Presentazione di “Tra utopia e realismo. Appunti sul Sessantotto” – Venerdì 27 Settembre ore 18 – Massa – Biblioteca Diocesana, dialogo tra Giorgio Pagano e Carmine Mazzacappa
20 Settembre 2024 – 09:34

Presentazione di
“Tra utopia e realismo. Appunti sul Sessantotto”
Venerdì 27 Settembre ore 18
Massa – Biblioteca Diocesana
dialogo tra Giorgio Pagano e Carmine Mazzacappa
Presentazione di “Tra utopia e realismo. Appunti sul Sessantotto” – Venerdì 27 Settembre ore 18 …

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Riflessioni sulla politica e il potere

a cura di in data 26 Settembre 2024 – 20:14

La Spezia, 24 febbraio 2024, manifestazione per la Pace
(foto Ercole Buoso)

Città della Spezia, 25 febbraio 2024

La lettura dei quotidiani, in questi giorni, mi ha portato a ritornare alla riflessione sulla politica e sul potere, che mi accompagna – e mi porta continuamente a interrogarmi – da tanti anni.

IL TERZO MANDATO E L’”IMPERIO INFINITO”
Una prima questione è quella dello scatenamento dei presidenti delle Regioni e di tanti sindaci per il terzo mandato. Posso capire che il tema sia stato posto per i piccoli Comuni: il terzo mandato dei sindaci è già previsto dal 2014 per quelli fino a tremila abitanti e dal 2022 per i Comuni sotto cinquemila. Ma per le Regioni e i medi e grandi Comuni, in un quadro di costituzionalismo democratico, il cui cuore è quello di scongiurare la concentrazione del potere e l’”imperio infinito”, il divieto è ineccepibile. Anche se viviamo in un sistema eccentrico, per cui basta una legge regionale, come ha fatto il Veneto nel 2012, per decidere che il limite dei due mandati si applica a partire dalla consiliatura successiva. Tant’è che il presidente Zaia sta attualmente svolgendo il terzo mandato e vorrebbe farne un quarto.
Il divieto è ineccepibile perché si tratta di amministratori scelti con elezione diretta e dotati di un grande potere. Una sentenza della Corte Costituzionale del 2023 è chiarissima:
“Il limite ha lo scopo di tutelare il diritto di voto dei cittadini impedendo la permanenza per periodi troppo lunghi che possono dar luogo ad anomale espressioni di clientelismo; serve a favorire il ricambio ai vertici dell’amministrazione locale ed evitare la soggettivizzazione dell’uso del potere dell’amministratore locale”.
La questione dell’elezione diretta è decisiva. Tuttavia concentrare il potere troppo a lungo non andava bene nemmeno prima, quando i sindaci erano eletti dopo laboriose trattative dei consigli comunali, che avevano un grande potere oggi perduto. Sono stato per alcuni anni il segretario provinciale del principale partito della sinistra (PCI, poi PDS) e potrei raccontare tante strenue battaglie politiche che ho condotto per sostituire sindaci che c’erano da troppi anni, e che erano ormai logorati. Quando riuscivamo a cambiarli l’elettorato ci premiava, quando non ci riuscivamo erano batoste. Questo per dire che il gioco non vale la candela: i cittadini oggi seguono molto meno la politica, ma certamente stupidi non sono e prima o poi il deterioramento delle situazioni lo colgono.
Spero, dunque, che almeno questa volta – come pare – vinca l’idea dell’avvicendamento del potere, della circolarità dell’esercizio del potere. Altrimenti avremo nuovi satrapi e cacicchi, con tutto ciò che si portano dietro: il clientelismo di cui ha scritto la Corte, il familismo, il conflitto di interessi. Capisco che una dose di professionismo politico sia utile, e che in politica non ci si possa improvvisare. Io stesso sono stato un professionista della politica. Ma non bisogna esagerare e non bisogna trasmettere l’idea di confondere il mezzo con il fine. Il fine – gli ideali per chi ce li ha – non è il potere. Serve una “cultura del limite”. E cambiare vita, pur continuando ad avere un fine, non può fare che bene.

