No alla giustizia fai da te
Città della Spezia, 31 marzo 2019 – Il Senato ha votato qualche giorno fa la modifica della legge sulla “legittima difesa” (Codice Penale, Articoli 52 e 55 e correlati). La nuova norma riconoscerà “sempre” proporzionale (e quindi sempre legittimo e non punibile) l’uso di “un’arma legittimamente detenuta” (o un altro mezzo idoneo) per tutelare la propria o l’altrui incolumità, o per difendere i beni propri o altrui quando non c’è desistenza e vi è “pericolo di aggressione”.
Viene poi specificato che “agisce sempre in stato di legittima difesa colui che compie un atto per respingere l’intrusione posta in essere con violenza o minaccia di uso di armi o di altri mezzi di coazione fisica, da parte di una o più persone”.
E’ stato modificato, inoltre, l’Articolo sull’eccesso colposo di legittima difesa, che non si verifica se chi è costretto a difendersi si trova in uno stato di “grave turbamento” ed è costretto a difendere la sua incolumità.
L’Associazione Nazionale Magistrati ha posto seri dubbi sulla costituzionalità della norma. “Non è costituzionale sostenere che si può sparare sempre”, ha dichiarato il professore di Diritto Costituzionale Massimo Luciani.
QUANTI SONO GLI OMICIDI PER FURTI E RAPINE IN ITALIA
Vedremo se la Corte Costituzionale affronterà la questione. Oggi vorrei soffermarmi, con l’aiuto dell’amico Giorgio Beretta, uno dei massimi esperti del settore, sugli effetti che la norma avrà. Gli ho domandato, per prima cosa, il numero degli omicidi per furti e rapine in Italia. L’ho fatto perché la nuova legge è stata proposta evidenziando l’aumento dei reati violenti per furti e rapine nelle abitazioni e nei negozi. Ecco la sua risposta:
“I dati ufficiali dell’Istat sono chiari: sedici omicidi nel 2017. Il numero di omicidi che si verificano in una settimana a Chicago. La nuova legge si basa su una colossale menzogna. Tutti i dati ufficiali -che i promotori della legge si guardano bene dal far conoscere- sono eloquenti. Innanzitutto, gli omicidi sono in forte calo rispetto agli anni Novanta (da 1.916 omicidi volontari nel 1991 a 368 nel 2017). In particolare, mostrano una consistente diminuzione gli omicidi compiuti dalla criminalità organizzata (da 342 a 55) e ancor più quelli commessi dalla criminalità comune (da 879 a 144).
I furti nelle abitazioni sono tornati ai livelli di trent’anni fa, prima cioè del fenomeno dell’ immigrazione. Le rapine negli esercizi commerciali nell’ultimo decennio sono in consistente calo (da 8.149 nel 2007 a 4.517 nel 2017) e anche quelle nelle abitazioni sono meno di dieci anni fa (erano 2.529 nel 2007, sono state 2.301 nel 2017).Ma, soprattutto, sono più che dimezzati gli omicidi per furti o rapine: si passa da una media annuale di oltre 80 omicidi ad inizi anni Novanta a circa 30 nell’ultimo quinquennio. Nel 2017 gli omicidi per furti o rapine nelle case degli italiani sono stati, come detto,16: è il numero più basso da 30 anni ad oggi. Dov’è l’emergenza?”.
COME VIENE CREATA LA PERCEZIONE DI INSICUREZZA
Non c’è, quindi, alcun indicatore dei reati che giustifichi la modifica della legge sulla legittima difesa. La modifica è stata fatta, evidentemente, innanzitutto per scopi propagandistici e politico-elettorali, strumentalizzando la percezione di insicurezza che molti italiani provano a fronte del mutamento del tessuto sociale e dei fenomeni migratori. Beretta, che concorda con questa valutazione, mi ha spiegato come la percezione di insicurezza sia creata ad arte nei media:
“Uno studio realizzato da Alberto Parmigiani per ‘Lavoce.info’ nel settembre 2017 evidenzia come tra il 2005 e il 2015 il tempo medio occupato dalla cronaca nera nei telegiornali pubblici dei principali Paesi europei sia stato del 4,7% contro l’8% dei Tg Rai, nonostante in Italia non vi sia alcuna relazione diretta tra tempo di copertura della ‘cronaca nera’ e numero di reati. Tre ore al giorno è il tempo medio che le sette principali reti televisive italiane -Rai, Mediaset e La7- dedicano alla cronaca nera, spesso portando ed esasperando nell’agenda giornalistica nazionale fatti di cronaca locale”.
PIU’ ARMI, PIU’ OMICIDI, PIU’ INSICUREZZA
Sono poi passato alla domanda se la nuova norma, rendendo sempre legittima la difesa “con armi legittimamente detenute”, porterà molte più persone ad armarsi. E’ questa, credo, la principale preoccupazione che dobbiamo avere. Oggi, in Italia, le armi da fuoco in mano ai privati sono, nella quasi totalità, almeno in teoria, per uso sportivo: circa 700.000 per la caccia, quasi 600.000 per le gare di tiro. Soltanto 18.000 sono per la difesa personale. Una modesta percentuale che temo sia destinata a salire di molto. Perché la nuova legge è basata sulla concezione che ci si possa far giustizia da sé, e spinge i cittadini a dotarsi di un’arma. Chiunque abbia subito una rapina o anche un semplice furto in casa sa cosa si prova: un sentimento di spoliazione e di umiliazione. Ma bisogna che sia lo Stato ad assicurare la giustizia, non possiamo pensare di farlo noi, magari sull’emozione del momento, il “grave turbamento” di cui parla la nuova legge. Giorgio ha risposto così:
“Aumenterà il numero delle armi e ci saranno due prevedibili conseguenze, entrambe molto pericolose. Innanzitutto avremo un aumento degli omicidi a seguito di furti e rapine, ma non è affatto detto che le vittime saranno solo o principalmente i rapinatori, perché anche costoro si doteranno di armi e le useranno per aggredire e difendersi.
