Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi, Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
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Presentazione di
“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi
Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
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Soltanto lo sviluppo locale può davvero riorganizzare l’economia

a cura di in data 19 Marzo 2008 – 09:07

Il  Secolo  XIX – 19 marzo 2008 – I programmi elettorali concordano sugli obbiettivi della crescita economica e dell’innovazione, sul fatto che l’Italia ha un grande bisogno di sviluppo e di attività e servizi innovativi. La discussione è sul “come”, ma da essa non emerge -o emerge solo parzialmente- che la dimensione locale è fondamentale per lo sviluppo e l’innovazione, e quindi per il rilancio dell’intero sistema Paese.
E’ una tendenza del mondo globale in ogni ambito, non solo in quello economico. Dovunque il governo nazionale è diventato solo uno tra i molti attori del gioco politico: lo Stato non è più sovrano e perde il suo potere di agente esclusivo. L’esercizio del potere diventa molto più diffuso e decentrato: lo studioso Mitchell M. Dean ha chiamato questo nuovo modo di governo ”governo senza centro, una forma di amministrazione in cui non c’è più un’intelligenza direttiva centrale”.
Se guardiamo più specificamente l’economia, inoltre, notiamo che essa è diventata più relazionale. L’innovazione dipende sempre meno dalle singole aziende isolate e sempre più dalla capacità del sistema locale di offrire un ambiente favorevole (infrastrutture, formazione, qualità sociale e urbana, collaborazione tra pubblico e privato), beni collettivi che i singoli attori non sono in grado di produrre da soli. Si tratta quindi -come dice l’economista Carlo Trigilia- di “costruire socialmente l’innovazione”, attraverso una governance che favorisca il pieno dispiegarsi delle energie presenti in una realtà e il convergere su obbiettivi di crescita condivisa. E’ questo, tra l’altro, il senso più profondo della pianificazione strategica, un’esperienza che sta coinvolgendo una trentina di città italiane.
Lo sviluppo locale è davvero un tema cruciale per la riorganizzazione del nostro sistema economico e sociale. Ma di questo c’è una consapevolezza insufficiente. E’ un tema su cui occorre una svolta: servono politiche di sviluppo dell’Unione europea e del governo che guardino innanzitutto ai territori e alle città. Anche le Regioni devono giocare un ruolo: ma devono superare tentazioni neodirigiste e logiche di intervento settoriale, a favore di un più ampio e sistematico coinvolgimento delle singole articolazioni territoriali nella definizione delle loro politiche. Insomma, senza la capacità di iniziativa e le spinte che nascono dal territorio non ci sarà crescita del Paese.
Questi sono gli “animal spirits” caratteristici dell’Italia: è nelle “geocomunità” di cui parla il sociologo Aldo Bonomi, città caratterizzate da capitale sociale e capacità relazionali forti, che oggi si giocano le più importanti chances di crescita. Lo sviluppo locale non è sviluppo marginale, ma una vera e propria strategia: in Italia,come anche nell’economia mondiale. E’ uno studioso americano,Peter K.Kreisl, a sostenere che “le economie nazionali dipendono dalla performance e
dalla competitività delle loro economie urbane nella misura in cui esiste qualcosa che si possa chiamare competitività nazionale che è essenzialmente quel prodotto che si crea dalle sinergie delle competitività delle singole economie urbane. Quindi le due principali questioni sono: definire le politiche che possono rilanciare la competitività delle singole aree urbane e mettere in piedi processi di pianificazione strategica con i quali un’area urbana può realizzare il suo potenziale economico”.
C’è un ultimo punto su cui è necessario soffermarsi. Lo sviluppo locale è la strada da perseguire per ricostruire un nuovo equilibrio tra crescita economica e coesione sociale. Non ci possono essere oggi competitività e innovazione senza coesione sociale. E proprio la dimensione locale è quella più congeniale a trovare questo equilibrio. Una ragione ulteriore per mettere al centro dei programmi di governo un grande impegno nazionale per lo sviluppo locale, come componente cruciale di uno sforzo per l’innovazione e la qualità sociale.

Giorgio Pagano
L’autore, già sindaco della Spezia, si occupa di cooperazione internazionale allo sviluppo nell’Anci  (Associazione nazionale comuni italiani) e di politiche urbane nella Recs (Rete città strategiche)

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