Enel, i danni alla salute e la guerra della città
Il Secolo XIX, 10 giugno 2019 – La battaglia per la dismissione della centrale Enel può ottenere il risultato solo se la città sarà unita.
Una mano può darcela il Quinto Rapporto SENTIERI (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento), curato dall’Istituto Superiore di Sanità per il Ministero della Salute. In assenza di nuove indagini epidemiologiche -l’ultima fu quella del 2002-2005- per fortuna esiste questo studio, grazie all’inserimento dell’area del Levante cittadino nei SIN (Siti contaminati di interesse nazionale)voluto dal Comune nel 1998. L’area del Levante è stata poi declassificata a Sito di interesse regionale, ma continua ad essere oggetto di sorveglianza epidemiologica.
Lo studio rivela che, nella popolazione residente nel sito, la mortalità generale risulta in linea con la media regionale, tranne che per le malattie respiratorie; mentre l’analisi dei ricoveri evidenzia un tasso di ricoverati per tutte le principali cause maggiore rispetto al resto della regione. Le patologie principali sono due: i mesoteliomi maligni originati dalle esposizioni ad amianto in ambiente lavorativo e le malattie legate alla qualità dell’aria e alle sostanze rilasciate in atmosfera dagli impianti presenti nel sito.
E’ evidente, dunque, che il futuro della centrale è fondamentale per la nostra salute.
L’obbiettivo della dismissione, che sembrava raggiunto, sembra oggi svanito. L’Enel ha presentato un progetto al Ministero dell’Ambiente già nel novembre 2018 per costruire una centrale a gas. E intanto può continuare a bruciare carbone fino al 2029. E’ vero che una centrale a gas inquina meno di una a carbone: ma continua ad emettere, sia pure in maniera molto minore, anidride carbonica, ossido di azoto, metalli pesanti, polveri. Il Piano nazionale per l’energia ed il clima (Pniec) varato dal Governo Conte è troppo timido sul punto delle fonti rinnovabili; tuttavia si può comprendere che, da qui al momento in cui le rinnovabili forniranno tutta l’energia, alcune centrali a gas possano servire. Non a Spezia, però: perché la centrale fu costruita negli anni Sessanta in un sito, in pieno centro urbano, dove oggi nessuno penserebbe di collocarla. La nostra battaglia va condotta in nome della “specificità del sito” e del danno sanitario subito, che lo studio SENTIERI evidenzia. E va collegata alla battaglia per una sanità migliore, che ha visto la mobilitazione, venerdì scorso, di molti cittadini.
Giorgio Pagano
Cooperante, già Sindaco della Spezia
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