Italicum: quando il rottamatore si trasforma in restauratore
Città della Spezia – 9 febbraio 2014 – La proposta di riforma della legge elettorale frutto dell’accordo tra Renzi e Berlusconi consiste sostanzialmente, con pochi correttivi, in una riedizione della legge elettorale in vigore -il cosiddetto “Porcellum”- e presenta perciò vizi analoghi a quelli che hanno motivato la dichiarazione di incostituzionalità del “Porcellum” da parte della recente sentenza della Corte costituzionale. E’ un azzardo pericolosissimo. Che cosa accadrebbe, infatti, se una legge elettorale appena approvata dovesse, come la precedente, essere portata davanti alla Corte costituzionale per un suo contrasto con quanto i giudici hanno appena stabilito? Si creerebbe una situazione gravissima. Pochi, però, sembrano preoccuparsene. I più preoccupati sono i migliori costituzionalisti italiani: il loro documento “L’Italicum è peggio del Porcellum” si può leggere sul sito dell’Associazione per la democrazia costituzionale.
Il principio fondante della nostra Costituzione è il principio di eguaglianza. Se passasse la proposta Renzi-Berlusconi, contrariamente a quanto la Corte ha prescritto si negherà -cito la sentenza- che il “principio costituzionale di eguaglianza del voto esige che l’esercizio dell’elettorato attivo avvenga in condizioni di parità in quanto ciascun voto contribuisce potenzialmente e con pari dignità alla formazione degli organi elettivi…”. Invece che precluderle, si propone di riapprovare norme volte “al legittimo obiettivo di favorire stabili maggioranze parlamentari e quindi stabili governi…” ma che “producono una eccessiva divaricazione tra la composizione dell’organo della rappresentanza politica, che è al centro del sistema della democrazia rappresentativa e della forma di governo parlamentare, e la volontà dei cittadini attraverso il voto, che costituisce il principale strumento di manifestazione della sovranità popolare”. Insomma, si rovescerà l’affermazione della Corte secondo cui quello della stabilità è un obbiettivo legittimo ma non è né un principio né un fondamento dello Stato costituzionale. E che perciò non permette “una illimitata compressione della rappresentatività dell’assemblea parlamentare” che il Porcellum permetteva e la coppia Renzi-Berlusconi vuole reintrodurre. Inoltre si vorrà continuare a coartare “la libertà di scelta degli elettori nell’elezione dei propri rappresentanti in Parlamento, che costituisce una delle principali espressioni della sovranità popolare”.
Vediamo ora perché l’Italicum ha i difetti del Porcellum, e perché il “rottamatore” Renzi si è trasformato in un “restauratore”, d’intesa con Berlusconi, trasformato a sua volta da condannato per frode fiscale a padre costituente. Il fatto è che i due errori capitali del “Porcellum” sono rimasti. Il primo: la stabilità e la governabilità mortificano gravemente la rappresentanza. Il premio maggioritario produce quello che la Corte stigmatizza come “eccessiva sovra-rappresentazione” del partito o coalizione vincenti. Il secondo: le liste bloccate sono una spoliazione del diritto dell’elettore a scegliere liberamente chi eleggere. Se il secondo punto è chiaro a tutti noi -il fatto che nell’Italicum le liste bloccate siano più corte non cambia il problema- sul primo punto serve invece un maggiore approfondimento.
