Autunno rovente anche per l’emergenza casa
Città della Spezia – 7 Ottobre 2012 – Quasi duemila famiglie sono in corsa per una casa popolare: è il dato aggiornato diffuso qualche settimana fa dal Sunia, il sindacato degli inquilini. Me lo ricorda l’amico segretario Franco Bravo, quando mi spiega che ci aspetta un autunno rovente sul piano sociale, anche per l’emergenza casa. Gli sfratti per morosità rappresentano ormai il 90% del totale, aggiunge Bravo, il che vuol dire che gli inquilini non sanno più come pagare l’affitto. Le strade per uscire da questo dramma sociale sono essenzialmente due: calmierare i canoni di affitto privati e immettere nel mercato dell’affitto nuove case popolari. Circa la prima strada, bisogna incentivare il canone concordato. Lo sta facendo il Comune della Spezia, che ha introdotto l’aliquota agevolata dell’Imu per i canoni concordati (4,6%, contro il 9% per le altre abitazioni). In questo modo una casa di due vani in un quartiere periferico potrebbe costare circa 450 euro, rispetto ai 600 e oltre del canone libero. C’è poi il tema delle case sfitte, che in città sono circa 4000. Il dato lo ha rivelato Renato Oldoini, segretario della Confedilizia, l’associazione dei piccoli proprietari immobiliari, che ha aggiunto: ”Questa massa di proprietari di cui il Comune ha l’elenco dovrebbe essere messa a disposizione di un organo composto da rappresentanti del Comune, dei proprietari e degli inquilini, che dovrebbe avere la possibilità di informare il proprietario su come affittare il proprio appartamento: ovviamente il rifiuto dovrebbe essere motivato”. Il Comune, intanto, ha dato vita, con il sostegno della Regione, all’Agenzia sociale per la casa, proprio con l’obbiettivo di favorire l’immissione nel mercato degli immobili sfitti e di agevolare l’accesso alla locazione delle persone che si trovano in situazione di disagio abitativo, cioè i potenziali inquilini sopra la soglia di reddito che consente l’accesso alle case popolari, ma è insufficiente a sostenere gli attuali canoni di mercato. Ottimo strumento, nato da pochi mesi, che è bene funzioni al più presto a pieno regime.
La seconda strada è, se possibile, ancor più complicata. Quelle duemila famiglie che hanno bisogno di una casa popolare non sanno come fare: hanno partecipato al recente concorso ma per loro non ci sono appartamenti disponibili. Devono attendere il turn over, ma le richieste che si possono soddisfare sono un’ottantina l’anno. Certo, l’Arte (Agenzia regionale territoriale per l’edilizia) qualcosa fa: continua, con i pochi finanziamenti che ha, a ristrutturare il patrimonio immobiliare esistente e a realizzare nuovi alloggi. Ha portato a compimento il grande progetto delle Pianazze (88 appartamenti, in buona parte già assegnati), sta costruendo 12 nuovi alloggi al Favaro, 12 in via Foscolo a Mazzetta, 7 a Ruffino, 12 a Nerchia (Sarzana)… Mentre nel Quartiere Umbertino, al posto dell’ex liceo scientifico recentemente demolito, sorgeranno 24 appartamenti per giovani coppie e 9 per studenti universitari. Un nuovo attore che si propone in questo campo è la Fondazione Carispezia, che nel 2011 ha firmato con Regione e Comune un protocollo di intesa per la realizzazione di abitazioni da riservare a cittadini che faticano a pagare i canoni di mercato e non riescono ad accedere al mutuo bancario: l’obbiettivo è sperimentare la realizzazione di edilizia sociale attraverso un fondo immobiliare etico. Un anno dopo, in occasione della presentazione del bilancio sociale della Fondazione, il presidente Matteo Melley è stato critico verso il Comune, reo, a suo parere, di “paralizzare tutto per non aver avuto la forza di adottare due varianti urbanistiche per dare seguito a impegni già assunti”. Ma forse la situazione si è sbloccata: proprio nei giorni scorsi la Giunta comunale ha approvato la proposta di Contratto di Valorizzazione Urbana (C.V.U) per il Piano Nazionale Città del Governo. Una proposta che sarà sottoposta alla Cabina di regia del Piano, che selezionerà i progetti. Il Comune vi ha incluso due progetti di edilizia sociale: quello di Arte in via Foscolo e due interventi che saranno eseguiti dalla Fondazione Carispezia, in piazza Baratta (che è attualmente un parcheggio) e nell’area di Mardichi (quella delle manifestazioni culturali di quest’estate). I due progetti sono inseriti in aree delicate e andranno quindi ben valutati. L’importante, comunque, è che ci siano forme di finanziamento autonome rispetto a quelle per cui si fa domanda, perché le risorse del Piano Nazionale Città sono irrisorie. Lavoce.info -sempre puntuale e preziosa- ha dimostrato che i 224 milioni, gli unici veri della partita perché il resto sono anticipazioni della Cassa Depositi e Prestiti, non sono neppure tutti nuovi perché verranno dai tagli di interventi di edilizia già programmati. E prevede che a beneficiarne siano le 20 città con popolazione superiore o vicina ai 200.000 abitanti, e che a ciascuna di esse tocchi poco più di un milione di finanziamenti e circa 80 milioni di prestito. Cifre ben misere, anche se è suonata la grancassa del “pilastro della ripresa”… Sento già l’obiezione: “che volete, non ci sono risorse”. Eppure il piano delle grandi opere è stato finanziato con 100 miliardi, l’acquisto degli F35 è costato finora 27 miliardi e ne costerà almeno altri 15… La verità è che manca ancora, anche nel Governo Monti, l’assunzione della centralità del tema della riqualificazione urbana, della tutela del suolo, dei trasporti non inquinanti, dell’edilizia sociale. Abbiamo un patrimonio residenziale pubblico ai livelli più bassi d’Europa, fermo al 4,5%, ma le risposte dello Stato sono ancora radicalmente insufficienti. Cerchiamo comunque, in una situazione nazionale così difficile, di fare la nostra parte nei territori, come si sta cercando di fare a Spezia. Con un’attenzione: occorre partire dai nuovi bisogni della domanda effettiva, quella di persone e famiglie povere, che non ce la fanno a pagare affitti troppo alti. Una programmazione dell’intervento edilizio destinata all’affitto al ceto medio oggi fallisce per il semplice fatto che il ceto medio sta scomparendo. A Savona, mi racconta Bravo, a un bando per 16 alloggi hanno partecipato solo 30 concorrenti, a Lerici (ex mobilificio Maggiani) a un bando per 22 alloggi solo 53 concorrenti. Insomma, i cittadini che si rivolgono al mercato dell’affitto sono tutti diventati più poveri. E chi programma non può non assumere radicalmente questa domanda, prevedendo canoni di locazione adeguati. Magari anche grazie a contributi che abbassino i canoni: intervento tipico della “missione” delle Fondazioni bancarie.
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