Centrale di Vallegrande, la Regione può dire no. Per davvero
La Nazione, 29 giugno 2021 – La questione della centrale a gas che Enel vuole costruire a Vallegrande al posto di quella a carbone è parte integrante di una grande questione nazionale-internazionale. Dobbiamo abbandonare tutte le fonti fossili -carbone, petrolio, gas- perché si stanno esaurendo e tra non molto ci lasceranno loro; e perché occorre uscire da un sistema produttivo che sta distruggendo la biosfera, cioè la nostra base vitale. Il modo in cui farlo non è tuttavia semplice, anche perché in gioco ci sono grandi interessi economici radicati nelle fonti fossili.
In questo contesto è tornata recentemente in auge -il Ministro Roberto Cingolani ne è uno degli interpreti- la narrazione del gas come combustibile di transizione in attesa di un futuro basato sulle fonti rinnovabili. In tutto il mondo, e in Europa in particolare, il dibattito verte sulla definizione di ciò che è green. La decisione europea, che originariamente escludeva che il gas fosse green, è stata rinviata a dopo l’estate. Il gas potrebbe quindi rientrare tra gli investimenti considerati “sostenibili”, impedendo di raggiungere l’obiettivo -che l’Europa sta per fissare- delle emissioni zero entro il 2050 e svuotando così di contenuto il Green Deal europeo. Ciò è il frutto della pressione molto forte delle industrie fossili: tra esse c’è Enel, che in Italia vuole costruire nuove centrali a gas facendo man bassa dei benefici garantiti dal capacity market per stabilizzare la rete e garantire l’approvvigionamento energetico. Obiettivo che può essere garantito da un’altra strategia, fondata sulle rinnovabili e sui sistemi di stoccaggio e accumulo di fonti, come le rinnovabili, intermittenti. Tuttavia l’offensiva delle industrie fossili potrebbe essere vincente, anche se undici governi europei, guidati dalla Danimarca, hanno risposto con un documento anti gas.
Il governo italiano non è tra costoro, perché è troppo subalterno verso Enel ed Eni. Stretto tra un possibile sussulto di coscienza a livello europeo e le spinte ambientaliste provenienti dalla società, potrebbe però cambiare idea. Se dovesse insistere, sarà decisivo, per ogni centrale, il ruolo della Regione: basterà il suo diniego all’intesa, come dice la legge. E’ ciò che nel Lazio dice di voler fare Zingaretti rispetto al progetto dell’Enel a Civitavecchia, analogo a quello spezzino. Nei giorni scorsi Toti è stato costretto, dall’unità che si è creata a Spezia, a dire per la prima volta di essere “allineato al territorio” contro il gas. Bene, neghi l’intesa e proponga una diversa strategia energetica. La partita della nuova centrale a Vallegrande è ancora del tutto aperta.
Giorgio Pagano
già Sindaco della Spezia
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