Caro Bruno, mancherai alla tua città e alla sinistra mai così in crisi
Città della Spezia, 27 agosto 2021 – Ho reso omaggio a Bruno Montefiori, subito dopo avere appreso della sua morte, mercoledì sera a Lerici, mentre presentavo il mio libro sugli anni Sessanta. Ho ricordato innanzitutto il suo impegno culturale nella Spezia di fine anni Cinquanta-inizio anni Sessanta. Bruno fu infatti tra i fondatori del Circolo culturale “Il Grissino”, insieme ad altri studenti dell’Istituto Magistrale, e poi del “Centro di Iniziative Teatrali”. Al “Grissino” conobbe il radicale Walter Pocherra e i socialisti Cesare Godano e Ferruccio Battolini, avvicinandosi così alla politica. Come attore di teatro, Bruno fu tra i protagonisti di una rappresentazione che è rimasta nella storia della città: “La Mandragola” di Machiavelli all’Astra, il 9 aprile 1963. Gli altri attori erano Rino Corniola, Antonello Pischedda, Augusto Caffaz, Andrea Sammartano, Marco Danè, Vittoria Simonelli, Carla Bolelli e Mara Baronti. Il regista Fulvio Acanfora. Il mondo cattolico integralista criticò aspramente la scelta dello spettacolo, la Questura lo vietò ai minori di diciotto anni, ma l’Astra si riempì e il successo fu grande. Fu coinvolta tutta la città, un’intera generazione si agitò. Anche così si preparò il Sessantotto.
Nel Sessantotto Bruno era il Segretario dei giovani socialisti, impegnato nella sinistra lombardiana. Partecipò alla contestazione alla Bussola, la notte del 31 dicembre 1968. Ricordava ancora bene ogni manifestazione per il Vietnam. Il suo punto di riferimento, tra i giovani, fu sempre Ettore Dazzara, che Bruno aveva conosciuto all’inizio degli anni Sessanta nella Gioventù Federalista Europea. Racconta Bruno:
“Ettore Dazzara esercitava una efficace leadership su un gruppo di ragazzi della sinistra riformatri¬ce (guai a parlare allora di riformismo!) non ancora “accasati”, poi tutti entrati nel PSI. Fu lui che portò me, Antonello Pischedda, Fulvio Acanfora, Sauro Baruzzo e altri nel Movimento Federalista Europeo, dove trovam¬mo Luciano Faraguti, Paolo Tartarini e altri (laici, socialisti e cattolici). Anche dall’esperienza del MFE nacquero la discussione e il confronto sulla nuova alleanza riformatrice del centrosi¬nistra. Poi entrai nel PSI -era la fine del 1960- con una scelta di gruppo e per le sollecitazioni di Cesare Godano e Ferruccio Battolini”.
Bruno, diventato assistente sociale, si impegnò nel rilancio della partecipazione popolare e per la ricostituzione delle Giunte di sinistra fondate sulla collaborazione tra PSI e PCI. Fu Consigliere comunale dal 1975, Assessore dal 1975 al 1979, Vice¬sindaco dal 1979 al 1985 -con i Sindaci Aldo Giacché e Sandro Bertagna-, Sindaco dal 1985 al 1990. Nella sua attività di Assessore alla Cultura e al Decentramento -erano gli anni dei Consigli di Quartiere- portò tutto il sapere delle sue esperienze precedenti: anche per questo, oltre che per le sue qualità politiche, fu un amministratore capace e stimato.
Nelle elezioni del 1985 il PCI non ricandidò il Sindaco Sandro Bertagna, che fu eletto in Regione. Il capolista fu Flavio Bertone, che era a stato a lungo senatore e, dal 1983, era tornato a ricoprire il ruolo di Segretario della Federazione del PCI. Ero un giovane dirigente del partito e ricordo bene la discussione che ci fu: ci illudevamo in quel modo, candidando l’uomo di maggior prestigio, di continuare a esprimere la carica di Sindaco. Ma i processi politici andavano in un’altra direzione: il PCI era stato sconfitto alla fine degli anni Settanta, il PSI aveva ripreso un ruolo diventando, con Craxi, “un partito riformista di centro” (secondo lo storico Donald Sassoon). Era nelle cose, nel caso di conferma della Giunta di sinistra, che il Sindaco “spettasse” al PSI. E così fu, dopo un confronto estenuante (allora i Sindaci venivano eletti non dal popolo ma dal Consiglio Comunale). Il candidato del PSI era Gianfranco Mariotti, alla fine fu trovata la mediazione su Bruno, uomo della sinistra del partito e del dialogo con il PCI. Ebbi l’onore, nel mio primo intervento da Consigliere comunale, di proporlo Sindaco a nome di tutta la maggioranza.
L’esperienza delle Giunte di sinistra era ormai nella fase declinante, così quella dei due partiti, destinati a scomparire nel giro di pochi anni. Ma Bruno riuscì per cinque anni a gestire quella fase con sapienza politica, limpidezza, umanità. Proprio per questo i risultati non mancarono. Penso, per fare un esempio, all’avvio della politica di pedonalizzazione del centro storico.
Poi fu sempre uomo della sinistra. Ricordo, due anni fa, una nostra iniziativa contro la centrale a gas all’Enel. Partecipammo a una trasmissione televisiva -io, Bruno e Bertagna-, lui fu molto efficace. Anche se non stava già bene. Ha affrontato la malattia con straordinario coraggio. Nell’ultima fase della sua vita dovette rinunciare alle sue passioni: i viaggi, la bicicletta, la montagna. Ma quando ci vedevamo mi colpivano sempre -anche se capivo la sofferenza- la sua gentilezza, la sua eleganza, il suo gusto ironico tutto spezzino. L’ultima volta l’ho incontrato a luglio, alla presentazione del mio libro alla Maggiolina. A un certo punto, finito il mio intervento, si avvicinò per dirmi sottovoce qualche bella parola e poi che andava a casa, che non ce la faceva. Non ce n’era bisogno: ma fu l’ultimo segno, per me, del suo grande garbo.
Caro Bruno, mancherai ai tuoi cari ma anche a tutta la città. Mancherai alla sinistra mai così in crisi: puoi insegnarle ancora la capacità del dialogo al suo interno e soprattutto quella di non abbandonare mai i principi.
Post scriptum:
La fotografia, tratta dal libro “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”, fu scattata il 24 luglio 1965 a Portovenere, mentre Bruno recitava nello spettacolo teatrale “Pietà l’è morta”. Fa parte dell’archivio di Andrea Sammartano.
Giorgio Pagano
già Sindaco della Spezia
Popularity: 3%