Presentazione di “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello – Giovedì 19 dicembre 2024 ore 17 a Porto Venere – Ristorante La Marina Calata Doria
15 Dicembre 2024 – 19:29

Presentazione di
“Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”
di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello
Giovedì 19 dicembre 2024 ore 17
Porto Venere – Ristorante La Marina Calata Doria
I due …

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Manifestazione “Israele-Palestina: Fermiamo la violenza, riprendiamo per mano la pace”

a cura di in data 21 Ottobre 2023 – 10:18

Manifesto

La Spezia, 19 ottobre 2023

Il presidio “Se vogliamo la pace prepariamo la pace” di lunedì 23 ottobre alle ore 17:30 in piazza Mentana, promosso dalla Rete spezzina Pace e Disarmo, sarà dedicato alla questione israelo-palestinese ed allargato alle altre associazioni proponenti. La manifestazione “Israele-Palestina: Fermiamo la violenza, riprendiamo per mano la pace”, facendo proprio l’appello della Rete Italiana Pace e Disarmo, intende così denunciare l’orrore per quanto sta avvenendo, affermare il ripudio di ogni forma di violenza e testimoniare vicinanza umana e solidale verso tutti coloro che in questi giorni stanno subendo sofferenze e crudeltà disumane.

Condanniamo con forza ogni forma di terrorismo e ogni crimine di guerra contro la popolazione civile. L’attacco efferato di Hamas ha già provocato 1300 morti accertati, fra cui donne e bambini, il rapimento di quasi 200 civili e migliaia di feriti nel campo israeliano, e la rappresaglia di Israele ha già provocato la morte di 3000 palestinesi, l’assedio totale della striscia di Gaza, mentre sono 500 tra sanitari e ricoverati i morti nell’attacco all’Ospedale di Gaza.

Siamo di fronte ad una escalation di violenza e di rischio di espansione del conflitto armato all’intera regione dove la popolazione civile, le democrazie e la costruzione di convivenza pacifica sono le vere vittime. Tutti devono attenersi al rispetto del diritto umanitario internazionale. Non si può imporre, come sta facendo il governo israeliano, un assedio totale sottoponendo la popolazione palestinese della striscia di Gaza a bombardamenti continui, togliendo luce, acqua, cure sanitarie e cibo ad oltre due milioni di persone.

Se non si riesce a fermare questa ondata, non vi saranno frontiere e barriere al terrorismo e alla guerra. Dobbiamo esigere che i governi nazionali, l’Unione europea e il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite mettano in campo tutte le risorse necessarie per fermare le operazioni militari, per la liberazione degli ostaggi e per l’assistenza umanitaria alla popolazione civile, evitando un altro esodo e nuovi profughi che si andranno ad aggiungere a quelli che da 75 anni vivono nei campi profughi della regione.

Oggi l’unica bandiera che dobbiamo portare è la bandiera della pace. Occorre che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite convochi una conferenza internazionale di pace per riconoscere lo Stato di Palestina come membro pieno dell’Assemblea delle Nazioni Unite, con confini certi, con piena sovranità e responsabilità, sulla base di quanto accordato tra le parti con gli Accordi di Oslo e riconosciuto dalle Risoluzioni delle Nazioni Unite che dall’inizio del conflitto hanno impostato il quadro legale nella soluzione dei “due stati per i due popoli” con Gerusalemme capitale condivisa. Questa è la strada della pace giusta, della convivenza tra i due popoli, della pacificazione del Medio Oriente. Non è più possibile lasciare una popolazione senza patria ed uno stato che continua ad espandere i propri insediamenti illegali, mentre crescono odio, violenza e terrore.

Rinnoviamo il nostro impegno a costruire il dialogo e il rispetto reciproco tra israeliani e palestinesi, soprattutto in questo difficile e doloroso momento, per dimostrare che la pace e la convivenza sono ancora possibili e l’unica strada per la sicurezza comune.

Associazioni proponenti: Afap, Afrodite, Anpi, Arci, Auser, Buon Mercato, Cgil, Federconsumatori, Legambiente, Libera, Associazione culturale Mediterraneo, Rete spezzina Pace e Disarmo, Uds, Uisp.

 

Intervento di Giorgio Pagano, coportavoce Rete spezzina Pace e Disarmo

Tante sono le iniziative che si stanno realizzando nelle città italiane e del mondo per dire basta a questa ennesima guerra, per evitare che, dopo il terrore seminato da Hamas, trionfi definitivamente la vendetta di Israele sulla popolazione civile di Gaza, dove 2,3 milioni di persone sono imprigionate senza più cibo, servizi sanitari, abitazioni, acqua: un disastro umanitario che va fermato. I morti palestinesi sono già oltre 5 mila, di cui oltre 2 mila bambini.

Soltanto il riconoscimento di eguale dignità ed eguali diritti per tutti può aprire la strada per la riconciliazione e la pace.

Il 27 ottobre saremo nuovamente nelle piazze italiane, anche nella nostra città, per ribadire le ragioni dell’appello «Fermiamo la guerra, riprendiamo per mano la pace», condividendo l’invito di papa Francesco e l’iniziativa di Amnesty International e dell’Associazione delle ong italiane di cooperazione e di solidarietà.
Impegniamoci per essere in tanti in questo percorso, difficile e doloroso per tutti, di ricomposizione e di ricostruzione di convivenza, di diritti e di democrazia ma che ci deve unire tutti quanti sotto la bandiera della pace.

