L’ allarme che sale dai porti del Mediterraneo
Il Secolo XIX – 7 febbraio 2010 – Il futuro di Spezia e delle città marittime è nel Mediterraneo, un mare che ha acquisito negli ultimi anni una nuova centralità nel mondo: è il naturale punto di arrivo e di transito delle merci dell’Estremo Oriente. Questa centralità non va dispersa, oggi che è messa a dura prova dalla crisi e dalla competitività dei porti del nord Europa. Il loro primato assoluto non è mai venuto meno: sono svantaggiati geograficamente ma più efficienti. Se il divario aumenta, il Mediterraneo perderà il ruolo acquisito.
Il Mediterraneo sta cambiando anche al suo interno: crescono, infatti, i porti dell’area nordafricana. E’ un fatto che va valutato positivamente, e che deve spingere i porti italiani a costruire relazioni produttive con questa realtà emergente. A tal fine serve una loro strategia comune, che trasformi la sommatoria di scali vecchi e inadeguati in un sistema portuale integrato e moderno.
Si è discusso di questi temi in un incontro promosso dall’Associazione Culturale Mediterraneo insieme alla rivista Limes, relatori i presidenti di alcune Autorità Portuali e rappresentanti di imprese del settore. Dal confronto è emerso un dato di fondo: la portualità italiana attraversa una fase negativa. Abbiamo ascoltato parole preoccupate, al limite dello scoramento. Non sono mancate le proposte, quelle di sempre: investimenti, infrastrutture, ferrovie e dogane che funzionino. E una proposta coerente con il federalismo: l’autonomia finanziaria dei porti, attraverso un meccanismo che lasci alle A.P. una quota, pur minima, del gettito Iva generato dai traffici. La riforma dei porti, che si discute fin dal 2002, dovrebbe dare un segnale di attenzione nuovo, ma rimane sempre incagliata: il Ministro Tremonti è contrario ad ogni forma di autonomia finanziaria. Da qui l’allarme che sale dalle banchine e la volontà di battersi per voltare pagina. Appello accolto dai promotori dell’incontro: Limes dedicherà un suo numero proprio a questi temi.
Il 31 gennaio ho letto sul Secolo locale un’intervista al senatore Grillo, con al centro la difesa della riforma e un attacco all’incontro spezzino. Capisco la difesa, anche se penso che la legge sia perfettibile, soprattutto perché non dà il giusto ruolo ai Comuni. Non capisco, invece, l’attacco, che è frutto di un’incomprensione dello spirito dell’incontro. Intanto Grillo, come sempre, è stato invitato. Circa l’esito, mi sembra in sintonia con le posizioni di Grillo, che in un’intervista al Secolo nazionale del 30 gennaio, intitolata “Questo Governo non capisce la portualità”, criticava l’esecutivo di “insensibilità” e attaccava senza fronzoli Tremonti. Se queste sono le sue idee, ci sono le condizioni per un’iniziativa comune con il mondo dei porti, le forze sociali e l’opposizione. Mediterraneo, nella sua autonomia di associazione aperta e plurale, darà il suo contributo di idee. Perché il rilancio dei porti andrebbe a beneficio delle comunità locali, sotto il profilo economico e sociale.
Circa la critica alla mia Giunta per aver inserito il golfo nei siti da bonificare complicando così i dragaggi, devo precisare che noi chiedemmo, con largo consenso, di inserire le colline di Pitelli. Fu poi il Governo a inserire anche il golfo, perché anch’esso, per motivi diversi, inquinato. Il problema è che i Governi non hanno stanziato le risorse sufficienti per le bonifiche. E comunque: in nessun caso i dragaggi oggi si potrebbero fare come una volta, gettando i fanghi al largo. Per fortuna, aggiungo.
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