Carro, tra boschi e cultura
Città della Spezia, 17 ottobre 2021 – In Alta Val di Vara il Comune di Carro è tra i più vicini alla Provincia di Genova. Confina con il Comune di Castiglione Chiavarese, ma anche con quello di Deiva Marina. Ha il mare a mezz’ora di distanza, a Deiva (collegata con una navetta in estate), a Levanto e a Sestri Levante. Non a caso il borgo, di origine romana, fu all’inizio un possedimento religioso del vicariato di Framura.
Anche la storia della Resistenza rimanda al legame di Carro con il genovesato: la brigata garibaldina che vi operava era la “Coduri”, dipendente dalla VI Zona Operativa, quella genovese, il cui comando era presso il Santuario di Velva. Il nome “Coduri” venne dato alla formazione per ricordare il primo caduto del gruppo, che si chiamava così e morì durante uno scontro, proprio a Carro, con gli Alpini della Monterosa, alleati dei nazifascisti. Ma a Carro, zona di confine, combatterono anche i partigiani della brigata “Centocroci”, dipendente dalla IV Zona operativa, quella spezzina, e operante tra Alta Val di Vara e Val di Taro.
IL MONTE SAN NICOLAO
Il monte di Carro è il Monte San Nicolao, situato nel Comune di Castiglione, ma al confine tra Spezia e Genova. L’escursione è tra le più belle del nostro territorio. La montagna è importante fin dai tempi degli antichi Romani: l’antichissima via di collegamento tra Liguria, Lunigiana ed Emilia, mantenuta fin oltre il Medioevo, transitava subito a nord della vetta, dove tra l’altro era situato un hospitale, un luogo di ricovero per viandanti, con annessa una chiesetta, che ora si presentano allo stato di rovina. Poco sotto la vetta, in una radura, è l’area archeologica, di grande interesse. L’osservazione anche superficiale del complesso permette di apprezzare la presenza dei due elementi architettonici principali, l’hospitale e l’edificio di culto a una navata.
Il Monte San Nicolao ha, per di più, un panorama magnifico, perché si affaccia direttamente sul mare: dalla vetta si ha una visuale della valletta di Deiva, di Sestri Levante, di tutta la Riviera Ligure con l’Appennino e le Alpi dal Monte Toraggio al Monviso e, soprattutto, sulla Corsica. Sugli altri lati la vista è un po’ disturbata dai ripetitori del Bracco e dai pini, ma si riescono comunque a scorgere tutte le Alpi Apuane, l’ampia Val di Vara, tutto il crinale tosco-emiliano dal Monte Orsaro al Monte Giovo, l’imponente e isolato Monte Gottero, il Monte Penna, il Monte Porcile. Insomma, tutto merita la breve salita: mezz’ora dalla località Baracca, subito dopo il passo del Bracco.
RITORNA IN FUNZIONE IL VECCHIO MULINO PER LA FARINA DI CASTAGNE
A differenza degli altri Comuni dell’Alta Val di Vara Carro non ha allevamento, e ha pochissima agricoltura. Nel verde incontaminato e intatto, attraversato da una buona rete sentieristica, spiccano però tre ettari di vigneto, che producono vini di alta qualità. I prodotti tipici sono il fungo porcino -quello di Carro è celebre per il suo profumo e il suo sapore particolari, dovuti al tipo di sottobosco- e le castagne, per secoli “il pane della popolazione dell’Alta Val di Vara”. La bella notizia è che un mulino ad acqua del Settecento, situato nella frazione di Travo, sta per tornare in funzione. Dopo 50 anni le macine riprenderanno a produrre farina di castagne e di grano. Non solo: la struttura diventerà parte di un museo itinerante dedicato alla castanicoltura, con un percorso didattico che parte da un castagneto coltivato e passa da un essiccatoio che ha appena compiuto 200 anni di attività. Il progetto di recupero del mulino è di due castanicoltori, Silvia Bonfiglio e Maurizio Canessa, che ne hanno acquistato e stanno restaurando i ruderi, dopo mezzo secolo di abbandono. Nel 2022, grazie a un progetto dell’Associazione Castanicoltori del Levante Ligure, il mulino potrà tornare a funzionare e ad essere visitato.