LA LIBERTA’ DI COMMETTERE ABUSI E ARBITRI
Cattivi ministri della Giustizia ne abbiamo avuti tanti, ma Carlo Nordio, l’attuale, li ha battuti tutti. L’abrogazione del reato di abuso di atti d’ufficio è infatti un grave vulnus per la democrazia, purtroppo approvato nel disinteresse quasi generale. La democrazia è basata sul rispetto delle regole e della legge, cui tutti devono soggiacere. La loro inosservanza deve essere sanzionata, con particolare riguardo alle prevaricazioni e agli abusi dei pubblici ufficiali, sempre possibili in chi esercita il potere. Con la “riforma” – parola nobile che non può più essere usata da molti anni, perché il suo significato originario è stato stravolto – un sindaco se la passerà liscia se rilascerà concessioni edilizie illegittime, se affiderà un appalto a trattativa privata nel caso in cui la legge prevede la gara pubblica, se revocherà l’incarico a un dirigente perché suo avversario politico, e così via. E’ una licenza indiscriminata di commettere impunemente abusi e arbitri al fine di avvantaggiare se stessi o il proprio clan (non si può parlare di partiti perché da tempo non ne esistono più).
So bene che fare l’amministratore comporta dei rischi. Ma bisogna studiare e cercare bravi collaboratori per evitare i rischi, non aggirare il problema. Io ho amministrato la città per quindici anni – cinque da assessore e vicesindaco, dieci da sindaco – e non ho mai avuto né una condanna né un avviso di garanzia. Perchè studiavo la notte e cercavo di circondarmi di dirigenti capaci. Tra l’altro, all’inizio, tutto ciò che oggi è approvato dai dirigenti veniva approvato dalle Giunte Comunali: interminabili sedute in cui approvavamo atti di cui eravamo responsabili anche penalmente. Ma allora non passava nella testa di nessuno di abolire i reati. L’Italia era considerata “la patria del diritto” e anche, in una certa fase, dei bravi amministratori locali. Ma ora? Al posto del rischio dell’avviso di garanza ai sindaci per bene, che saprebbero comunque difendere il proprio onore nei processi, non abbiamo purtroppo il rischio dell’impunità per gli affaristi che affollano il sottobosco della politica e dei loro alleati nella pubblica amministrazione?

La Spezia, 24 febbraio 2024, manifestazione per la Pace
(foto Ercole Buoso)

I REDDITI TROPPO ALTI DI TANTI POLITICI
I giornali recentemente hanno scritto della crescita vertiginosa dei redditi di Matteo Renzi, che fa dell’ex segretario del Pd il più ricco contribuente tra i membri del Senato. I redditi in questione sono il frutto di attività strettamente legate al ruolo politico di Renzi.
Mi sono chiesto se sia giusto prendersela solo con il politico di Regnano sull’Arno, e sono arrivato alla conclusione che no, non è giusto. Perché il problema riguarda quasi tutta la politica, a destra come a sinistra (salverei il M5S, con esclusione di alcuni suoi transfughi). Molti politici si sono arricchiti, hanno cambiato il loro stile di vita e oggi concentrano l’impegno per conservare e aumentare i loro privilegi.
Il meccanismo delle “porte girevoli”, come è stato definito, consente il passaggio da una posizione dirigente sul piano politico a una posizione dirigente in ambito economico, o finanziario, o “culturale” di un certo tipo. Tanti tra i massimi dirigenti della cosiddetta sinistra, sia italiana che europea, hanno fatto così: da Blair a Schroeder, fino a D’Alema.
Lo storico Paolo Favilli ha rilevato quanto sia radicale il cambiamento rispetto al passato:
“I dirigenti del PCI, anche i più alti, avevano uno stile di vita sobrio determinato da un reddito che restava modesto. Nei volumi a carattere autobiografico di Giorgio Amendola si possono trovare episodi di scontro tra operai e l’importante dirigente del partito, risolti con il confronto tra le rispettive buste paga, un confronto che dimostrava la dimensione esigua, e dunque accettabile anche per un comunista, della disuguaglianza. Dopo la fine della cosiddetta ‘prima Repubblica’ le cose sono cambiate ed anche gli stili di vita degli alti dirigenti politici. I confronti sulle buste paga narrati da Amendola sarebbero oggi assai imbarazzanti, e non a caso non se ne fanno più”.
Posso confermarlo: il mio stipendio è sempre stato quello medio dei metalmeccanici. Anche per questo gli operai, con i quali passavo gran parte della mia giornata, mi accettavano e mi stimavano come “dirigente del movimento operaio”, anche quando mi criticavano.
Non basta dunque esprimere riprovazione per Renzi. Il problema è la società neoliberista, è l’economia neoliberista, è la politica neoliberista che ha voluto questa società e questa economia e che oggi, di fronte ad esse, conta poco o nulla, ma in compenso guadagna molto. E’ la “nuova normalità”.

