Solidarietà ora la Liguria si rimette in gioco
La Repubblica-Il Lavoro – 21 Novembre 2013 – Nei giorni scorsi, a Genova, prima il Congresso del Consorzio Spera su “Solidarietà italiana in Africa. Volontariato e imprese”, poi il convegno di Regione e Januaforum su “La Liguria e le prospettive italiane di cooperazione allo sviluppo” hanno aperto una fase nuova dell’impegno internazionale della nostra regione. E’ vero che nei momenti di crisi si tende a “chiudere la porta di casa”, ma è vero anche, come hanno dimostrato la partecipazione e i contributi di tanti rappresentanti di istituzioni, associazioni, Ong, imprese a entrambi gli appuntamenti, che la Liguria non rinuncia alla sua proiezione globale, e comprende che dal rafforzamento della sua capacità di solidarietà può arrivare perfino un pezzo della soluzione della sua crisi. Perché al dono, e al vantaggio per il Paese partner, può accompagnarsi l’investimento, cioè la ricaduta positiva per il nostro sistema produttivo. Senza dimenticare, naturalmente, l’impegno per la creazione/rafforzamento della democrazia.
Da queste intense giornate è scaturito un impegno corale: rafforzare la “rete” ligure e dare vita a un forum comprendente tutti gli attori impegnati nella cooperazione e nelle relazioni internazionali, uno strumento permanente di dialogo strutturato tra pubblico e privato capace di dotarsi di una visione strategica condivisa, di superare la frammentazione con la logica di sistema, di costruire progetti comuni in grado di intercettare maggiori finanziamenti, a partire dai Fondi comunitari 2014-2020. La cooperazione territoriale nel Mediterraneo, per esempio, è un obbiettivo della politica europea, e un buon banco di prova per andare oltre gli schemi tradizionali e superati del nazionalismo e dell’eurocentrismo e per integrare politiche europee, nazionali e delle autorità locali. Insomma: non c’è solo il Nord, la “macroregione” della Liguria è anche quella del Mediterraneo.
La “rete” dovrà affrontare in modo nuovo il rapporto tra cooperazione allo sviluppo e internazionalizzazione delle imprese: pur nel rispetto dei loro diversi obbiettivi, esse possono interagire in modo efficace. Lo si fa già in Francia e Germania, e anche l’Italia ha prime esperienze positive, come quella in Uganda, dove è presente il nucleo di un “sistema Paese”, a cui collaborano Ambasciata, Ong, imprese e fondazioni bancarie. E’ la prova che è possibile attrarre, in Africa, pezzi del mondo produttivo, per richiamarli all’esercizio della responsabilità sociale di impresa e a contribuire alla ricerca di soluzioni per lo sviluppo umano e sostenibile dei Paesi partner. E’ l’”internazionalizzazione responsabile”, che include certamente il business, ma anche il trasferimento di competenze al tessuto imprenditoriale africano, e la possibilità per le nostre imprese, a loro volta, di imparare e ricevere (certamente sul punto dello sviluppo locale). E’ un tema decisivo per le imprese liguri, che hanno bisogno come l’aria dell’export ma lo fanno pochissimo (solo il 3,2%!).
Essenziale, poi, è il ruolo del pubblico. Abbiamo ascoltato parole confortanti non solo dalla Regione, impegnata da tempo grazie all’assessore Rambaudi, ma anche dal Viceministro Pistelli e dall’Anci. Al pubblico non si chiede solo un ruolo di erogatore di risorse, che pure sono drammaticamente scarse: ma soprattutto quello di facilitatore, mediatore, regista di iniziative di sistema, catalizzatore di partenariati. Dobbiamo scegliere poche aree prioritarie, e costruire per quei Paesi programmi quadro strategici e operativi con cui presentarci all’Europa come “sistema Liguria”: Regione, Comuni, Camere di Commercio, Università, fondazioni bancarie, Ong, associazioni. Si può fare, perché abbiamo cominciato a capire che così si costruisce un pezzo del nostro futuro, combattendo quel provincialismo che così tanto contrasta con una storia segnata dall’apertura al mondo.
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