ARRIVANO GLI STRANIERI, E CRESCE IL VOLONTARIATO
Antonio Solari, il Sindaco, e Antonella Sivori, consigliere alla cultura e al turismo, mi raccontano il boom del turismo a Carro. Soprattutto di turisti stranieri. Alcuni di loro, danesi e olandesi, hanno anche comprato casa, sia a Carro che a Castello. L’agriturismo più “antico”, fattoria ecologica con campeggio, appartamenti e ristorante, è gestito da olandesi (domenica scorsa ho raccontato di Pelosa, il lembo di terra spezzina più lontano, perché incuneato nel parmense: di fronte all’hospitale di San Pellegrino c’è un agriturismo -anch’esso in provincia di Spezia- gestito da austriaci). Gli agriturismi a Carro sono quattro, i bed and breakfast non si contano. C’è poi un ritorno ad abitare le seconde case. E c’è qualche segnale di ripopolamento: giovani che tornano, che lavorano un po’ in smart working e un po’ da pendolari, anche prima del Covid-19. Il Comune punta sui servizi: fibra ottica e banda larga, scuola, sanità (Carro è nell’ASL 4, quella chiavarese). Il Sindaco mi ha raccontato la lotta per la difesa della scuola -che è diventata un centro dove si insegna anche la musica, e che è collegato con palestre e piscine del circondario- e quella per il banco posta, e l’impegno per il sociale: a Carro ci sono un medico di base, una Pubblica Assistenza ricca di volontari, la pista per l’elisoccorso… “Viviamo di volontariato”, dice il Sindaco.
IL PATRIMONIO ARTISTICO E IL FESTIVAL PAGANINIANO
Il borgo di Carro è molto curato, così quello di Castello e quello di Ziona, che più ha conservato la struttura medievale. Le tre chiese principali sono ricche di tesori artistici. Quella di San Lorenzo a Carro -dove mi ha fatto da guida Giacomo Cappello- ospita il bellissimo dipinto che vedete nella foto in basso: rappresenta la Madonna del Carmine, le Sante Apollonia e Lucia e le Anime Purganti. “L’attuale collocazione -mi spiega l’amico Piero Donati, storico dell’arte- non è quella originale, senz’altro in origine si trovava su un altare laterale -altare delle Anime o del suffragio- che non mancava mai in Liguria nelle chiese di una certa importanza”. Secondo Donati l’autore è il pittore genovese seicentesco Giuseppe Badaracco, e non l’altro genovese Domenico Piola, come spesso si è ritenuto. Ma tante altre sono le opere di rilievo, come la statua ottocentesca di terracotta -rara anche per la tecnica- che si trovava sulla facciata e che attende ancora il restauro, e la tela sul Martirio di San Lorenzo del pittore fiammingo Joseph Dorffmeister. In sacrestia spicca un quadro di San Nicola, a testimoniare il legame tra Carro e ii suo monte.
Da non mancare anche la visita alla chiesa di San Giorgio nella frazione di Castello, edificata sui resti dell’antico castello medievale eretto dalla famiglia Fieschi durante la dominazione feudale. Un abitante molto gentile me l’ha aperta. Notevole è soprattutto la statua seicentesca collocata in coro, proveniente da Genova, che potete ammirare nella foto in alto. Gentilissime anche le donne di Ziona, che mi hanno aperto la chiesa del Santissimo Nome di Maria: al suo interno è conservato un magnifico trittico della prima metà del XVI secolo raffigurante la Madonna con il Bambino Gesù e i Santi Giovannino, Andrea e Lorenzo. Il trittico, mi spiega Donati, “resiste ad ogni tentativo di identificazione del suo autore”. Ancora: non si può non visitare il Santuario di Cerreta nell’omonima borgata, in bella posizione, attiguo alla casa natale di sant’Antonio Maria Gianelli. Colpiscono, infine, le teste apotropaiche: una è a Carro, la più notevole è nella frazione di Agnola.
Carro è poi “paese della musica”. Nelle vecchie foto degli abitanti del paese si vedono tanti musicisti. Certamente Carro ha dato i natali al nonno paterno di Niccolò Paganini, Giovanni Battista, che visse a Carro fin quando si trasferì a Genova. In parte della casa Paganini, acquisita dal Comune, è stata realizzata una sala polivalente, per mostre e iniziative culturali. Presto ospiterà le collezioni mineralogiche donate al Comune. D’estate Carro vive anche grazie al Festival paganiniano, che è itinerante in tutta la Val di Vara e oltre ma inizia e si conclude a Carro. Il programma è di grande qualità, grazie all’impegno del Comune, della Società dei Concerti della Spezia e di un’associazione di amici del Festival che raggruppa anche molti “foresti” innamorati di Carro.
Ovviamente resta tantissimo da fare. Bisogna liberare a pieno il potenziale di Carro, così come quello di tutti i territori di campagna e montagna. Sono tanti i luoghi da riabitare, invertendo la tendenza che ha messo i grandi agglomerati al centro e marginalizzato tutto il resto. Una tendenza frutto della cultura neoliberista, che ignora i saperi che “non valgono” sul mercato e che spinge a concentrarsi nelle città. Occorre riabitare le aree interne, per riabitare l’Italia intera. Per cambiare sia le aree interne che le città, nel segno di uno stile di vita più ecosostenibile e più basato sulla prossimità e la coesione sociale.
Giorgio Pagano
Popularity: 3%