“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi – Presentazione a Luni sabato 14 ottobre ore 17.30
““Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista””
di Dino Grassi
Presentazione a Luni sabato 14 ottobre ore 17.30
locali della Sezione ANPI (via Luni 31)
Il libro di Dino Grassi “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” sarà presentato sabato 14 ottobre alle ore 17,30 nei locali della Sezione ANPI di Luni (via Luni 31), per iniziativa della Sezione.
Dopo i saluti del presidente della Sezione Francesco Pietrini e dell’assessore alla cultura del Comune di Luni Patrizia De Masi interverrà Marco Lorenzo Baruzzo del Circolo Pertini, che dialogherà con Giorgio Pagano, curatore dell’opera.
Dino Grassi (1926-2023) è stato un operaio del Cantiere del Muggiano alla Spezia, per oltre dieci anni segretario della Commissione Interna. Fu poi consigliere regionale del PCI, assessore comunale a Sarzana e assessore provinciale.
Il libro è stato pubblicato da ETS edizioni nell’ambito della collana “Verba manent”, dedicata alle storie di donne e uomini testimoni del loro tempo, spesso impegnati a costruire un mondo più giusto e solidale.
La “memoria” annota la vita lavorativa di Grassi al Cantiere del Muggiano tra il 1940 e il 1980 del secolo scorso. Dai ricordi che mette su carta emerge l’esperienza di una persona, ma anche della comunità che lo accoglie, investita dai grandi eventi storici: il 25 luglio e l’8 settembre 1943; gli scioperi del 1944 e la Resistenza; la ricostruzione del paese e la rottura dell’unità sindacale; la restaurazione degli anni Cinquanta, la caduta del mito di Stalin, la progressiva riscossa operaia dai primi anni Sessanta, l’Autunno caldo e la successiva sconfitta. Alla Spezia, lungo il decennio che va dai primi anni Sessanta ai primi anni Settanta, fu epica la lotta per la salvezza del Cantiere del Muggiano.
La pubblicazione della “memoria” è stata curata da Giorgio Pagano, autore di un’intervista a Grassi e di una Postfazione che completano il libro.
In una fase di rimozione delle vicende del proletariato industriale, la “memoria” di Grassi, insieme all’intervista, ci invitano a indagare le storie di fabbrica e a recuperare la ricchezza politica e culturale allora prodotta, affinché non vada perduto un patrimonio che ancora ci può essere utile.
Il libro di Dino Grassi “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” è stato presentato con successo anche a Luni, per iniziativa della Sezione ANPI e del Comune.
Il presidente della Sezione ANPI Francesco Pietrini ha ricordato Dino Grassi “come una persona di grande moralità: non aveva studiato, ma era un faro”. L’assessore alla cultura del Comune di Luni Patrizia De Masi, dopo aver evidenziato il pregio del libro, che “intreccia storia della dimensione individuale e storia collettiva”, si è soffermata sulla “questione operaia” come “questione ancora attuale”. Marco Lorenzo Baruzzo, del Circolo Pertini, si è interrogato “sui cambiamenti del mondo operaio” e sulla “difficoltà di rappresentarlo da parte dei partiti progressisti”.
“Dino Grassi sostiene che il mondo del lavoro è stato abbandonato – ha spiegato Giorgio Pagano, curatore dell’opera – e ha sostanzialmente ragione. Su come reagire all’abbandono, il tema è complesso. Il mondo del lavoro è cambiato e cambierà ancor più profondamente in futuro. Ci sarà sempre più una grande varietà di forme di impiego, di livelli retributivi, di orari, di configurazione di luoghi di lavoro, di situazioni assicurative e pensionistiche. Ci saranno ‘nuovi’ lavoratori della conoscenza e ‘nuovi’ operai. Con il rischio che si sviluppi il processo in atto di forte diseguaglianza tra chi sta in alto e chi sta in basso. L’unità di questo mondo non può che essere, come sempre nella storia, una costruzione culturale, sociale, politica, creata dal basso e dall’alto. Con l’obiettivo di dare valore economico, sociale, professionale a tutti i lavori e di realizzare un percorso di libertà del lavoro e nel lavoro. Qualcosa può sempre cambiare nel vissuto e nella testa delle persone, e anche nel modo di essere dei sindacati e dei partiti. La storia del lavoro non è finita, può ricominciare. Sabato 7 ottobre, a Roma, c’erano 200 mila lavoratori, nella più grande manifestazione da dieci anni a questa parte. E’ la dimostrazione che la storia del lavoro non è finita, può ricominciare”.
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