli altri valori, quelli degli altri credenti e anche quelli dei non credenti: “Gesù non fa distinzioni tra i battezzati e i non battezzati, ma tra i giusti e gli ingiusti: Da che parte vogliamo stare?”. Volle fare, nel 2010, la prefazione al mio libro “La sinistra, la capra e il violino”: un testo bellissimo, la parte migliore del libro. Mi ha fatto piacere che, in questi giorni, brani di questo suo testo siano girati nella rete, per decisione di alcuni lettori che ne erano stati colpiti. Fu gentilissimo con me, presentò il libro a Genova, Lerici e Sarzana. A Spezia, invece, lo invitai -a nome dell’Associazione Culturale Mediterraneo- a presentare il suo “Così in terra, come in cielo”. Era un grande teatrante, come ho detto: arrivò dicendo che era convinto di dover presentare il mio libro e non il suo, ma sono sicuro che in realtà sapesse. Fu un altro gesto gentile: fece un bellissimo intervento, che mescolava i due testi. Incantò tanti spezzini, sia in questa occasione, sia a Lerici che a Sarzana: tanto che molti che lo conobbero mi hanno scritto in questi giorni per esprimere il loro dolore, e alcuni sono venuti anche ai funerali. Era rimasto colpito dalla scelta di un uomo politico che, nella fase saliente della sua vita, rinunciava al cursus honorum per la vita associativa, l’impegno per la cooperazione, il lavoro culturale. Naturalmente questa scelta, fatta in piena libertà e con grande serenità d’animo, comportò in me qualche ambascia, di cui gli parlai e di cui gli scrissi più volte: la situazione del Paese e della sinistra si aggravava, non dovevo forse riconsiderare i miei passi, cercare di fare politica non solo fuori ma anche dentro i partiti? Mi mancava la “spinta interiore”, ma forse sbagliavo? Lui non dava ricette, e stava bene attento a farmi “camminare da solo”, come faceva con i suoi ragazzi. Ma dimostrava forte apprezzamento per il lavoro nelle “cellule” della solidarietà e della cultura: “Continua la tua buona battaglia. Vai avanti fiero della tua lotta quotidiana”. E ancora: “Rimani sempre in trincea. La politica è quando è servizio”. Oppure: “Continua la tua lotta certosina per una vera politica”. Del resto nella Prefazione era stato chiaro: “Non è antipolitica. Anzi è un forte stimolo per il rinnovamento radicale dei partiti”. Successivamente, dal 2011 in poi, si può notare una diversa accentuazione: dapprima la grande speranza rappresentata dalle lotte dei metalmeccanici per la dignità del lavoro, dai referendum sui beni comuni e dalla vittoria del centrosinistra alle amministrative (lui si impegnò in modo decisivo per la vittoria di Marco Doria a Genova). Di fronte a queste formidabili novità il Pd avrebbe dovuto cambiare, darsi un nuovo programma. Ma non successe nulla. Fu l’ultimo momento utile per uscire a sinistra dalla crisi della Seconda Repubblica. Non trovando una sponda a sinistra le domande espresse in quella primavera del 2011 cominciarono a trasformarsi in indignazione sotto le uniche bandiere disponibili della lotta alla Casta. Ci impegnammo insieme, a fianco di Vendola nelle primarie, poi di Bersani. Ma oramai era troppo tardi, e il Gallo ne era consapevole: “La Sinistra è ‘quasi’ fuori dalla Storia”; “Siamo all’ultimo tram. Il 2013 è l’ora Z. Spero che ci sia una svolta democratica”; “Cerchiamo insieme di costruire Democrazia. A piccoli passi… La crisi è di sistema e sarà di lunga durata. Su la testa!”; “Sinistra significa valori. Siamo in tempi bui, ma piccoli fuochi sono accesi in tutto il mondo”. Il Gallo aveva davvero, come ha scritto Doria, “un grande intuito politico, una capacità di pensare e vedere i fenomeni della politica. Aveva percepito le difficoltà della sinistra e del centrosinistra nello stabilire e nel mantenere un rapporto saldo con quei cittadini che avevano bisogno di una nuova sfida”.
Ora, caro Gallo, ci manchi davvero. Ma hai tracciato una strada, dobbiamo continuare a camminare con te. Accanto agli ultimi, e alla tua Comunità. E per ricostruire la Sinistra (la scrivo, come te, con la S maiuscola, che usavi per indicare l’importanza della parola). Nell’ultima pagina di “Così in terra, come in cielo” hai scritto della morte: “La morte è dura separazione ma fa parte del percorso verso il nuovo, è una trasformazione, una esplorazione. E i defunti sono invisibili, ma non assenti”. Il tuo segno è dentro di me e dentro tantissimi altri. Ciao Amico Gallo, non ti dimenticheremo mai. E tu non ci dimenticherai, ne siamo sicuri.

lucidellacitta2011@gmail.com

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