Presentazione di “Non come tutti” di Giorgio Pagano – Venerdì 10 ottobre ore 17 Centro Allende
Giorgio Pagano, già Sindaco della Spezia, è ora impegnato nella cooperazione internazionale -presiede le associazioni Januaforum e Funzionari senza Frontiere- e nella pianificazione strategica urbana; nonché, in città, nel campo della cultura, come presidente dell’Associazione Culturale Mediterraneo, e dell’antifascismo, come co-presidente del Comitato Unitario della Resistenza. Al suo ruolo associativo e civico ha sempre accompagnato l’impegno nella sinistra. E alla sinistra italiana, e alla necessità della sua ricostruzione, ha dedicato il suo ultimo libro, “Non come tutti” (edizioni Cinque Terre), che sarà presentato venerdì 10 ottobre alle ore 17 al Centro Allende, con interventi dello storico Piero Bevilacqua -autore della prefazione al volume- del coordinatore nazionale di Sel Nicola Fratoianni, del Ministro della Giustizia Andrea Orlando e del giornalista e scrittore Andrea Ranieri.
Il titolo trae spunto da quello del libro di Francesco Piccolo “Il desiderio di essere come tutti”, vincitore del Premio Strega 2014, un racconto autobiografico contenente una tesi politica con cui Pagano polemizza. La tesi di Piccolo è che la sinistra ha iniziato a perdere quando si è isolata in una diversità sterile e non si è posta la questione della responsabilità del potere, non si è “sporcata le mani” con il potere. Secondo Pagano, invece, “la sinistra negli ultimi vent’anni la questione del potere se l’è posta, ma male: perché l’ha esercitato adattandosi alle idee degli altri”. La sinistra, rinunciando ad avere una sua ideologia, è stata in realtà subalterna all’ideologia dominante, il “pensiero unico” neoliberista, quello che ci ha portato alla “Grande crisi”. Ecco perché, se vogliamo uscirne, “vale la pena -secondo Pagano-, almeno qualche volta, non essere come tutti”.
I temi chiave del libro sono la critica del neoliberismo, nel nome dell’eguaglianza e della redistribuzione della ricchezza; l’elogio del conflitto; il lavoro umano come punto di partenza della politica; la critica a una concezione “istituzionalista” e “politicista” della politica, distante dai processi sociali e dalla vita delle persone; la critica al leaderismo e al populismo, nel nome della democrazia partecipata.
La sconfitta della sinistra viene fatta risalire non solo alle scelte degli ultimi vent’anni, a partire dalla “svolta” neoliberale successiva allo scioglimento del Pci, ma anche a scelte dello stesso Pci, compromesso storico in primis. Si doveva, secondo Pagano, “puntare già allora a un partito socialista di sinistra, non più comunista ma alternativo alla Dc, portatore di un ‘riformismo radicale’ capace di dare risposte di cambiamento alle spinte sociali e culturali degli anni ’60 e ’70”. Enrico Berlinguer è uno dei protagonisti del libro: un grande leader morale, ma anche, secondo l’autore, una “figura della crisi”, portatore di una strategia politica ormai esaurita.
Gli altri protagonisti del libro sono Norberto Bobbio e la sua tesi della centralità delle diseguaglianze; Vittorio Foa e Bruno Trentin e la loro ispirazione socialista libertaria, che mette al centro la libertà della persona che lavora; don Andrea Gallo e la sua coerenza tra visione utopica e gesti quotidiani; i pensatori dell’ambientalismo che hanno ridefinito il concetto di benessere e Pier Paolo Pasolini e la sua critica, così anticipatrice, della globalizzazione. Da questi fini e da questi strumenti teorici discende un programma di “riformismo radicale” che Pagano elabora e propone a tutta la sinistra, politica e sociale, con l’obbiettivo di dar vita a “un nuovo partito della sinistra”.
Un nuovo partito che Pagano descrive così: “una forza non minoritaria, non semplicemente ‘a sinistra del Pd’, ma portatrice di un punto di vista autonomo e di un disegno di società”, che potrà sorgere solo “da un’osmosi permanente tra politica e società”, dall’impegno di lista Tsipras, Sel, Prc, persone di sinistra che sono nel Pd e nel M5S, energie del mondo della cultura, associazioni, movimenti… L’autore individua nella società italiana “un blocco sociale e politico antiliberista con tanti protagonisti” ma ancora basato sul mondo del lavoro, che è sì “segmentato e lacerato” ma va ricondotto all’unità con un lavoro di “costruzione culturale e politica” a cui l’autore dedica molte pagine. Un nuovo partito “non personale”: bisogna -afferma Pagano- “tornare al merito e alla cooperazione, in un organismo collettivo democratico e inclusivo”. La sinistra, conclude l’autore, “ha le sue chances, ha una prospettiva, malgrado tutto, aperta”: ma la sinistra “può solo fare una grande politica: deve quindi avere un grande progetto”.
