Una coalizione sociale per battere la destra
Il Secolo XIX, 19 giugno 2015 – Nel 2017 il Pd può perdere la guida del Comune di Spezia? Il fantasma è stato evocato, dopo la disfatta in Regione, dal Sindaco Federici e dal Presidente dell’AP Forcieri. Nel 2013, dopo un rimpasto in Giunta e la cacciata di Sel, preceduta da quella di Rifondazione, scrissi un sms augurale a un neoassessore aggiungendo: “ma come pensate, senza la sinistra, di vincere in Regione e in Comune?”. Federici fu eletto nel 2012 con il 52,5% e il contributo decisivo di Sel-Psi (6,7%) e di Rifondazione-Comunisti (4,8%). Pd e sinistra hanno avuto, alle regionali, percentuali simili, considerando le liste apparentate: 35,0% il Pd rispetto al 35,3%; l’8,5% la sinistra rispetto al 9,5% (ma entrambi hanno perso voti: 2900 il Pd, 1800 la sinistra). Una parte del Pd, con Pollio e Basile, ripropone l’alleanza, che considera necessaria per vincere. Del resto a Levanto il Pd ha vinto perché alleato con la sinistra, mentre a Lerici ha perso perché era solo. Ma la Paita non concorda: “Ho pensato troppo all’unità a sinistra e ho perso i moderati”; e i sarzanesi eseguono, cacciando Sel.
La verità è che lo sfondamento a destra del Pd è una chimera, e la riconquista dell’alleanza a sinistra un’illusione. Le differenze tra Pd e sinistra si sono molto accentuate. Ma soprattutto: un nuovo centrosinistra può essere utile alla città, è ancora un obbiettivo che ha un senso perseguire? Io, da una postazione civica, mi sono impegnato per anni per questa prospettiva, ma oggi sono convinto che sia chiusa, finita. Lo scontro è tra chi sta male e chi troppo bene, tra crescita illimitata e crescita sostenibile, tra decisionismo e partecipazione. E’ su una nuova idea di città che non viene rappresentata né dal Pd né dalla sinistra.
Con la divisione vincerebbe la destra, come in Regione e a Lerici. Ma l’unità tra Pd e sinistra è storia del passato. Per vincere serve, come a Madrid e a Barcellona, il futuro: non un partito ma una “coalizione civile, sociale e popolare”, ancorata alle ragioni della protesta di chi sta male e vuole uno sviluppo diverso. Aperta a tutti, a partire da chi non vota più. Alternativa al sistema di potere ma non confinata nella sinistra e nei suoi partitini. E’ bene cominciare dal lavoro sociale, come fa Landini. Ci sarà un processo, si rafforzerà una domanda di politica nuova. Chi avrà fatto parte di questo percorso troverà il modo di rispondere al vuoto di rappresentanza. Se si pretende di decidere prima quale sarà la conclusione non se ne verrà a capo: è bene far partire il processo.
Giorgio Pagano
Presidente dell’Associazione Culturale Mediterraneo
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