Presentazione di “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia e provincia” di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello, Venerdì 11 novembre ore 17 a Sestri Levante, Sabato 12 alle ore 16 a Romito Magra
Presentazione di
“Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia e provincia”
di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello,
Venerdì 11 novembre ore 17 Sestri Levante – Palazzo Fascie
Sabato 12 novembre ore 16 Romito Magra – Salone Gramsci
Prosegue il lungo giro di presentazioni del libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”.
Il secondo Volume del libro, dopo la presentazione a Chiavari lo scorso venerdì 4 novembre, ritornerà nel Tigullio venerdì 11 novembre, per una occasione speciale: alle ore 17 a Sestri Levante (Sala Carlo Bo, I° piano di Palazzo Fascie, Corso Colombo 50) ci sarà infatti la cinquantesima presentazione del libro. La prima presentazione -del primo Volume- si tenne alla Spezia nel gennaio 2020.
Dopo l’introduzione di Elisa Bixio, assessore alla Cultura del Comune di Sestri Levante, lo storico Sandro Antonini dialogherà con Giorgio Pagano. L’iniziativa è organizzata dal Sistema Bibliotecario Urbano, in collaborazione con Associazione A. Bi. Ci e con MuSel.
Sabato 12 novembre alle ore 16 entrambi i Volumi del libro saranno presentati a Romito Magra, per iniziativa del Comune di Arcola e della Sezione ANPI di Arcola. Dopo l’introduzione di Emiliana Orlandi, presidente della Sezione ANPI di Arcola, Roberto Centi, insegnante e consigliere regionale, dialogherà con Giorgio Pagano.
Il primo Volume ha per titolo “Dai moti del 1960 al Maggio 1968”; il secondo Volume “Dalla Primavera di Praga all’Autunno caldo”.
L’opera si caratterizza come un libro di microstoria che consente di comprendere, attraverso il “prisma spezzino”, il Sessantotto nazionale e internazionale.
Nella Prefazione lo storico Paolo Pezzino ha scritto:
“L’opera si segnala per l’utilizzazione di 330 testimonianze di donne e uomini che hanno vissuto le vicende degli anni Sessanta in provincia della Spezia (più quelle dei due autori). Le testimonianze non sono riportate nella loro integralità, ma inserite con frammenti all’interno della narrazione storica. Questa scelta consente di adottare uno stile di racconto coinvolgente e vivace, che fa sì parlare i testimoni, ma dà rilevanza e significato ai loro racconti all’interno di un contesto narrativo.
Altra caratteristica dell’opera è lo spettro veramente impressionante degli argomenti trattati: non ci si limita infatti agli aspetti più evidenti delle lotte sindacali degli operai, del movimento degli studenti, dei rapidi mutamenti del mondo politico, ma si prendono in considerazione anche l’evoluzione del costume, della cultura artistica e musicale, dei quadri ideologici, delle pratiche religiose.
I due volumi sono poi corredati da importanti apparati: una cronologia internazionale e nazionale, oltre che locale, appendici documentarie, le schede biografiche dei testimoni, e le fotografie, che fanno parte a pieno titolo dell’interpretazione e della narrazione storiografica.
In conclusione un’opera monumentale che restituisce alla Spezia, importante città industriale, il ruolo di primo piano che le spetta nel quadro dei sovvertimenti politico-sociali ed economici degli anni Sessanta”.
Il secondo Volume del libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” è stato presentato a Sestri Levante, a Palazzo Fascie. Dopo il saluto di Elisa Bixio, assessore alla Cultura del Comune, lo storico Sandro Antonini ha dialogato con Giorgio Pagano. Antonini era uno dei tanti studenti del Tigullio che parteciparono al Sessantotto frequentando le scuole spezzine. Il treno del mattino che trasportava studenti e operai era uno dei luoghi più importanti del confronto tra gli studenti e tra loro e gli operai, pure essi pendolari. L’esperienza del Sessantotto operaio e quella del Sessantotto studentesco, secondo Pagano, erano parte di un’unica storia:
“L’esperienza operaia fu contigua dal punto di vista comportamentale a quella studentesca: partiva anch’essa dalla soggettività per approdare alla dimensione comunitaria. La caratterizzazione fu analoga: antiautoritarismo e questione sociale; lotta morale per la dignità della persona; fratellanza: voglia di essere liberi e voglia di stare insieme. Nelle occupazioni studentesche come nei cortei operai. Tra movimento studentesco e movimento operaio vi furono contagio e reciproca influenza”.
Le testimonianze confermano questa tesi. Come quella di Giorgio Smith, uno dei ragazzi di Sestri Levante che frequentavano le scuole spezzine:
“Avevamo un modo di vedere le cose che ci univa, come studenti e tra studenti e operai. Io appartenevo alla borghesia, all’Itis i ragazzi erano in genere di famiglie più povere, ma i rapporti interpersonali travalicavano le condizioni sociali. Ci univa un amalgama politico-culturale che proponeva una vita e una società diverse. La letteratura, la musica, il teatro, tutto ci spingeva a sperare nel futuro”.
