Presentazione di “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello – Giovedì 19 dicembre 2024 ore 17 a Porto Venere – Ristorante La Marina Calata Doria
15 Dicembre 2024 – 19:29

Presentazione di
“Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”
di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello
Giovedì 19 dicembre 2024 ore 17
Porto Venere – Ristorante La Marina Calata Doria
I due …

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Un mondo immenso attende di essere rappresentato

a cura di in data 25 Agosto 2022 – 23:03
Appennino tosco-emiliano, sentiero Lago Ballano-Lago Verde-Capanna Cagnin (2015) (foto Giorgio Pagano)

Appennino tosco-emiliano, sentiero Lago Ballano-Lago Verde-Capanna Cagnin (2015) (foto Giorgio Pagano)

Città della Spezia, 24 luglio 2022 – Il governo Draghi non era un governo di emergenza o un governo tecnico. Era un governo con una visione e un disegno politico: all’insegna del neoliberismo, magari un po’ temperato ma comunque del tutto inidoneo ad affrontare la nuova questione sociale. Certo, era un governo di unità nazionale o quasi: ma tenere insieme un arco così vario di forze politiche attorno a un disegno politico era, alla lunga, una missione impossibile. Per mediare tra interessi molto divergenti sarebbe stato necessario un leader con doti da politico e non da tecnocrate, seppure di altissimo livello. Non a caso Draghi se ne è andato soddisfatto, perché non ne poteva più di un mestiere non suo. Avrebbe fatto volentieri, qualche mese fa, il Presidente della Repubblica: ma il consenso non lo trovò.
Per avere un’idea dell’inadeguatezza del governo Draghi basta leggere i rapporti annuali Istat e Inail appena pubblicati: povertà assoluta, lavoro povero, diseguaglianze intergenerazionali, di genere e territoriali. Un quadro devastante. Senza il reddito di cittadinanza le conseguenze sarebbero state peggiori. Quel che serve è chiaro: giustizia fiscale, salario minimo, più occupazione pubblica per servizi pubblici più efficaci, che garantiscano diritti che rendono tale una democrazia. Solo sottraendo la maggior parte della popolazione all’urgenza dei bisogni primari si potrà ricostruire un tessuto sociale e produttivo nuovo e diverso.

Appennino tosco-emiliano, sentiero Lago Ballano-Lago Verde-Capanna Cagnin
(2015) (foto Giorgio Pagano)

Conte non è un politico e non ha esperienza politica. Ha quindi sbagliato alcune mosse. Eppure colpisce come tutte le forze politiche non abbiano mai fatto una riflessione seria sul M5S. Anche quelle di centrosinistra, a parte alcuni esponenti, come Zingaretti e Bersani, non a caso emarginati. Tutti hanno sempre demonizzato il movimento. Non gli hanno dato tregua, lo hanno umiliato e logorato. Conte ha presentato una proposta sulla questione sociale, e anche sulla conversione ecologica e su un ruolo di pace dell’Europa, che la renda meno appiattita sulla Nato. Erano -sono- domande essenziali. Diciamo pure che sono state poste in modo anche sgangherato. Ma meritavano solo dinieghi rabbiosi?
Ora, nel centrosinistra, tutti temono che le elezioni del 25 settembre le vinca il centrodestra guidato dalla Meloni. Ma se Draghi era così bravo perché il probabile vincitore è il leader dell’unico partito di opposizione al suo governo? Noto, comunque, la pervicacia: nel centrosinistra sta prevalendo l’idea di fare delle elezioni una sorta di plebiscito sul governo Draghi. Ma è già perso in partenza! Sarebbe più che mai il tempo, invece, di un confronto-scontro tra destra e sinistra, tra neoliberisti e socialisti o, meglio, eco-socialisti. Insistere sulla continuità con Draghi significa abbandonare i meno abbienti al loro destino e incoraggiarli all’astensione.
Solo pochi giorni fa l’Ipsos ha divulgato dati su cui il Pd dovrebbe interrogarsi: è il partito più votato da imprenditori e professionisti (24,2%) e dalle persone a reddito medio-alto (31,4%), ma è il quarto partito tra gli operai (12,5%), preceduto da Lega, Fratelli d’Italia e M5S. Presentarsi come il partito orfano di Draghi, che chiede il “voto utile” contro i “neofascisti”, può portare il Pd dal suo attuale 20% a qualche punto in più. Qualche altro punto in più può portarlo un centro affollato di candidati leader più che di elettori. Ma poi? I “neofascisti” sarebbero irraggiungibili. Al governo probabilmente combineranno disastri, l’Europa che conta li punirà, e il Pd magari tornerà a governare, come ha fatto in tutti questi anni pur perdendo sempre le elezioni.
Intanto milioni di esclusi, di poveri, di subalterni aspettano chi li rappresenti. E’ un mondo immenso che non ha punti di riferimento. La destra esiste, il centro (centrino) forse, la sinistra no.

lucidellacitta2011@gmail.com

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