Presentazione di “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello – Giovedì 19 dicembre 2024 ore 17 a Porto Venere – Ristorante La Marina Calata Doria
15 Dicembre 2024 – 19:29

Presentazione di
“Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”
di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello
Giovedì 19 dicembre 2024 ore 17
Porto Venere – Ristorante La Marina Calata Doria
I due …

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Avanti giovani alla riscossa

a cura di in data 19 Settembre 2012 – 16:22

Mostra fotografica a cura di Enrico Amici "La paura", 12 - 29 gennaio 2011, Archivi multimediali Sergio Fregoso (2010)(foto Giorgio Pagano)

Città della Spezia – 16 Settembre 2012 – Eppur si muove. Il mondo giovanile spezzino, parte integrante di quella generazione del nostro Paese da alcuni considerata “perduta”, sembra a volte smarrito. Ma non è un vuoto a perdere, rivendica una parte attiva nella vita della città e vuole essere una risorsa, non un fardello. Una delle manifestazioni più recenti di questa volontà di riscossa è la nascita del “Collettivo Delta Tau Kau”, un’associazione di giovani spezzini che, con una manifestazione in piazza del Bastione, ha cominciato a “gettare il seme”. Ma leggiamo le loro parole: “Il mondo cambia ma nonostante questo, pur nella diversità, è impossibile non notare come ci siano dei tratti comuni a tutte le giovani generazioni. E’ vero che si è giovani solo per un periodo, ed è vero che si cresce. Ma la questione giovanile di per sé resta. E non la si può più eludere. Ecco il primo punto del dibattito: la questione giovanile. Per noi è questione di cittadinanza, di spazi, possibilità e diritti. La nostra è la generazione dell’eterno presente, della precarietà, della fragilità. Noi siamo la prima generazione a cui viene detto che non avrà una pensione e che vivrà peggio di come ha vissuto chi li ha preceduti. Non vogliamo riproporre lo schema del confronto generazionale, vogliamo trovare punti di contatto e non di rottura. Vogliamo che si discuta e poi si agisca. Vogliamo il diritto al lavoro, al futuro. Vogliamo possibilità. E qui, nella semplice dimensione cittadina, vogliamo capire quali e dove sono i nostri spazi. Come si può esprimere il nostro essere cittadini. La risposta non va data a noi, va data alla questione giovanile. A tutti quelli che pur cambiando il contesto si troveranno qui dove siamo noi ora. Noi pensiamo che in questa città ci sia poco spazio per i giovani, che sia troppo vecchia, noiosa, intollerante, chiusa.” Insomma, viene posto il tema del futuro della città. Abbiamo riconquistato il centro storico con la pedonalizzazione, spiegano i ragazzi del Collettivo, ma ora servono “spazi liberamente fruibili e dedicati alle attività dei giovani”.

