Nuova centrale Enel, il no della Regione è un successo della città. Ma attenzione alle lobby che spingono il gas
Città della Spezia, 7 novembre 2021 – “Luci della citta” riprende, dopo un mese dedicato alle Terre Alte, e non può che farlo con una riflessione sulla centrale Enel, la principale questione che ha davanti Spezia in questa fase (insieme al funzionamento della sanità e alla realizzazione del nuovo Ospedale). Nel corso di questo mese è intervenuta una novità importante: il voto unanime del Consiglio regionale della Liguria contro la nuova centrale a turbogas. Se pensiamo alle posizioni originarie di Toti e di alcune forze politiche, c’è davvero da essere soddisfatti: è un successo della mobilitazione popolare, associazioni ambientaliste in primis.
Tuttavia sappiamo che non basta. Un ordine del giorno del Consiglio ha valore, ma ancor più lo ha un atto amministrativo: una delibera della Giunta regionale. Il no della Regione all’intesa con il Governo (se il Governo dovesse andare avanti) è a questo punto obbligato, ma va ben motivato con un atto amministrativo, fondato sia su considerazioni sulla specificità del sito spezzino -la nostra “arma” principale- sia sul richiamo alla dichiarazione di Terna secondo cui i 500 MW previsti a Spezia con il turbogas non sono più necessari nel quadro nazionale di produzione di energia (su quest’ultimo punto rimando all’articolo di questa rubrica “La crisi climatica, l’Enel e il mare che si sta sollevando”, 19 settembre 2021).
Ancora: c’è una procedura di VIA (Valutazione di impatto ambientale) in corso. La Regione dovrebbe intervenire per sostenere la sua nuova posizione, che renderebbe inutile la stessa procedura. Bene ha fatto la “Rete per la rinascita delle aree Enel di Vallegrande” a chiedere l’archiviazione della procedura, per iniziare subito una discussione sulla bonifica del sito e sulle prospettive di nuovo utilizzo dell’area. Regione e Comune dovrebbero fare altrettanto.
Nulla è scontato perché, sul gas, le lobby non mollano, l’Unione europea sta vacillando e il Governo Draghi vacilla fin dall’inizio.
Ad aprile l’Ue era orientata a escludere il gas dalla tassonomia, cioè dalla classificazione europea che definisce quali attività possono essere considerate green. Una esclusione ovvia, visto che il gas è una fonte fossile. Ma da allora sono cominciate le pressioni degli Stati e dei potenti gruppi di interesse legati al gas, così come al nucleare. Pressioni che sembrano avere avuto la meglio. All’ultimo Consiglio europeo la Presidente Ursula von der Leyen ha sì affermato che abbiamo bisogno di più rinnovabili, ma ha aggiunto che “accanto a questo abbiamo bisogno di una fonte stabile, il nucleare ad esempio, e, durante la transizione, anche il gas naturale”. Assurdo, dopo che l’Onu ha detto che abbiamo raggiunto un nuovo record di gas serra in atmosfera e che nemmeno la pandemia ha rallentato le emissioni climalteranti. Dobbiamo concentrarci sulle soluzioni che già oggi abbiamo: rinnovabili, sistemi di accumulo, smart grid, efficienza e risparmio con l’innovazione.
La partita va giocata dunque anche in Europa, impegnandoci perché nucleare e gas restino escluse dalla tassonomia. É quanto chiede la petizione al Presidente del Consiglio Draghi e ai ministri Cingolani e Di Maio promossa dall’Osservatorio per la Transizione ecologica – Pnrr che tutti possiamo firmare su change.org.
La partita è inoltre nazionale. Commentando l’incontro del Consiglio Ue Draghi ha detto: “Non possiamo fare a meno del gas a breve termine”. Certo, nessuno l’ha mai detto. Ma se si sbloccassero le rinnovabili -al palo da dieci anni- il consumo di gas scenderebbe, e non ci sarebbe bisogno di alcuna nuova centrale. La domanda è: ma il governo vuole fare la transizione ecologica o farsi dettare la politica energetica dai colossi del fossile?
Bisogna anche reagire alle bugie interessate che provengono da una parte della comunicazione, influenzata dalle lobby. Le rinnovabili non solo sono sufficienti, sono anche meno care. In questi giorni proprio la forte produzione eolica consente alla Germania un costo all’ingrosso dell’elettricità che è un terzo rispetto a quello attuale del Nord Italia. Anche per combattere il caro energia servono più rinnovabili, non meno!
È bene che la partita che si gioca a Spezia e a Genova abbia presente questo scenario. Saremo più forti se diremo non solo no al turbogas a Vallegrande, ma anche sì alle rinnovabili, che devono ripartire, e da subito.
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