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Presentazione di
“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi
Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
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Possibilità economiche per i nostri nipoti? di John M. Keynes e Guido Rossi

a cura di in data 5 Maggio 2008 – 12:50

Negli anni della Grande Crisi, John Maynard Keynes si spinge a immaginare, per il denaro e il capitalismo, un futuro molto diverso da quello che tutti prevedono. In quel futuro – che è oggi – e nel pieno di un’altra crisi, Guido Rossi dimostra che le congetture di Keynes erano meno ardite di quanto siano sempre parse.

Possibilità economiche per i nostri nipoti?

di Francesco Prisco

In cento anni, grazie agli effetti benefici dell’accumulazione del capitale e ai progressi tecnologici, il livello medio di ricchezza in Occidente sarà così alto che il problema di un uomo «liberato dal lavoro» diventerà «re-interpretare» il proprio tempo in nuove, più stimolanti attività. Non si tratta delle congetture di un social-utopista del Settecento, ma del contenuto di un curioso libello del padre della moderna macroeconomia John Maynard Keynes, uscito per la prima volta nel 1930, in piena Grande Depressione, e oggi riproposto da Adelphi al pubblico italiano: «Possibilità economiche per i nostri nipoti».
L’opera, frutto di una lezione tenuta prima agli studenti di Winchester, poi a quelli di Cambridge, ha per anni creato non pochi imbarazzi agli studiosi del grande economista britannico, quasi come se il Maestro una volta tanto nella sua brillante carriera avesse preso una clamorosa cantonata. Probabilmente, chi condannava Keynes per le «Possibilità economiche» da lui immaginate non teneva conto dei quattro elementi cui «questo stato di beatitudine» era subordinato: «la capacità di controllare l’aumento della popolazione, la determinazione nell’evitare guerre e tensioni sociali, la disponibilità ad affidare alla scienza il governo di ciò che propriamente le compete, e il tasso di accumulazione fissato nel margine fra produzione e consumo». Leggi: l’esatto contrario di quanto è avvenuto dagli anni Trenta del Novecento in poi.
Altro motivo di imbarazzo legato a questo breve saggio è la definizione che Keynes vi formula delle scienze economiche. «L’economia – si legge – deve rimanere una materia per specialisti, come l’odontoiatria. Sarebbe davvero magnifico se gli economisti riuscissero a pensarsi come una categoria di persone utili e competenti: come i dentisti, appunto». A riconciliare Keynes con i posteri, stavolta ci pensa Guido Rossi, autore di una postfazione intitolata provocatoriamente «Possibilità economiche per i nostri nipoti?»: è innegabile che il capitalismo così come lo conoscevamo abbia ormai imboccato un tunnel senza via d’uscita. E Keynes può essere una buona guida per uscirne.

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