Cambiamenti del clima energie alternative
Il Secolo XIX – 24 maggio 2009 – La ricerca Eurobarometro 2008 rivela che la maggioranza degli europei pensa che non si sta facendo abbastanza per la lotta ai cambiamenti climatici: il 62% afferma che il clima è -accanto alla povertà- il problema più grave del pianeta; il 66% pensa che si possa risolvere con nuove politiche tra cui fonti alternative e risparmio energetico; il 61% ha attuato azioni a livello personale; il 56% ritiene che la lotta ai cambiamenti climatici avrà un effetto positivo sull’economia. Il clima è la prima urgenza globale anche per gli italiani, come emerge dall’indagine Observa: la nostra attenzione a questo tema è spiccata, anche se, a differenza di altri Paesi europei, ci sono contraddizioni tra intenti dichiarati e comportamenti effettivi.
Non abbiamo dati per la nostra città, ma -sulla base dell’esperienza che ha fatto in questi mesi l’associazione culturale Mediterraneo- ritengo che la “eco-responsabilità” sia diffusa. Abbiamo presentato il rapporto dell’ONU sul clima e il piano dell’Unione europea contro i gas serra, riscontrando interesse, soprattutto tra i giovani. Gli incontri che abbiamo tenuto allo Scientifico e ai Geometri-Artistico l’hanno testimoniato. Così come, nei giorni scorsi, hanno avuto successo le presenze in piazza di ANTER (Associazione nazionale tutela energie rinnovabili), attiva anche a Spezia in occasione degli European Solar Days.
I climatologi spiegano che ci rimangono otto anni perché la crisi climatica non diventi irreversibile. Gli economisti sostengono che sarà soprattutto la green economy a rilanciare lo sviluppo. E i politici, con il piano di Obama e quello europeo di Merkel, Sarkozy, Brown e Zapatero, sono protagonisti di una svolta: l’ambiente non è nemico dell’economia ma una delle principali leve per la ripresa.
Lo dimostra la Germania, dove l’energia ecologica occupa 250.000 lavoratori, ha una produzione di energia solare di 3.600 megawatt (200 in Italia) e di energia eolica di 24.500 megawatt (3700 in Italia).
Ora tocca a noi: non dobbiamo più essere la “maglia nera” d’Europa.
Molto spetta al Governo, che però guarda all’ambiente con occhi vecchi di almeno due-tre decenni. Sembra fuori dallo spirito dei tempi. Ma si può cominciare mettendo insieme gli sforzi di imprese e Enti locali. Anche quando si parla di energia, l’approccio centralistico è inadeguato: il contributo dei territori è decisivo.
Si sta mettendo in moto il tessuto delle piccole e medie imprese, anche se non riesce ancora a fare squadra e a dialogare con il mondo della ricerca. A Spezia le imprese sono stimolate a investire dal bando regionale che ha stanziato 10 milioni, una parte dei 26 disponibili.
E ci sono gli Enti locali. Recentemente a Bruxelles 400 Comuni hanno firmato il “Patto delle città europee contro i cambiamenti climatici”, in cui si impegnano a raggiungere, nel proprio territorio, gli obbiettivi europei entro il 2020: riduzione del 20% delle emissioni di gas serra e possibile incremento fino al 30%; quota pari al 20% di energie rinnovabili; aumento del 20% dell’efficienza energetica. Il “Rapporto Comuni Rinnovabili 2009” di Legambiente descrive la crescita impressionante dei nuovi impianti. Ora l’obbiettivo, a cui si sta lavorando anche da noi, è redigere Piani energetico-climatici in ogni Regione, Provincia e Comune. Facciamolo nel nome di Maurizio Caranza, sindaco di Varese Ligure per 14 anni, scomparso due anni fa: un pioniere e un punto di riferimento nei progetti di innovazione ambientale.
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