Dobbiamo partire dal fatto che, dopo la sentenza della Corte, il Porcellum non c’è più. Resta una legge elettorale proporzionale, con voto di preferenza e sbarramento al 4%. L’esito sarebbe un pluripartitismo moderato, con 6 soggetti rilevanti rappresentati in Parlamento: Pd, una forza alla sua sinistra, una forza di centro, Forza Italia, la Lega, il M5S. Con la quasi certezza della necessità di dar vita, dopo il voto, a un governo di larghe intese. Capisco che l’esito andrebbe evitato, ma non è semplice. Ho creduto anch’io al bipolarismo della Seconda Repubblica: peccato che due poli seri, a sinistra come a destra, non si siano mai formati. Ora si vuole ripristinare il bipolarismo con la legge elettorale: ma purtroppo l’assetto bipolare non c’è nel Paese, nelle sue culture politiche. E’ stato infranto dall’eccezionale risultato di Grillo nel febbraio scorso. Oggi Pd e Forza Italia raggiungono insieme solo il 45% dei voti (quelli che da solo raggiunge in Germania il partito della Merkel!): si può -si deve- criticare il disegno “sfascista” del M5S, ma un arroccamento contro un “non partito” con un così alto numero di voti non mi sembra una mossa intelligente, se non si vuole aggravare l’emergenza democratica italiana. La linea Renzi-Berlusconi è chiara: isolare Grillo per imprimere una torsione bipolare a un sistema che oggi è tripolare; cancellare il tentativo di un centrodestra autonomo da Berlusconi e riportare Alfano, oltre che Casini, alla cieca dipendenza dal capo; cancellare la sinistra. Il fatto grave non è solo che chi prende il 37% dei voti prende il 55 % dei seggi; è anche che la soglia del 4,5% esclude i partiti della coalizione da ogni presenza parlamentare. La rappresentanza è davvero mortificata: i voti degli alleati sono essenziali per la vittoria di una coalizione sull’altra, ma il premio di maggioranza va unicamente al partito egemone. Se Sel, per esempio, fosse in coalizione con il Pd e non raggiungesse la soglia, l’elettore di Sel con il suo voto contribuirebbe a eleggere il parlamentare di un altro partito. E’ veramente abnorme! Consideriamo ora i voti espressi a febbraio. Con l’Italicum tutti i seggi del Parlamento sarebbero stati appannaggio delle tre forze principali, che insieme hanno ottenuto solo il 72,5% dei votanti. Fuori dalle aule sarebbero rimasti ben il 27,5% degli elettori. In nessun Paese succede che forze così ampie siano senza alcuna rappresentanza: sono quasi 10 milioni di voti! E’ un sacrificio della rappresentanza enorme, eccessivo, incostituzionale. Nel caso di una sua affermazione al ballottaggio (previsto se nessun partito o coalizione raggiunge il 37% dei voti) il Pd con il 25% avrebbe ottenuto il 55% dei seggi, Berlusconi li avrebbe ottenuti con il 21%. Premi simili fanno a pugni con la sentenza della Corte!
Quello che preoccupa, come ha scritto Stefano Rodotà su Repubblica, è “la convinzione che solo la concentrazione del potere può farci uscire dalle difficoltà presenti”. Occorre invece tornare “alla consapevolezza dei doveri della politica”. In Germania sono a volte necessarie le larghe intese; in Francia è possibile la coabitazione tra maggioranze diverse, una che investe il Presidente della Repubblica e un’altra che compone l’Assemblea nazionale; in Gran Bretagna le coalizioni di governo a volte si formano dopo il voto; negli Stati Uniti Obama è sempre in conflitto duro con il Congresso. Ma in quei Paesi si cerca di uscire dalle difficoltà con la forza e la responsabilità della politica, non dando la colpa alle istituzioni. E quindi: se l’obbiettivo è il bipolarismo la questione riguarda innanzitutto la politica, non si può pensare di risolvere il problema con la sola legge elettorale.
Ma ora che fare? Questa proposta è un gioco d’azzardo. Renzi è così sicuro della vittoria del Pd? In realtà Berlusconi sembra più capace del Pd di fare alleanze… Sembra quasi che sia in preparazione la replica delle elezioni del 2008, dove la “vocazione maggioritaria” del Pd di Veltroni fu duramente sconfitta. O forse, paradossalmente, sarà Grillo -contro cui è stato pensato- ad avvantaggiarsi dell’Italicum: le soglie di sbarramento così alte per chi sta in coalizione ma soprattutto per chi sta fuori rischiano di convogliare sull’astensione ma anche su Grillo il voto del dissenso di destra e di sinistra. Ma, piuttosto che preoccuparsi di “a chi giova” questo scempio, bisognerebbe battersi per evitarlo e avanzare proposte alternative. Per esempio il “Mattarellum” (la legge che esisteva prima del “Porcellum”) spinge anch’esso per il bipolarismo, ma garantisce meglio l’equilibrio tra governabilità e rappresentanza e quindi è molto più coerente con la democrazia e la Costituzione; mentre, per l’elezione dei candidati, i collegi uninominali sono l’alternativa migliore alle liste bloccate. Ma l’impressione è che i giochi siano fatti, di fronte al “prendere o lasciare” di Renzi e di Berlusconi. Se fosse così, a volte penso che sia meglio andare a votare con la legge che è rimasta dopo il “Porcellum”: sarebbe un disastro perché allontanerebbe una prospettiva di alternativa, ma almeno sarebbe coerente con la Costituzione e impedirebbe misure antidemocratiche come il premio ultra sproporzionato, le soglie di sbarramento irresponsabili, le liste bloccate del Parlamento dei nominati. Sono, come si vede, considerazioni pessimistiche: perché siamo davvero a un punto particolarmente delicato e critico della storia democratica del nostro Paese.
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