CON I CAFONI DEL MONDO GLOBALE
Un articolo dello storico Mario Ricciardi mi ha portato a leggere un testo che non conoscevo. L’autore è il grande scrittore Ignazio Silone, espulso dal PCI stalinista negli anni Trenta con false accuse, poi approdato nelle fila socialiste e socialdemocratiche. Il testo è un saggio scritto nel 1954 per alcune conferenze promosse dall’Associazione per la libertà della cultura, che Silone avrebbe tenuto in diverse città italiane. Leggiamo un brano:
“Dalle classi alte il nichilismo si è propagato su tutta la superficie sociale. L’epidemia non ha risparmiato i quartieri popolari. Universale è oggi il culto nichilista della forza e del successo”.
“A colpire Silone – nota Ricciardi – non è tanto che a esaltare la forza e il successo come valori ultimi che guidano l’azione umana e l’organizzazione della società siano gli esponenti dei ceti dominanti, o gli intellettuali di una certa destra. Questo era, ed è, normale. A turbarlo è invece il fatto che il nichilismo si sia fatto strada tra chi aveva creduto ai ‘miti politico sociali’ del diciannovesimo secolo e che, dopo due guerre mondiali, ha perso la bussola, e vive una condizione di incertezza e di ambiguità morale che non riesce a risolvere. Anche su costoro, che sono stati ‘compagni’ per Silone, ha fatto presa l’idea che il bene, il giusto, o il vero coincidano con il proprio interesse personale”.
A quasi settanta anni dalla pubblicazione del testo della conferenza, il tema che pone Silone è ancora attuale:
“Ciò che definì la nostra rivolta fu la scelta dei compagni. Fuori dalla chiesa del nostro borgo c’erano i cafoni. Non era la loro psicologia che ci attirava, ma la loro condizione”.
Oggi il nostro borgo è il mondo globale. E i cafoni che devono attirarci sono dappertutto. In Italia, in Russia, in Ucraina, in Israele, in Palestina, in Africa, sulle coste del Mediterraneo. Come ho detto ieri concludendo a nome della Rete spezzina Pace e Disarmo la grande e bella manifestazione per la Pace che si è tenuta in città “dobbiamo sintonizzarci di più, molto di più, con tutte le sofferenze” del mondo. Con i cafoni del mondo globale. Come diceva Silone non sono la forza o il successo a giustificare l’azione di un uomo – o le politiche di un governo – ma il rispetto della giustizia, l’amore per la verità, l’impegno per la Pace e contro tutte le guerre. Penso che tutto ciò abbia a che fare con che cosa sono oggi la politica e il potere. E anche con cosa è oggi la sinistra.

Le fotografie sono state scattate da Ercole Buoso alla manifestazione per la Pace del 24 febbraio 2024 alla Spezia.

lucidellacitta2011@gmail.com

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