Centro Allende gremito per il confronto a tutto campo sul futuro della sinistra stimolato dal nuovo libro di Giorgio Pagano “Non come tutti”. Pagano ha subito informato i presenti dell’assenza di Nello Quartieri, il comandante partigiano “Italiano”, l’ultimo dei comandanti della IV Zona operativa ancora in vita: “le sue condizioni di salute sono peggiorate nella giornata di ieri, Italiano è ricoverato in ospedale: salutiamolo con un abbraccio”, parole a cui è seguito l’applauso di tutti. L’incontro è stato introdotto da Gianluca Solfaroli, vicepresidente dell’Associazione Culturale Mediterraneo: il libro di Pagano, ha detto, è anche “una storia di vita, ricca di soggettività esperienziale e di passione politica”. Solfaroli ne ha sintetizzato le linee principali: eguaglianza, libertà della persona che lavora e difesa della natura come valori di fondo; un programma di riformismo radicale con al centro l’alternativa all’austerity neoliberista; l’individuazione di un blocco sociale e culturale postliberista composto dalle comunità locali attente ai loro territori, dal mondo della solidarietà sociale, dalla parte più vitale della piccola impresa, dai movimenti pacifisti e ambientalisti, e soprattutto dal mondo del lavoro, che ne è il punto di partenza; e la proposta di dar vita, su queste basi, a un “nuovo partito della sinistra”, pensato come “un soggetto al contempo politico e sociale”.
Il Ministro della Giustizia Andrea Orlando, nel suo messaggio da Lussemburgo, dove era in corso il summit dei Ministri della Giustizia europei, ha affermato di condividere la tesi del libro sulla subalternità della sinistra, in questi anni, all’”impianto ideologico del pensiero dominante”. Oggi, ha continuato Orlando, “sono in molti a rendersi conto che la retorica e le politiche liberiste, anziché generare opportunità diffuse, hanno amplificato le diseguaglianze”. Bisogna, ha aggiunto il Ministro, “riparare i disastri del liberismo e bisogna farlo in fretta” e “questa sfida è il terreno per costruire il dibattito attorno a una sinistra nuova”: “non attorno a nuovi partiti, ma attorno alla rigenerazione degli attuali”.
Piero Bevilacqua, docente di Storia contemporanea all’Università La Sapienza e autore della prefazione al volume, ha sviluppato un’analisi delle cause e delle conseguenze della “Grande crisi” e ha insistito su un tema al centro del libro di Pagano, “la necessità del conflitto”: “senza il conflitto la democrazia e l’intera società imputridiscono, come l’acqua che non ha scorrimento”. Circa i partiti di sinistra, Bevilacqua ha affermato: “sono stati risucchiati nella gestione del capitalismo” e “sono continuamente indietreggiati, sul piano del legame con le masse popolari, della difesa dei diritti, della elaborazione progettuale, della rappresentanza”. Il Jobs Act del Governo Renzi, ha concluso, è solo l’ultimo esempio di questo “inquadramento nell’esercito dell’avversario”.
Tesi su cui ha convenuto il coordinatore nazionale di Sinistra Ecologia Libertà Nicola Fratoianni, che ha fatto l’altro esempio del decreto Sblocca Italia, “atto di devastazione del territorio di questo Paese”, come segno “della subalternità del Pd al pensiero dell’avversario”. “Questa società va a schiantarsi -ha aggiunto Fratoianni- e bisogna intervenire raccogliendo le forze della sinistra politica e sociale: dobbiamo provarci finché siamo in tempo”. Anche Andrea Ranieri, giornalista, membro della Direzione nazionale del Pd, ha criticato il Governo Renzi, ma ha aggiunto: “la partita non è chiusa, perché ci sono tante persone, movimenti e associazioni che non si adeguano al pensiero unico”. E ha concluso: “Sono ancora nel Pd, non ho mai votato come Renzi nella Direzione nazionale, sono orgoglioso di essere amico dei quattro senatori che non hanno votato la fiducia al Governo”, ma “non dobbiamo avere fretta a creare un nuovo partito, per ora diamo vita a una rete tra tutte le forze di sinistra”.
Per Giorgio Pagano “la politica rinasce se c’è un’alternativa, un conflitto tra destra e sinistra”. Altrimenti c’è l’emergenza democratica, come dimostrano la crisi della democrazia rappresentativa e la crescita dell’astensionismo: “la democrazia vive di lotte e conflitti, deperisce quando vige l’omologazione”. C’è un nesso stretto tra politica, sinistra e lavoro, ha continuato Pagano: “la crisi della politica si supera solo se se si supera la crisi della sinistra, cioè se nella politica non vige l’omologazione, e la crisi della sinistra si supera solo se essa si riconnette alle sue radici sociali nel mondo del lavoro”. La sinistra deve ricomporre le differenze all’interno del mondo del lavoro, non limitandosi alla difesa dell’esistente: “deve inserire la sacrosanta battaglia difensiva in una prospettiva nuova, con al centro il reddito minimo per tutti e i diritti per tutti, per incontrare la nuova umanità prodotta dalla crisi”. Il Presidente di Mediterraneo ha così concluso: “Le classi subalterne e il Paese non aspettano. Dobbiamo provare a incidere da subito, serve un sussulto. Lo dico a tutte le forze e le persone di sinistra: siamo tutti chiamati, dentro, fuori e oltre i partiti, all’impegno per innescare il processo di ricostruzione della sinistra italiana. Dobbiamo saper stare insieme, saper unire le forze. La rete è importante, ma dobbiamo andare fino in fondo. Siamo a un giro di boa della storia e della cultura dell’Italia: dobbiamo costruire una nuova forza non per assemblare il ceto politico delle varie sinistre sconfitte, ma per aggregare tutti coloro che si battono per i diritti civili e sociali e per salvare e rinnovare il Paese”.
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