Napolitano è stato per me un maestro
Il Secolo XIX – 17 giugno 2011 – L’abbraccio popolare che Spezia ha riservato al Presidente della Repubblica conferma ciò che in tutta Italia avevano rivelato il 150° dell’Unità e il 2 giugno: Giorgio Napolitano è il custode e il garante dell’idea dell’Italia disegnata nella Costituzione, la figura di riferimento per tutti i cittadini in questi tempi travagliati. Ha questo ruolo simbolico per prestigio e autorità personali, sempre più riconosciuti. Che il Presidente sia il protagonista decisivo del dibattito pubblico e tenga in mano le redini della situazione è rassicurante, perché il rischio di un Paese senza timone è altissimo. La centralità del Quirinale non vale solo per un Governo in crisi ma anche per l’opposizione, che il Presidente ha stimolato, ricordando Antonio Giolitti, a essere “credibile, affidabile e praticabile”.
I miei ricordi di un comune percorso politico con Napolitano, che è stato per me un vero “maestro”, sono molti. Giorgio venne a Spezia, l’ultima volta, il 15 luglio 1990, a tenere un dibattito sul tema, a lui così caro, dell’Europa. Era ministro degli esteri del Governo ombra del Pci, già allora stimato in tutto il mondo. Io ero stato appena eletto segretario provinciale del Pci. Il dibattito era di domenica sera, per cui chiesi a un amico con la barca di portarci a vedere le bellezze delle nostre coste. Andammo alle Cinque Terre, poi davanti alla Palmaria, dove nuotammo. Discutemmo a lungo. Il Pci, nel 1989, con il crollo del muro di Berlino, era stato chiamato a cambiare nome, cosa che il segretario Occhetto fece. Ma anche a definire una nuova strategia: creare la sinistra “credibile, affidabile, praticabile”, come Napolitano diceva già allora. Occhetto, però, non lo fece, e tantomeno il socialista Craxi. Fu un disastro. La crisi attuale nasce in quegli anni: bipolarismo approssimativo, formazioni politiche nuove e aleatorie a destra e a sinistra, una classe politica incolta e inesperta. Certo, in questo caos meno male che c’è il Presidente: può aiutare la costruzione di un nuovo sistema politico. Ma per costruire un sistema occorre innanzitutto ricostruire le forze politiche, di destra (il popolo ha sconfitto il populismo) ma anche di sinistra.
Le lezioni di Napolitano sono tante. Alcune per tutti: il patriottismo costituzionale, ma anche la lotta all’impoverimento della politica. Conservo una sua lettera del luglio 2005, in risposta ai miei auguri per i suoi 80 anni, che richiama le parole di Thomas Mann: “Mai dovrebbe la politica separarsi dalla sua componente ideale e spirituale, dalla parte etica e umanamente responsabile della sua natura”. Preoccupazioni quanto mai attuali.
Una lezione è per la sinistra: dopo le amministrative e i referendum, ci sono tutte le condizioni per ritrovarsi in tanti in un grande partito ispirato ai valori e agli ideali di Napolitano e di Giolitti. L’antica storia della sinistra, comunista, socialista, laica e cattolica, può ricongiungersi con quella che stanno scrivendo le energie civiche e le nuove generazioni oggi protagoniste. Ha vinto una spinta antioligarchica, dal basso, spesso in polemica con i partiti così come sono. I partiti devono mettersi in gioco e aprirsi ad essa. Gli elettori di Pd, Sel, Idv sono già uniti, hanno chiesto che torni ciò che è mancato in questi anni: la sinistra.
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