Subito la “fascia” tra porto e quartieri
Il Secolo XIX – 28 marzo 2010 – Ho letto dell’inaugurazione del ponte mobile sulla darsena di Pagliari-Fossamastra, che ha seguito il festeggiamento dell’ingresso dell’acqua nella darsena. Presto nell’area si insedieranno le imprese della nautica, e un vecchio sogno, frutto del Piano Strategico e del Piano Urbanistico e recepito dal Piano Regolatore Portuale, prenderà corpo. Ci sono voluti quasi sei anni di lavori -l’avvio risale al dicembre 2004- con una forte collaborazione tra più soggetti, Autorità Portuale, Comune e società Antoniana, e una spesa di quasi 10 milioni.
L’ipotesi progettuale nacque, inizialmente, per il trasferimento della Marina di Fossamastra, che i piani di sviluppo del porto prevedono di destinare a nuove banchine. Poi si decise di utilizzare la darsena per attività della nuova vocazione della nautica, e di ricollocare le Marine di Fossamastra e del Canaletto sulla costa: parte nella nuova Marina del levante, sbocco a mare della darsena, da realizzare tra i moli Pagliari e Enel, e parte nel porticciolo Mirabello. Il distretto nautico occuperà in futuro anche le aree contigue delle ex casermette.
L’obbiettivo non è solo economico, è la riqualificazione ambientale del levante, il riassetto urbano di una parte di città cresciuta in modo spontaneo e sulla quale si sono riversate le maggiori contraddizioni del rapporto tra sistemi abitativi, insediamenti produttivi e strutture portuali. L’obbiettivo è far sì che Fossamastra e Pagliari non siano più periferie retroportuali e marginali, ma quartieri con insediamenti produttivi compatibili, servizi, verde, legame con il mare. Finora, per l’opposizione dell’Enel, non si è riusciti a ricollocare il carbonile della centrale, ma i containers vicini alle case devono trovare posto altrove. Così come le colline delle discariche devono essere bonificate. Ed è importante che anche Ruffino abbia sia uno sbocco a mare che un’area verde.
Ora, finalmente, sembra si stia per passare alla fase attuativa del PRP. Si pensi a queste date: nel giugno 2001 l’Autorità Portuale presentò la sua proposta (inaccettabile) di Piano; nel dicembre 2001, in soli sei mesi, il Comune approvò l’intesa con l’A.P che portò rapidamente alla redazione del nuovo Piano; solo nel dicembre 2006 la Regione approvò il Piano, nel frattempo vagante nei vari Ministeri. E da allora? Possibile che nessuno spenda una parola autocritica per le scelte sbagliate fatte nel 2005 per il vertice dell’A.P., alla radice del tempo perduto?
Ora quel che conta è non perderne ancora, e quindi rispettare le prescrizioni date dalla Regione nel 2006 e confrontarsi con il previsto tavolo di rappresentanza sociale e istituzionale per seguire le fasi attuative. Occorre cominciare dalla fascia di rispetto porto-quartieri e dalle misure di mitigazione ambientale, anche per costruire quella fiducia che rafforzerà il consenso alle trasformazioni previste dal PRP.
Gli interventi del PRP vanno integrati con le opere che il Comune realizzerà con 15 milioni di finanziamenti comunitari: aree verdi a Fossamastra, Pagliari e Canaletto (nell’ex Malco), collegamenti ciclopedonali, recupero dell’ex deposito ATC per attività sia legate al Centro fieristico che di svago ed aggregazione, e così via.
Un’ultima notazione: i finanziamenti comunitari per la darsena arrivarono tramite la Giunta Biasotti, quelli per il levante tramite la Giunta Burlando. Ma il merito è della città, che li ha conquistati vincendo dei bandi, grazie alla sua capacità progettuale.
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