Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi, Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
14 Novembre 2024 – 21:22

Presentazione di
“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi
Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
Massa, Palazzo Ducale – Sala della Resistenza
Il libro di Dino Grassi “Io …

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Gli anni Sessanta ad Ameglia – Quarta parte

a cura di in data 24 Giugno 2023 – 20:41

Veduta di Ameglia dal sentiero che porta a Zanego
(foto Giorgio Pagano)

Ameglia Informa 1° febbraio 2023

GINO PATRONI: “BOCCA DI MAGRA, NONOSTANTE TUTTO, É RIMASTA BELLA”
Il progetto edilizio di Montemarcello Spa, approvato – ne ho scritto il mese scorso – nel 1963, rimase al palo o quasi a causa della “congiuntura”:
“Nel 1964 ci fu la svolta della ‘congiuntura’, l’inizio della depressione produttiva. La reces­sione fu probabilmente prolungata ed utilizzata come mezzo di indebolimento del sindacato”[1].
Il “miracolo economico” del dopoguerra subì un colpo, e ciò ebbe conseguenze anche nel settore edilizio.
Anche “il nuovo ordinamento regionale, che attribuiva importanti competenze in materia di pianificazione ai nuovi enti, prevedendo in particolare che il presidente della Giunta regionale approvasse i piani particolareggiati di esecuzione del PRG e rilasciasse un nulla osta all’autorizzazione comunale ai progetti di lottizzazione, rese più complessa l’attuazione del progetto[2]”.
Tuttavia le costruzioni nel territorio amegliese avanzarono ancora, sia pure non nel modo previsto da quel progetto e dal PRG. Furono costruite alcune brutture – come l’albergo di Montemarcello con vista mare – e schiere di seconde case a Bocca di Magra e soprattutto a Fiumaretta, ma le colline furono salvaguardate. Pesò anche il vincolo paesaggistico, tolto in seguito a Fiumaretta (1974).
Gli anni Sessanta furono, in tutta Italia, gli anni della “speculazione edilizia”, come denunciò Italo Calvino nel suo libro del 1963 che aveva proprio questo titolo.
Nel 1966 “la frana di Agrigento fece emergere una realtà drammatica, ma rimedi non ve ne furono, se ancora il 1968 fu definito ‘uno degli anni più neri dell’edilizia italiana’”[3].
Riguardo a Bocca di Magra e a Fiumaretta, si fece interprete di questa denuncia il giornalista Gino Patroni, che a Montemarcello era nato:
“É quasi incredibile come siano cambiate le cose e i personaggi a Bocca di Magra nel fervido giro di questi ultimi anni. I terreni sul fiume avevano modesto valore catastale, si poteva ottenerne a ettari a prezzo di esproprio: oggi si è giunti alle 10-15 mila lire il metro quadro, le due sponde del fiume verso l’estuario si sono popolate di case, di ville, di luci, di attracchi. […] già l’acqua non è più la stessa (all’inquinamento non si sfugge), il pesce l’ha abbandonata da tempo verso profondità più pulite, meno impure. Viene a mente Eraclito. Tutto scorre. E scorrendo trasmuta”[4].
Patroni si schierava con gli intellettuali e gli ambientalisti, ma con il suo caratteristico scetticismo:
“Ma finiranno come gli Eroi delle Termopili. Travolti e trafitti dagli arcieri della speculazione, dell’iniziativa privata, al suono di quella fanfara che si chiama denaro”[5].
Da parecchi anni era sparita l’isola di sabbia alla foce. Il fiume era diventato in questo modo navigabile, pronto per lo sfruttamento delle sue rive, nel lato finale, a fini industriali, cantieri nautici in primis.