A proposito di teatro, Pagano ha ribadito la sua importanza nella “controcultura di massa” che fu alla base dell’identità culturale di quella generazione di studenti e operai e ha ricordato che “Mistero buffo” di Dario Fo, la “giullarata popolare” che resterà per sempre nella storia del teatro mondiale, fu portato in scena per la prima volta proprio a Sestri Levante al Teatro Ariston, e poi alla Spezia al Teatro Monteverdi, il 1° ottobre 1969. Lo spettacolo di Sestri Levante fu contestato dagli operai della FIT per le critiche di Dario Fo e Franca Rame al PCI e al sindacato, e quindi sospeso. Fo e la Rame giurarono quindi: “A Sestri Levante non metteremo più piede!”. Negli anni Ottanta una delegazione di operai della FIT si recò da Fo per chiedergli scusa. “Proprio per questo -ha detto Pagano- secondo alcune fonti la prima di ‘Mistero buffo’ si tenne alla Spezia. In realtà si tenne a Sestri Levante, e subito dopo alla Spezia. Ma la cosa più significativa fu che l’opera mosse i primi passi in una ‘provincia minore’ -il Tigullio e lo Spezzino- che era in realtà sempre più ‘sprovincializzata’ e inserita in un contesto nazionale e internazionale”.
Il libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” ha fatto tappa, sabato 12 novembre, anche a Romito Magra, per iniziativa del Comune di Arcola e della Sezione ANPI di Arcola. Emiliana Orlandi, presidente della Sezione ANPI, si è soffermata sulla caratteristica del libro: “studiare i grandi fenomeni della storia fatti dalla vita di ciascuno, arrivare alla grande storia a partire dalla dimensione della soggettività”. Roberto Centi, insegnante e consigliere regionale, ha dialogato a tutto campo con Giorgio Pagano su molti dei temi affrontati dal libro. In particolare, Centi si è soffermato sul tema dell’autorità, chiedendo a Pagano come, a suo parere, il Sessantotto lo affrontò. Pagano ha affermato:
“Il Sessantotto non ha escluso la possibilità di una modifica delle istituzioni, di un’altra autorità: un’autorità ‘bidirezionale’, un’autorità responsabile che accresce le responsabilità di tutti, nella prospettiva ‘paritaria’. Come nel caso dell’’istituzione aperta’ in cui Franco Basaglia e altri cercarono di trasformare il manicomio. Come nel caso di don Milani, che voleva un’altra Chiesa, un’altra scuola. Il prete di Barbiana voleva un’altra autorità, non abolirla. Mentre Rudi Dutschke prospettava una ‘lunga marcia attraverso le istituzioni’ per tentare di cambiarle, in una lotta prolungata, forse infinita. L’alternativa tra riformismo e rivoluzione non è adeguata a esprimere ciò che persone così diverse cercarono di fare. Forse bisognerebbe usare il termine ‘conversione’ dell’istituzione e dell’autorità. Il Sessantotto usò, per descrivere sé stesso, soprattutto la parola ‘contestazione’. Don Milani usò invece il termine ‘conversione’, forse il più adeguato”.
Non sono mancati i riferimenti al Sessantotto arcolano e ai suoi tanti protagonisti, studenti e operai. In particolare è stato ricordato lo scomparso Umberto Roffo, di Trebiano, allora studente al Chimico di Carrara, simbolo del “Sessantotto degli inizi”, libertario ed etico. Pagano ha ricordato l’impegno delle donne arcolane per la pace in Vietnam. Tra i tanti presenti c’era Walter Tacchini, in quegli anni all’inizio del suo percorso artistico, che ha parlato dell’importanza che ebbe nella sua formazione Gramsci, per “il ruolo decisivo che dava alla cultura, all’arte fatta da uomini che devono parlare agli uomini, alla riforma intellettuale e morale della società”. Mariella Ratti, in un messaggio, ha ricordato che “il Sessantotto è ancora presente: i valori di allora si sono manifestati in comportamenti, convinzioni, modi di vita, non solo nei movimenti collettivi ma anche nella vita quotidiana e nel lavoro ripensati in senso sociale”.
Il giorno precedente il libro aveva fatto tappa a Sestri Levante, per la cinquantesima presentazione. Nell’occasione Pagano ha ricordato che “Mistero buffo” di Dario Fo, la “giullarata popolare” che resterà per sempre nella storia del teatro mondiale, fu portato in scena per la prima volta proprio a Sestri Levante al Teatro Ariston, e poi alla Spezia al Teatro Monteverdi, il 1° ottobre 1969. Lo spettacolo di Sestri Levante fu contestato dagli operai della FIT per le critiche di Dario Fo e Franca Rame al PCI e al sindacato, e quindi sospeso. Fo e la Rame giurarono quindi: “A Sestri Levante non metteremo più piede!”. Negli anni Ottanta una delegazione di operai della FIT si recò da Fo per chiedergli scusa. “Proprio per questo -ha detto Pagano- secondo alcune fonti la prima di ‘Mistero buffo’ si tenne alla Spezia. In realtà si tenne a Sestri Levante, e subito dopo alla Spezia. Ma la cosa più significativa fu che l’opera mosse i primi passi in una ‘provincia minore’ -il Tigullio e lo Spezzino- che era in realtà sempre più ‘sprovincializzata’ e inserita in un contesto nazionale e internazionale”.
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