Così la finanza parassitaria ci ha portato alla crisi
FEDERICO RAMPINI PRESENTA “BANCHIERI”
Giovedì 23 gennaio ore 16,30 Centro Allende
Federico Rampini, scrittore e giornalista, corrispondente di “Repubblica” da New York, nel suo ultimo libro “Banchieri. Storie dal nuovo banditismo globale” ci guida tra i paradossi dell’Occidente sei anni dopo il giorno in cui qualcosa si spezzò per sempre con il fallimento di Lehman Brothers. “Se rinasco, in un’altra vita vorrei insegnare l’economia ai bambini -confessa l’autore- perché crescano armati degli utensili giusti, perché nessuno li possa ingannare con il linguaggio dei tecnocrati”. Fin dalle prime pagine di “Banchieri” si avverte il tentativo di parlare ai non addetti ai lavori. Il messaggio di fondo del libro, nello stile prima ancora che nei contenuti, è che non devono essere sempre e solo gli esperti a poter parlare con cognizione di causa delle assurdità del sistema finanziario globale. Tutti devono poter capire. Rampini descrive la natura parassitaria delle banche e individua una via d’uscita nell’attuazione di politiche che sappiano arginare, con regole democratiche, gli “spiriti animali” del mercato.
La presentazione di “Banchieri”, organizzata dall’Associazione Culturale Mediterraneo nell’ambito del ciclo “Economia, società, politica: anticorpi alla crisi”, si terrà giovedì 23 gennaio alle 16,30 al Centro Allende.
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Federico Rampini, scrittore e giornalista, corrispondente di Repubblica da New York, ha presentato al Centro Allende, su invito dell’Associazione Culturale Mediterraneo, il suo libro “Banchieri”, spiegando con il suo linguaggio e il suo stile molto chiari, fatti apposta per i non addetti ai lavori, il perché della Grande crisi economico-finanziaria e le sue proposte per uscirne. “Il mio è innanzitutto un libro di denuncia”, ha esordito Rampini, convenendo con le considerazioni iniziali del Presidente di Mediterraneo Giorgio Pagano: “alla radice della crisi ci sono le diseguaglianze”. A New York ci sono 50.000 senza tetto, ma non c’è solo la povertà estrema, c’è il ceto medio in difficoltà, e quasi metà della popolazione è a rischio povertà, ha spiegato, e ha aggiunto: “il meccanismo dei mutui subprime è stato il folle tentativo di far fronte al problema delle diseguaglianze”. Le diseguaglianze “crescono con la crescita della finanziarizzazione dell’economia”, come dimostra non solo la crisi del 2008 ma anche quella del 1929. Rampini ha poi posto la domanda: “Perché nessuno dei responsabili del dissesto ha pagato di persona?”. Questa la sua risposta: ”Perché le leggi non lo consentono, e perché le leggi sono state fatte dagli stessi banchieri, quando al governo c’era Clinton, simbolo della sinistra subalterna al neoliberismo”. E’ seguita la critica alle “porte girevoli”, cioè al fatto che nei ruoli chiave dei Governi e delle banche centrali entrano ed escono molti banchieri delle banche private; e la critica alle banche centrali, “che non hanno fatto nulla quando le banche private emettevano i titoli tossici”. Rampini ha poi affrontato la questione del “perché la crisi in America è già finita e in Europa no”. Perché, ha spiegato, “in America hanno usato una terapia opposta alla nostra, Obama ha immesso 800 miliardi di dollari di grandi investimenti pubblici, la Banca Centrale americana ha stampato dollari per rianimare l’economia”, mentre l’Europa ha fatto il rovescio, “provocando con l’austerity la seconda recessione, quando gli Usa uscivano dalla prima”. E in Italia? Le banche, ha sostenuto il relatore, “riducono i crediti perché dicono di avere i bilanci disastrati, ma non si ricapitalizzano come in America perché il capitalismo italiano non crede nel mercato”. Però le banche “finanziano Tronchetti Provera e il salotto buono, anche se non danno credito all’economia reale”.
La seconda parte della sua “lezione” Rampini l’ha dedicata alle proposte. Giorgio Pagano l’ha presentato come sostenitore di “un keynesismo innovativo, critico dell’austerity ma non nostalgico del vecchio statalismo e della spesa pubblica improduttiva, attento a tutto ciò che si muove di innovativo nella società, a temi come l’ambiente e il nuovo mutualismo”. Rampini ha sintetizzato tutto ciò nel termine “resilienza”: nei momenti di sofferenza, per resistere e risollevarsi sono necessari i valori. Quello più importante è l’eguaglianza: “i Paesi che sono più fuori dalla crisi sono i Paesi meno diseguali, come quelli scandinavi, perché con le diseguaglianze manca il carburante del consumo”. In America, ha aggiunto, c’è anche “il capitalismo serio, con il gusto dell’avventura, il venture capital, cioè la finanza alternativa che innova il sistema con le start up”. Rampini si è poi soffermato sulla “share economy” (economia della condivisione), sul consumo frugale e sostenibile, attento all’ambiente, sull’autonomia e sull’auto organizzazione della società civile: sono “i valori etici che ci devono guidare per uscire dalla crisi diversi da come ci siamo entrati e per ripartire su basi nuove”. Valori presenti anche in tanti giovani italiani, “la nostra speranza che va incoraggiata”.
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Federico Rampini presenta “Banchieri” – 23 Gennaio 2014
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