Il centrosinistra a Spezia dialoghi con 5 Stelle
Il Secolo XIX – 26 Maggio 2012 – Il risultato elettorale spezzino presenta, come quello nazionale, due fenomeni che sono sì due facce della stessa medaglia, ma molto diverse tra loro: la crescita dell’astensionismo (il 44,03%) e il successo del Movimento 5 Stelle (4368 voti, il 10,70%). Sono risposte alla stessa insofferenza verso i partiti tradizionali, ma di segno opposto. Gli astenuti sono più anziani, più orientati verso il centrodestra (il 40% dei votanti alle politiche del 2008 per il Pdl oggi si è astenuto) e meno attenti alla politica, più inclini al “privatismo”. Gli elettori di Grillo sono più giovani, più interessati e attivi in politica, e provenienti in buona parte dal centrosinistra: un terzo di essi, nel 2008, si astenne, ma il 25% votò per il Pd e il 16% per l’Idv. La differenza è sostanziale: il voto al M5S è occupare spazi di democrazia, è politica. Il M5S ha riconquistato voti che erano probabilmente persi per la politica: nulla a che fare, quindi, con l’antipolitica, che è invece connaturata all’astensionismo. Semmai si può parlare di “antipartitismo”.
Il fenomeno è quindi principalmente, anche se non solo, una spina nel fianco del centrosinistra. Catalizza una disaffezione e organizza un nuovo civismo, e quindi non va né demonizzato né snobbato: serve aprire un confronto serio sui contenuti. Ciò è più facile a livello locale: perché non c’è, come a livello nazionale, un “uomo solo al comando” aggressivo e autoritario, ma ci sono giovani impegnati in battaglie civili degne di attenzione. Il programma spezzino del M5S contiene molti punti condivisibili, dalla lotta all’inquinamento all’impegno per il risparmio energetico e le fonti rinnovabili, dalla partecipazione alla concezione della politica come servizio e non come mestiere. Certamente i “grillini” sono stati votati più per le critiche che per le proposte. Ma è interesse di tutti che sappiano sviluppare la “pars construens”, interloquire con i partiti e trovare insieme ad altri le soluzioni, sempre complesse e mai semplici, ai problemi. E’ una prova del fuoco: praticare il potere dandosi obbiettivi concreti e non demagogici e, nel contempo, non farsi cambiare dal potere. Diventare un partito senza prendere i vizi dei partiti. Una bella sfida, a cui non possono che essere interessati i partiti del centrosinistra spezzino, che devono impegnarsi a loro volta a superare quei vizi. Il loro compito è certo combattere la demagogia sfascista dei Vaffa-Day ma anche confrontarsi con quel che c’è di buono nel M5S, e fargli “concorrenza” su temi come il rinnovamento della politica e la tutela dell’ambiente.
Un’ultima considerazione: il voto esprime anche un disagio sociale profondissimo. I partiti, se vogliono ridare dignità alla politica, devono in primo luogo ripartire dalla questione sociale e dalla vicinanza ai ceti più deboli. Tutti se ne occupano poco, M5S compreso. Per il centrosinistra significa fare definitivamente i conti con decenni di subalternità al neoliberismo, che lo hanno reso troppo simile ai suoi avversari.
Giorgio Pagano
Presidente dell’Associazione Culturale Mediterraneo
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