Credo che la questione di fondo sia che la nostra città e i nostri governanti debbano avere fiducia in questi ragazzi. E rendersi conto che, se sono perduti loro, lo è tutta la città. Parole di fiducia sono arrivate dall’assessore alla cultura e alle politiche giovanili Diego Del Prato: “la nostra priorità è quella di rendere Spezia più a misura di giovane… è intenzione della Giunta avviare uno screening degli spazi culturali della città e trovare nuovi spazi che i giovani potranno autogestire”. Il Sindaco, promettendo una “scossa” per la cultura, l’ha intesa anche come “grande attenzione ai giovani”. Non si parte da zero: il centro giovanile Dialma Ruggiero è diventato una realtà importante, che sta valorizzando molte energie creative della città. Ma si può fare di più: al Dialma ma anche al CAMeC, che dovrebbe riscoprire la funzione creativa che ebbe agli inizi, e nelle biblioteche, che dovrebbero essere aperte alla sera e funzionare come “rifugi antinoia” e centri di cultura e di aggregazione. E poi nei quartieri, dove altri centri giovanili potrebbero sorgere dopo quello realizzato a Fossamastra. Senza sfuggire al nodo, niente affatto semplice, dell’autogestione degli spazi: passo in avanti innovativo, non a caso evocato sia dal Collettivo che dall’assessore. Ma è il cimento di questi tempi, come ben sa, per esempio, il sindaco di Milano Giuliano Pisapia che, pressato dai giovani che avevano dato vita all’esperienza di “Macao”, ha promesso loro il bellissimo spazio dell’ex Ansaldo. La questione è stata ben ripresa nella discussione spezzina da Diego Ravera del PRC: “La città ha sempre avuto fermenti culturali vivaci e interessanti, nati dal basso tramite le pratiche dell’autorganizzazione e lontane dalle logiche di mercato: nella prima decade del XXI secolo si sono moltiplicati i luoghi capaci di produrre live musicali, mostre, spettacoli, esposizioni, e di offrire possibilità di aggregazione. Ultimamente tale spinta propulsiva sembra essersi affievolita. Le ragioni possono essere molteplici, certamente la crisi ha influito, ma non si possono negare disattenzioni, chiusure, incomprensioni da parte della città nel suo complesso, a cominciare dalla politica, la quale dovrebbe essere in grado di compiere la sintesi tra le diverse esigenze e sensibilità. Spezia deve essere in grado di valorizzare le idee, le competenze, i fermenti che nascono dal basso. L’Amministrazione cittadina può farlo mettendo a disposizione luoghi, spazi e saperi, deve saper ascoltare, condividere, mettere in rete persone e gruppi che producono e consumano arte e cultura”. Sono d’accordo, ho fatto anche qualche proposta in questa direzione (si veda, in questa rubrica, “La cultura, un investimento di coscienza” e più in generale il volume “Ripartiamo dalla polis”). Aggiungo che non dobbiamo guardare con sospetto alla parola “movida”. Ci ha lasciati da poco Renato Nicolini, forse il migliore assessore di Roma: negli anni bui del terrorismo prima nella capitale, poi sulla sua scia in tante altre città, Spezia compresa, riscoprimmo per merito suo il desiderio della vita e ritornammo festosi di notte nelle piazze. E’ una lezione che vale ancora. Tanto più oggi, quando avanzano il conformismo culturale, il timore verso le innovazioni irregolari, il disprezzo per la cultura, la propensione a starsene da soli in casa davanti alla televisione o al computer.
Infine: leggo che molti riprendono la mia proposta di sperimentare giovani competenze alla guida del Civico e del CAMeC. Aggiungo: presto ci saranno le nomine per il Consiglio di Amministrazione dell’Istituzione dei Servizi Culturali. La “svolta” presuppone che i giovani siano anche lì, nei luoghi dove si prendono le decisioni. Il pensiero ritorna a Nicolini: il Sindaco più amato dai romani, Luigi Petroselli, lo volle come assessore della capitale a poco più di trent’anni. Saremo capaci di restituire dignità e valore alla politica e ai partiti solo se torneremo ad attrarre le giovani intelligenze migliori e a metterle a frutto. Vedo bene le difficoltà dell’oggi, e la distanza da quel mondo. Ma, per dirla con i ragazzi del Collettivo Delta Tau Kai, “noi non vogliamo abbandonarci all’idea dell’esistente: di ciò che è così e irrimediabilmente destinato a restare tale. Non vogliamo starcene in disparte a guardare. Noi immaginiamo il cambiamento e non ci stancheremo di provare a realizzarlo”. Certo, il ricambio generazionale non basta, perché occorre cambiare un modello di vita e dei consumi, che ha portato al conformismo culturale di cui ho parlato. E quindi c’è bisogno di tutte le generazioni che “non vogliono abbandonarsi all’idea dell’esistente”. Ma se perderemo i giovani non ce la faremo mai. Alla testa della lotta per il cambiamento dovranno esserci loro.

lucidellacitta2011@gmail.com

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