Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi, Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
14 Novembre 2024 – 21:22

Presentazione di
“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi
Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
Massa, Palazzo Ducale – Sala della Resistenza
Il libro di Dino Grassi “Io …

Leggi articolo intero »
Crisi climatica e nuove politiche energetiche

Economia, società, politica: anticorpi alla crisi

Quale scuola per l’Italia

Religioni e politica

Ripensare il Mediterraneo un compito dell’Europa

Home » Il Secolo XIX nazionale, Rubrica Le idee

La Spezia tra violenza e complicità. Il ruolo di industria militare e Marina

a cura di in data 29 Novembre 2022 – 22:49

Il Secolo XIX Nazionale, 27 ottobre 2022

La marcia su Roma fu un colpo di Stato che segnò l’inizio della dittatura fascista e rese possibile un progetto autoritario già pensato in precedenza. Fin dal giugno 1919 negli ambienti nazionalisti e militari si ipotizzò un colpo di Stato contro il sistema parlamentare e l’avanzata dei socialisti. L’ambasciatore inglese, raccontando il complotto al ministro degli Esteri, scriveva di “un fondo di 12 milioni di lire sottoscritto dagli industriali della Lombardia, della Liguria e del Piemonte”.
La storia della Spezia, piazzaforte militare, è emblematica: una larvata dittatura militare fu anticipata già durante la Grande Guerra, quando il Consiglio Comunale fu sciolto per tre anni e il comandante in capo della Marina ebbe tutti i poteri. La regia fu delle forze, legate all’industria militare e alla Marina, che sostennero poi il fascismo. I proprietari dell’Ansaldo e della Cerpelli finanziarono, nel 1919, il giornale locale “Il Tirreno”. Un editoriale del 13 aprile 1920 invocò apertamente la dittatura militare:
“Ed ecco lanciata la grande parola. Un generale! È la dittatura militare. […] A mali estremi, rimedi estremi. Oggi ogni dottrina, ogni ragione di parte cessa davanti alla necessità della salvezza comune”.
Le voci di un colpo di Stato si diffusero nuovamente nell’ottobre 1920.
Fu in questo clima che il fascismo si sviluppò. La svolta fu dopo l’insurrezione vittoriosa contro lo “sciopero legalitario” del 1° agosto 1922, che vide a Genova le manifestazioni più violente, finanziate dagli armatori. La questione era ormai “come conquistare il potere”.
Il piano d’azione per la marcia su Roma fu stabilito per la prima volta a Bordighera, il 18 ottobre 1922. Un’altra riunione preparatoria si tenne a Torre Pellice: qualcuno dice proprio per la vicina presenza del generale dell’Esercito Armando Diaz, che pure non vi partecipò direttamente.
Alla Spezia l’unico caso di scontro tra fascisti e militari avvenne nella notte tra il 17 e il 18 ottobre a San Terenzo di Lerici. L’episodio fu raccontato da un alto ufficiale di Marina, l’ammiraglio Vittorio Tur, in una memoria del 1939. Tur fece immediatamente insediare una commissione mista militari-fascisti, che stabilì che “coloro i quali avevano compiuto l’atto deplorevole a San Terenzo potevano essere comunisti travestiti da fascisti”. Nella memoria, scritta in terza persona, Tur raccontava il suo filo diretto, in quei giorni, con Mussolini e concludeva:
“Il giorno dopo il Comandante Tur riusciva a far organizzare una imponente dimostrazione che si recava all’Arsenale ad inneggiare alla Marina. La musica della Marina, in precedenza preparata in Arsenale, ne usciva suonando Marcia Reale e Giovinezza, mentre dai dimostranti partivano potenti grida di Viva il Re! Viva Mussolini! Viva la Marina!”.
Il giorno della marcia i fascisti occuparono i luoghi pubblici delle città, generalmente senza scontri con le forze dell’ordine e i militari. Alla Spezia non vi fu il minimo incidente, a Genova solo qualche piccolo scontro in Prefettura. Conflitti mortali avvennero solo a Cremona e a Bologna. Fu una insurrezione sostanzialmente legalitaria, una vittoria politica – e financo parlamentare –sostanzialmente eversiva.
Le istituzioni locali, uno dei punti di forza dei socialisti, furono svuotate. Già con l’ottobre 1922 scomparvero quasi tutte le amministrazioni antifasciste. Ad agosto c’erano state l’occupazione del Comune di Santo Stefano Magra, a guida socialista, e di Savona, a guida comunista. I fascisti spezzini chiesero la testa del sindaco liberale Ezio Pontremoli, che si dimise e poi strinse direttamente i rapporti con il PNF nazionale, che lo confermò sconfessando gli spezzini. “Il Popolo” raccontò che nel teatro cittadino “si ebbe l’apoteosi della vittoria celebrata con discorsi del Comandante in Capo, del segretario provinciale del fascio ing. Miozzi, del segretario politico Augusto Bertozzi e del sindaco rag. Pontremoli”.
La classe dirigente liberale consentì l’introduzione immediata di nuove forme di esercizio del potere. Pensava alla continuità, ma aprì a una brusca frattura istituzionale. Alla Spezia tra ottobre 1922 e gennaio 1923 furono uccisi 22 antifascisti. Il Parlamento votò a larga maggioranza la legge che istituzionalizzava la milizia fascista. Mussolini smantellò lo Stato liberale e lo invase con le squadre. Il governo fascista sancì la fine dello Stato liberale già nel corso del primo anno di attività, nonostante il suo carattere di governo di coalizione. Come ha scritto Giulia Albanese “un sistema istituzionale può essere trasformato senza che ciò sia chiaramente compreso da chi assiste alle trasformazioni”.

Giorgio Pagano

Popularity: 2%