Gino Patroni
(foto archivio Ameglia Informa)

La scrittrice americana Mary Mc Carthy abbandonò Bocca di Magra nel 1966, anche per via delle bottiglie di plastica a Punta Bianca. Giulio Einaudi nel 1973, quando morì sua figlia Elena. Nello stesso anno Mario Soldati si spostò a Tellaro. Rimasero sempre, invece, Vittorio Sereni e Franco Fortini.
Elisa Tizzoni, nel suo ultimo libro, ha rammentato tutte le novità che influenzarono positivamente le scelte di pianificazione urbanistica ed ambientale nel territorio della foce del Magra negli anni Ottanta: l’istituzione del Parco regionale del Magra; l’istituzione dell’area protetta di Montemarcello, poi fusa con il Parco; la legge Galasso sul paesaggio; il nuovo PRG del Comune di Ameglia. Molte cose cambiarono in meglio, ma non tutte. Ricordo che negli anni Ottanta la pianificazione del Parco e del Comune di Sarzana prevedeva la ricollocazione dei cantieri navali, e che si fecero invece scelte opposte.
Inoltre gli eventi alluvionali del triennio 2009-2011 hanno portato a un progetto di costruzione di nuovi argini in cemento di forte impatto paesaggistico e ambientale.
Gino Patroni nel 1968 scrisse:
“Bocca di Magra, nonostante tutto, è rimasta bella. A guastarla definitivamente ci vorranno molti anni ancora”[6].
Speriamo che sia così, anzi, che una nuova sensibilità ambientale salvi la bellezza di Bocca di Magra in eterno. “Contro azioni e mutamenti ecco il dato costante e immutabile: il sole che chiude la sua corsa”[7], recita un verso di Vittorio Sereni sul tramonto a Bocca di Magra. Speriamo che non ci venga mai tolta la sua bellezza, “ispirazione per il poeta che sacralmente lo contempla”[8] e per tutti noi.
Patroni scrisse anche che “di notte le uniche luci vivide erano quelle delle lucciole, tra i canneti folti sul fiume”[9]. Temo che non torneranno, ma è bello sperare anche questo. Dopo la pandemia, in piena emergenza climatica, dovremmo ripartire dalla sacralità dei rapporti umani e con la natura, da quella che Pier Paolo Pasolini definiva la “bellezza inutile”, perché senza fini e senza scopi, delle lucciole scomparse. Da tutto ciò che può fare da argine al mito demoniaco del progresso illimitato.

Giorgio Pagano

Fine. Le precedenti puntate sono state pubblicate nei mesi di novembre, dicembre e gennaio.

[1] Giorgio Pagano, Maria Cristina Mirabello, “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”, Volume primo, Edizioni Cinque Terre, La Spezia, 2019, p. 64.
[2] Elisa Tizzoni, “Tra spiaggia, scoglio, fiume e collina”, Unicopli, Milano, 2022, p. 151.
[3] Giorgio Pagano, Maria Cristina Mirabello, “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”, Volume secondo, Edizioni Cinque Terre, La Spezia, 2021, p. 329.  La citazione relativa al 1968 è tratta dal saggio di Franco Ferraresi e Antonio Tosi “Crisi della città e politica urbana”, contenuto nel libro di Luigi Graziano, e Sydney Tarrow “La crisi italiana”, Volume secondo, Einaudi, Torino, 1979 (p. 598).
[4] Gino Patroni, Nomi illustri scendono in… trincea per “salvare” Bocca di Magra, “Il Telegrafo”, 7 luglio 1968.
[5] Ibidem.
[6] Ibidem.
[7] Vittorio Sereni, “Il ritorno”, Mondadori, Milano, 1996.
[8] Elda Belsito, “Dal lirico ‘Golfo dei Poeti’ al rumoroso ‘Bigolfo’”, in Arrigo Petacco, “L’Arsenale Militare Marittimo della Spezia. 1869-2009”, Carispe, La Spezia, 2009, pp. 212-213.
[9] Gino Patroni, Nomi illustri scendono in… trincea per “salvare” Bocca di Magra, “Il Telegrafo”, cit.

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