I due tesori di San Pietro
Città della Spezia, 30 agosto 2020 – San Pietro Vara, tipico insediamento di fondovalle, nato come luogo di scambi all’incrocio tra la Val di Vara, poco prima di Varese Ligure, e quella del Torza (Maissana), è un centro agricolo e commerciale che possiede due tesori: la Chiesa di San Pietro e l’Oratorio di Santa Maria della Spianata. Accompagnato da Maurizio Pietronave -dell’associazione Buto Cultura, che da diversi anni produce pubblicazioni e iniziative sulla storia del territorio di Varese Ligure dell’Alta Val di Vara- ho visitato entrambi gli edifici religiosi.
La Chiesa è una delle più antiche della valle, le prime notizie risalgono al 1176. L’interno -mi ha aperto e fatto da guida Aldo Pietronave- colpisce per la bellezza delle opere. Nel coro è il trittico cinquecentesco dell’artista genovese Luca Cambiaso “I Santi Paolo, Pietro e Giovanni Battista” (si veda la foto in alto). Ha scritto Piero Donati:
“Rorida di colori, impreziosita da annotazioni luministiche di rara sagacia (l’elsa di San Paolo, l’ombra portata della tiara di Pietro), ricca di brani indimenticabili (il potente scorcio della testa di Paolo, per esempio), quest’opera si colloca senz’altro tra le migliori del Cambiaso”.
La prima reazione dello storico dell’arte Piero Torriti di fronte a questo trittico, mentre si accingeva a scrivere “I beni culturali della provincia della Spezia. I dipinti” (1975), fu, ricorda Donati, “d’incredulità”.
E’ la reazione di ogni visitatore. La stessa che ho provato ammirando la statua del Cambiaso “Madonna col Bambino” a Comuneglia (si veda l’articolo di domenica scorsa). Peccato che non sia rimasta traccia di un altro trittico del Cambiaso, quello con al centro San Lorenzo e ai lati Santa Caterina di Alessandria e San Giovanni Battista, che un tempo abbelliva la Chiesa di Lago di Borghetto Vara.
A proposito di “Madonna col Bambino” è straordinaria anche quella, sempre nella parrocchiale di San Pietro Vara, attribuita allo scultore Domenico Gagini. La statua conserva ancora parte della policromia originale. Donati mi ha fatto conoscere e apprezzare Gagini durante un viaggio in Sicilia, non avrei mai immaginato di ammirare una sua opera in Val di Vara. Eppure… La “Madonna col Bambino” è certamente della fase genovese dell’artista, dell’epoca, cioè, del cantiere della facciata della Cappella di San Giovanni Battista nella Cattedrale di San Lorenzo (metà del Quattrocento), ma non se ne conosce la provenienza. Fino agli anni Sessanta era collocata sulla porta d’ingresso della Chiesa, venne poi donata al benefattore che aveva pagato i lavori della facciata. Donati, da funzionario della Soprintendenza, si adoperò per la restituzione; dopo il restauro, venne collocata nella teca che la custodisce.
L’altro tesoro del borgo è l’Oratorio, a conferma del ricco patrimonio artistico legato alle Confraternite e alla devozione laicale (ne ho scritto due domeniche fa, soffermandomi sull’Oratorio dei Santi Antonio e Rocco a Varese Ligure). Mi ha aperto e fatto da guida, in questo caso, un altro Pietronave, Piero, priore della Confraternita. Leggiamo ancora Piero Donati, che curò il restauro alla fine degli anni Novanta:
“Risanata la struttura, restaurate le tele e le statue lignee, l’oratorio si offre adesso all’attenzione del visitatore in una veste non troppo dissimile da quella che aveva alla fine del secolo XVIII, allorché, come rivela un inventario datato 12 febbraio 1799, il ‘quadro rappresentante l’Apparizione di Maria Vergine’ era affiancato, come ora, dalle statue di San Gottardo e di Nostra Signora di Loreto”. L’autore è per ora ignoto, ma pare del Settecento, di provenienza genovese. Il dipinto è “caratterizzato dalla ricerca del nitore formale, accanitamente perseguito attraverso un disegno rigoroso ed un lumeggiare quasi severo”.
In questa tela di Maria (la si può vedere nella foto in basso, in parte coperta dal Crocifisso), Donati ha notato che “si osserva una veduta del borgo di San Pietro e l’interesse documentario è accresciuto dalla possibilità di verificare che sulla porta principale della Chiesa parrocchiale era sin da allora presente una statuetta la quale potrebbe essere quella della ‘Madonna col Bambino’ di Gagini.” “C’è qualcosa in comune -ha aggiunto- con i paesaggi urbani di Bernardo Bellotto”.
Che le Confraternite, nel XVII e XVIII secolo, abbiano garantito l’afflusso in Alta Val di Vara di prodotti artistici di notevole livello, è dimostrato anche dal grande Crocifisso -una scultura in legno di uno scolaro dello scultore genovese barocco Anton Maria Maragliano- che è davanti alla tela di Maria, e che vedete in primo piano nella foto in basso. Per non parlare delle due argentiere genovesi raffiguranti la Madonna e San Pietro, che sono custodite in banca.
Che dire? Viene in mente la mostra “Arte e devozione in Val di Vara” dell’estate del 1989, ospitata nel Palazzo Cristiani-Picetti, uno dei più belli di Varese Ligure, caparbiamente voluta da don Sandro Lagomarsini e Piero Donati, oltre che dalla Provincia della Spezia (dove operavano il compianto Assessore Leo Bertanza e la studiosa Marzia Ratti). Rispetto ad allora tanti passi in avanti sono stati fatti (anche se non mancano gli episodi negativi, di cui scriverò in un successivo articolo). Il patrimonio è straordinario, nel frattempo ci sono stati altri restauri… Perché non pensare a un’altra grande mostra?
Ho appena scritto di “un successivo articolo”. Ciò perché, su sollecitazione di molti lettori, il “Diario dalle Terre Alte”, previsto per il solo mese di agosto, proseguirà, d’intesa con la direzione di “Città della Spezia”, per tutto il mese di settembre. Tanti spezzini hanno scritto confessando di non aver goduto in tutto o in parte delle bellezze naturali, storiche, architettoniche ed artistiche che ho descritto nel Diario e ripromettendosi di farlo. Bene! Come ho scritto più volte, uno degli obiettivi della rubrica è certamente quello di accrescere il turismo. Ma l’obiettivo più importante è far sì, anche grazie al turismo, che l’entroterra vallivo e montano diventi un luogo non solo frequentato temporaneamente ma “riabitato” permanentemente da chi scelga di viverci.
A San Pietro Vara, per esempio, ci sono due belle vecchie case in pietra accanto alla Chiesa, abbandonate. Mi hanno spiegato che sono state acquistate da uno spezzino. E che un’altra casa è stata acquistata da un giovane imprenditore del settore agricolo… Tante altre case, in Alta Val di Vara, sono in vendita o in affitto. Altre potrebbero essere ristrutturate dai proprietari. Tutte attendono di essere abitate da persone che amino e vogliano rispettare la qualità del vivere e la tipicità dei luoghi. A San Pietro si può venire non solo ogni tanto, per le opere d’arte e magari per la focaccia al formaggio (ottima in entrambi i ristoranti del paese), ma anche per vivere in montagna.
Giorgio Pagano
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