Le qualità da conservare
La Nazione – 19 Luglio 2012 – La polemica di Cinzia Aloisini nei riguardi di due miei articoli della rubrica “Luci della città” di “Città della Spezia” è del tutto fuori bersaglio. Il primo è una rapida cavalcata su quarant’anni di Teatro Civico (la gestione del Comune risale al 1972) e soprattutto un omaggio ad Antonello Pischedda, fino al 2007 protagonista di questa esperienza: ingombrante e accentratore, è vero, ma molto capace e sempre mosso da un grande amore per il Civico. Il secondo ripercorre l’esperienza del festival rock Pop Eye e “omaggia” un talento più giovane, Umberto Bonanni. Non c’è critica ad alcuno, semmai la valorizzazione di una scelta recente, la Festa della Marineria. Così come in più occasioni ho apprezzato la svolta impressa al Dialma Ruggiero.
Se spesso scrivo del passato non è per “il vezzo tutto spezzino di rimembranza dei bei tempi antichi”, ma perché penso che scendere in profondità nella nostra tradizione sia essenziale per guardare al futuro. Anche nel campo della cultura: abbiamo un grande patrimonio alle spalle, anche precedente al 1972. E dal 1972 abbiamo una ricca storia di gestione pubblica del teatro, con molte luci e alcune ombre, da cui attingere per il domani. Nessuna “presunzione” (anche perché divenni Sindaco 25 anni dopo!) e nessuna “ambizione” o “voglia di rivincita”: ma per che cosa? Aloisini dovrebbe ricordarlo, perché era mio assessore: ho rinunciato ad ogni incarico pubblico e non ne ho mai più cercati. Quel che mi muove, nel mio impegno civico, è il tentativo di non contrarre ciò che ci insegna questa ricca storia in un asfittico presente ma di condurlo in un progetto di lunga durata, teso a tenere insieme conservazione (della parte migliore del passato) e innovazione. In un Paese dove, come scrive il Censis, “siamo sempre più impegnati nel presente, con uno scarso senso della storia e senza visione del futuro”.
Non parlerei, quindi, come compito dell’oggi, di “mantenimento dei risultati esistenti”, ma di conservazione e innovazione. Faccio tre esempi:
1) Vanno conservate le strutture culturali esistenti e, nel limite del possibile, le risorse finanziarie pubbliche e private (va riconosciuto ad Aloisini di averlo fatto, in un quadro reso più complicato anche dalla scelta di puntare su un grande evento come la Festa della Marineria): ma va innovato il sistema gestionale. L’idea di dar vita a strumenti che superino la frammentazione e coordinino pubblico e privato sociale, anche su scala sovracomunale, per gestire musei e teatri è stata abbandonata, ma va ripresa: ciò che prima era una virtù ora è una necessità.
2) Va conservata la qualità. A scapito della quantità e con una virata innovativa sulla cultura del contemporaneo (a partire dalla terza edizione della Festa della Marineria).
3) Va conservata la capacità di dare spazio al vento creativo giovanile. Innovare comporta che giovani talenti siano chiamati a dirigere Civico e CAMeC, e che ci si doti di una strategia per supportare l’economia creativa: spazi, incentivi, fondi di garanzia per l’accesso al credito, sportelli per l’accesso ai finanziamenti, sostegno al crouwdfounding (forma di finanziamento da parte di comunità di donatori, attraverso il social web).
Sono temi vitali per la città su cui aprire un grande dibattito pubblico partecipato. Quale migliore occasione del Piano regolatore della cultura annunciato dall’assessore Del Prato?
Giorgio Pagano
Presidente dell’Associazione Culturale Mediterraneo
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