Presentazione di “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello – Giovedì 19 dicembre 2024 ore 17 a Porto Venere – Ristorante La Marina Calata Doria
15 Dicembre 2024 – 19:29

Presentazione di
“Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”
di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello
Giovedì 19 dicembre 2024 ore 17
Porto Venere – Ristorante La Marina Calata Doria
I due …

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Allarme dal mare

a cura di in data 10 Agosto 2022 – 13:04

Isola d’Elba, spiaggia di Fetovaia
(2019) (foto Giorgio Pagano)

Città della Spezia, 10 luglio 2022 – Il mare è sempre più caldo. Il livello di attenzione è stato raggiunto nel mar Ligure, in particolare nel Tigullio, ad Ameglia e ancor più a Lerici: 27 gradi, cinque in più della media stagionale. Ma è tutto il Mediterraneo ad essere diventato, da maggio, un immenso catino bollente, che sta inglobando sempre più calore al suo interno.
Le conseguenze colpiscono la biodiversità marina. Si è registrata una vera e propria moria di gorgonie e alghe coralline, che hanno mostrato segnali di necrosi di intere colonie. Anche i “muscoli” spezzini sono a rischio, come hanno denunciato i mitilicoltori: aumentano metabolismo e alimentazione delle orate, grandi divoratrici di “muscoli”. Crescono le specie aliene provenienti dai mari tropicali, che si stanno adattando anche nel Mediterraneo.
Le ricadute dell’innalzamento del calore del mare sono economiche e sociali, nonché metereologiche: le condizioni metereologiche sul Mediterraneo lo fanno assomigliare sempre di più a un sistema tropicale, una specie di Golfo del Messico in scala ridotta, in cui persino gli anticicloni africani e le piogge non si distribuiscono durante tutto l’anno, ma rovesciano inutilmente tutta la loro quantità in pochi giorni.
Inoltre l’innalzamento del calore porta a una dilatazione delle acque marine con un conseguente aumento del livello dei mari che è atteso di quasi un metro entro fine secolo.
L’allarme viene da tutti gli scienziati. In primo luogo da Spezia, dove c’è il centro Nato Science and Technology Organisation – Centre for Maritime Research and Experimentation (STO CMRE), l’ex SACLANT. Qui lavora, tra gli altri, l’oceanografo Sandro Carniel, autore del libro “Il mare che sale. Adattarsi a un futuro sott’acqua”. “Il futuro nei prossimi cinquant’anni sarà sott’acqua”, sostiene Carniel: “Non per tutti, ma senz’altro per 700 milioni di persone che oggi vivono in megalopoli affacciate sul mare e sugli oceani”. Il livello del mare in costante aumento porterà le acque salate dentro le città allagando case e palazzi. Distruggendo nelle campagne costiere anche raccolti e lavoro e costringendo milioni di persone a trovare rifugio altrove.

Isola d’Elba, spiaggia di Cavoli
(2019) (foto Giorgio Pagano)

Alla radice di tutto c’è il cambiamento climatico. Dallo scioglimento dei ghiacciai delle montagne al mare che diventa bollente, tutto si lega. Il riscaldamento terrestre sta accelerando. Oggi la Terra è di 1,2 gradi più calda di prima dell’era industriale, ed è già più calda che in qualsiasi momento durante i passati diecimila anni. Entro pochissimo tempo saranno superati, con larghissimo anticipo, i limiti previsti dall’accordo di Parigi sul clima: 1,5 gradi. Ha detto Jeffrey Sachs, per quindici anni direttore dell’Earth Institute della Columbia University di New York:
“I pericoli si moltiplicheranno esponenzialmente e drammaticamente perché l’umanità sperimenta, già oggi, il costo di aver infranto i limiti: immense siccità, distruzione irreparabile di foreste pluviali, estinzione di specie animali, scioglimento dei ghiacci polari, rallentamento quando non completo blocco della circolazione delle correnti oceaniche, innalzamento di parecchi metri dei livelli del mare”.
Il clima che cambia ha una sola causa su cui l’uomo può agire: il carbonio in atmosfera, dovuto alle nostre attività produttive. Non possiamo aspettare inerti il giorno in cui il portafoglio pieno non servirà a granché. Il ministro Cingolani è del tutto inadeguato: la guerra in Ucraina e la necessità di sostituire le importazioni di gas russo sarebbero l’occasione giusta per accelerare la transizione ecologica, ma il ministro attacca la “lobby rinnovabilista”, cerca altro gas e rilancia il nucleare. Draghi dovrebbe intervenire e convocare al più presto una conferenza nazionale per presentare e discutere con tutti i soggetti interessati un nuovo Piano per l’energia e il clima all’altezza delle sfide attuali e degli obiettivi europei, di cui l’Italia si sta dimenticando (e non è la sola in Europa).
E poi bisognerebbe ragionare a livello globale. Invece di farsi la guerra, Europa, America, Russia e Cina dovrebbero cooperare per fermare il riscaldamento globale. Utopia? “Ma di fronte -dice Sachs- abbiamo la vera minaccia per l’umanità, quella per cui rischiamo tutti l’estinzione”.
I politici devono sapere che i cittadini sono disponibili al cambiamento: lo hanno rivelato, nelle settimane scorse, due inchieste. Secondo quella di SWG sette italiani su dieci chiudono la porta ai combustibili fossili, nel nome delle rinnovabili e del risparmio energetico. Secondo quella del Censis il 92,2% degli italiani è d’accordo nel ritenere necessari rapidi e drastici cambiamenti per affrontare l’emergenza climatica. Un futuro migliore pretende solo il coraggio di costruirlo.

Le foto di oggi sono state scattate all’Isola d’Elba nel 2019: quella in alto a Fetovaia, quella in basso a Cavoli.

lucidellacitta2011@gmail.com

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