Molti lettori mi hanno scritto dopo l’articolo sul waterfront. Un punto di discussione è la stazione crocieristica: la parte fondamentale del progetto, la prima che dovrebbe realizzarsi. Ci si interroga su caratteristiche, collocazione, ricadute.
Dobbiamo innanzitutto domandarci se la scelta di diventare un porto crocieristico è ancora valida. Per due anni l’Autorità Portuale si è persa nelle nebbie, mentre in Italia crescevano i porti di imbarco: sono diventati 11. C’è ancora spazio per il porto spezzino? In una recente iniziativa dell’Associazione Culturale Mediterraneo gli esperti hanno delineato uno scenario promettente: il turismo cresce su scala mondiale; il segmento crocieristico è il settore turistico in maggiore espansione nel mondo; il mercato delle crociere nel Mediterraneo si sviluppa di più che nei Caraibi; c’è un costante dinamismo del crocierismo in Italia: nel 2010 la crescita sarà del 5%; la stazione marittima spezzina ha grandi potenzialità. Il comprensorio ha fascino: “ Portofino e le Cinque Terre nel mondo sono più famose di Genova”, ha detto il direttore della Royal Caribbean Cruise; la città è apprezzata: è, rivela uno studio dell’aeroporto di Pisa, la quinta città “toscana” più conosciuta dagli americani, dopo Firenze, Pisa, Lucca e Siena; la nostra collocazione è strategica, con le mete toscane ed emiliane a limitata distanza. Tant’è che i crocieristi arrivano già oggi: 70.000 quest’anno, 90.000 nel 2011.
C’è poi il punto delle caratteristiche del porto crocieristico: sarà essenzialmente di transito e non di imbarco. E’ un punto importante, perché il nostro centro urbano non è idoneo ad ospitare un porto di imbarco. Vengono quindi meno le preoccupazioni legate al traffico: un porto di transito richiama i pullman per i crocieristi che si spostano, non le auto di chi parte e arriva. Va tenuto conto, inoltre, che i crocieristi potranno utilizzare, per le escursioni, anche i battelli e il treno. Verranno infatti potenziati il trasporto marittimo e quello ferroviario, attraverso un collegamento diretto tra Calata Paita e la nuova stazione passeggeri di Valdellora. La collocazione, quindi, è quella giusta.
Altro tema: una stazione marittima non può operare solo quando ci sono i crocieristi, va pensata come un luogo “aperto” alla città, in cui accogliere un’ampia gamma di attività, servizi, eventi. E’ un altro punto ben risolto: l’area dedicata alle crociere sarà il principale punto di attrazione del waterfront.
Infine, anche se è un punto che non riguarda direttamente il progetto: come massimizzare l’impatto sulla nostra economia dell’arrivo delle navi? Una parte dei crocieristi non fa escursioni e si ferma nella città, spendendo -secondo uno studio europeo- tra 80 e 100 euro a testa. Perché accada anche a Spezia va migliorata l’accoglienza e l’offerta enogastronomica, commerciale, culturale. Sapendo che il popolo delle crociere cambia e che è sempre più giovane: gli “under 34” sono un terzo. Ma senza illuderci troppo sui vantaggi immediati. L’importante è che la pur fugace esperienza di transito costituisca l’occasione per un soggiorno successivo, più completo. Insomma, se l’esperienza è positiva si tende a tornare. Una città davvero turistica deve mirare a questo.
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