Non possiamo assistere impotenti a una deriva bellicista che rischia di fare pagare a tutti un prezzo troppo alto: ai palestinesi, agli israeliani e a noi tutti. Il numero delle vittime civili palestinesi può diventare incalcolabile. La deriva bellicista porta al rischio, a cui siamo molto vicini, di allargare il conflitto, fino a creare nel Medio Oriente una situazione incontrollabile per la pace nel mondo. Il conflitto israelo-palestinese va risolto alla radice, con la politica: altrimenti porta a “incendiare il mondo”, come ha scritto nel suo testamento, la novella “Il Terzo Tempio”, lo scrittore israeliano Abraham B. Yehoshua.

Il terrorismo nelle operazioni di Hamas va sconfitto e messo in condizioni di non nuocere più, ma proprio per questo è un errore gravissimo non distinguere tra civili e terroristi. L’esperienza insegna che le armi, anche le più sofisticate, non bastano per vincere il terrorismo: occorre riuscire a isolarlo dalla maggioranza della popolazione palestinese, che non è terrorista e a cui va offerta una prospettiva di uscita dalla guerra e dalle sue tragiche conseguenze. La guerra deve lasciare il passo alla politica e alla capacità di costruire soluzioni positive.

Non sarà la distruzione di Gaza e l’accanimento contro la sua popolazione a sconfiggere il terrorismo e a portare la sicurezza di Israele. Il seme della vendetta è un seme avvelenato che non va raccolto se non si vuole andare a una guerra senza più limiti e barriere.
Esigere, con tutti i mezzi della diplomazia e della politica, che Israele tolga l’assedio alla popolazione di Gaza e, nella sua azione di difesa, rispetti il diritto internazionale e umanitario, non è un’azione contro Israele ma, al contrario, è la migliore azione che si possa fare per salvare Israele.

Noi, cittadini per la pace, ci rivolgiamo al Parlamento e al Governo italiano – in sintonia con quanto affermato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite e a sostegno dell’UNRWA e delle organizzazioni umanitarie presenti a Gaza – affinché si impegnino in ogni sede europea e internazionale per interrompere la spirale di violenza in Medio Oriente.
Gli obiettivi sono chiari:
Fermatevi!
Cessate il fuoco per arrestare le perdite di altre vite umane
Protezione prioritaria della popolazione civile, assicurando la disponibilità di acqua, energia, assistenza sanitaria e quindi l’accesso a Gaza di aiuti umanitari
Liberazione degli ostaggi e dei prigionieri
Rispetto del diritto internazionale e umanitario
Convocazione di una conferenza internazionale di pace sotto l’egida e la garanzia dell’Onu, per risolvere il conflitto israelo-palestinese partendo dalle precedenti risoluzioni dell’Onu per “due popoli, due Stati”.
Bisogna ripartire dalla questione di fondo: se non si riconosce lo Stato palestinese il popolo palestinese è un popolo disperato e senza una patria, e Israele non è sicuro; per dar vita a uno Stato palestinese Israele deve de-occupare e de-colonizzare. Bisogna affrontare le cause alla radice, altrimenti il regime coloniale andrà avanti e – dobbiamo saperlo – la Cisgiordania diventerà come Gaza. E non ci sarà mai pace.

Occorre la capacità di andare oltre la reazione immediata agli attentati e alle reazioni che ne sono seguite per costruire una pace duratura. La pace non può essere la vittoria o la supremazia militare di una parte sull’altra. Le vendette e le punizioni collettive non portano a nessuna soluzione politica.
Molto spetta a noi, comunità internazionale, società civile, cittadini per la pace.
Le due parti, anche per la debolezza delle loro classi dirigenti, non ce la possono fare da sole. E’ la comunità internazionale che deve dare una nuova possibilità ai due popoli.
Serve una grande mobilitazione popolare per la pace. La guerra è sempre un orrore, i “buoni” non ci sono.
La filosofa americana Judith Butler, ebrea, ha detto, in queste ore, parole molto sagge:
“Dobbiamo chiederci perché la nostra indignazione è riservata ai civili israeliani. Io sono ebrea e quando gli ebrei vengono ammazzati il mio cuore si spezza. Quando sento che questo è stato il più grave attacco a qualsiasi gruppo di ebrei dalla seconda guerra mondiale sono sconvolta. Non si può dubitare del mio dolore. Ma se dovessi rimanere dentro la mia indignazione di ebrea senza vedere la devastazione che Gaza ha subito restringerei la mia visione e fallirei nella comprensione del quadro completo.
Se non vogliamo più assistere a una simile violenza dobbiamo chiederci cosa c’è bisogno di fare per eliminarla per sempre. La risposta non è lo sterminio degli abitanti di Gaza o la loro espulsione in Egitto, come pensano alcuni leader di Israele. La risposta è liberare i palestinesi dall’occupazione e trovare una forma di coabitazione politica che permetta alle persone, a tutte le persone, di vivere con uguaglianza, libertà e giustizia. Solo una soluzione di democrazia radicale può mettere fine alla violenza”.

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