Ma, soprattutto, ci sarà un consistente aumento di omicidi con armi da fuoco in ambito familiare e interpersonale che sono, già oggi, gli ambiti più pericolosi e in cui si verificano più di un terzo degli omicidi, cioè tanti quanti ne commettono le mafie o la criminalità comune. Nel 2017, a fronte di 16 omicidi per furti e rapine, sono stati 42 gli omicidi con armi detenute da legali detentori di armi. Nel 2018 sono stati addirittura 50, con 30 donne vittime. Come avverte una ricerca del Censis, ‘con il cambio delle regole e un allentamento delle prescrizioni, ci dovremmo abituare ad avere tassi di omicidi volontari con l’utilizzo di armi da fuoco più alti e simili a quelli che si verificano oltre Oceano. Le vittime da arma da fuoco potrebbero salire in Italia fino a 2.700 ogni anno, contro le 150 attuali, per un totale di 2.550 morti in più’. Nessuna maggior sicurezza, quindi. Anzi, l’esatto contrario”.
RIVEDERE LE NORME SULLE LICENZE PER DETENZIONE DI ARMI
Purtroppo sono previsioni molto realistiche, perché basate sui fatti. Potrebbero esserci più armi in circolazione, anche perché è molto facile in Italia ottenere una licenza per detenere armi. E potrebbero esserci conseguentemente più omicidi: le statistiche sono spietate nello stabilire uno stretto rapporto di causa ed effetto tra la diffusione delle armi e il numero dei morti ammazzati. Sono sempre le statistiche che ci spiegano che oggi, se c’è un’arma in casa, è molto più facile che venga utilizzata per ammazzare un familiare (molto spesso la moglie o la compagna), un parente o un vicino fastidioso che non per fronteggiare eventuali ladri.
L’obbiettivo da porsi, dopo la nuova legge sulla legittima difesa, diventa allora quello di rivedere subito le norme sulle licenze per la detenzione di armi. Ecco le proposte di Giorgio Beretta:
“Contrariamente al pensiero che va per la maggiore, la normativa italiana è sostanzialmente permissiva in materia di detenzione di armi: oggi, a qualunque cittadino incensurato, esente da malattie nervose e psichiche, non alcolista o tossicomane, è generalmente consentito di ottenere una licenza per armi dopo aver superato un breve esame di maneggio delle armi. Tranne nei casi in cui il medico curante o le ASL non lo richiedano specificamente, non sono infatti previsti particolari esami clinico-tossicologici per verificare lo stato di salute mentale e psichica del richiedente e per accertare l’eventuale uso di stupefacenti: tutto si basa su una autocertificazione controfirmata dal medico curante.
Oggi la licenza più usata per poter detenere armi in casa è quella per ‘uso sportivo’: a fronte di meno di 100mila iscritti alle federazioni nazionali e di un numero molto minore di iscritti a poligoni di tiro privati, hanno questa licenza quasi 600.000 italiani, di cui la maggior parte la richiede non per praticare una disciplina sportiva, ma perché è facile da ottenere e permette di acquistare un ampio numero di armi e munizioni.
Le licenze per armi, e soprattutto quella per ‘uso sportivo’, vanno tutte riviste riconducendole alla loro ragion d’essere, introducendo norme più rigorose per ottenerle e controlli efficaci e più assidui sui legali detentori di armi. Non è accettabile che una licenza per ‘uso sportivo’ permetta di detenere armi da difesa personale o per la caccia e relative munizioni e lo stesso per chi ha una licenza per ‘uso venatorio’. Andrebbe invece prevista una licenza ‘per difesa abitativa’ da rilasciare su motivata ragione, e solo dopo aver verificato con precisi esami clinici e tossicologici lo stato di salute psico-fisica del richiedente dopo un effettivo corso di maneggio delle armi in ambito abitativo. E le armi e munizioni previste dovrebbero essere di tipo non letale proprio per evitare che, invece che per dissuadere eventuali ladri, vengano utilizzate per ammazzare un familiare, un vicino, un parente o per suicidarsi”.
Un obbiettivo difficile. Oggi in Italia governa la destra, che fa leggi di destra. E’ semmai incredibile che una forza che si proclama “né di destra né di sinistra”, e che ha fatto incetta di molti voti di elettori di sinistra, si dimostri ancora una volta un alleato del tutto subalterno alla destra. Tocca quindi ai milioni di italiani disarmati, e che non amano le armi, battersi per ridurre il più possibile il loro uso.
I DUE AVVERSARI DEGLI ITALIANI CHE NON AMANO LE ARMI
L’avversario non è solo la destra, è la super lobby delle armi. Conclude Beretta:
“Da diversi anni il mercato delle armi da caccia in Italia è in forte crisi. Va quindi creato un nuovo mercato, quello appunto delle armi da difesa personale (pistole, revolver, fucili a pompa e anche fucili semiautomatici, quelli che vengono usati per fare stragi in America). E per incentivare questo mercato occorre far leva sulla paura e sulla necessità di difendersi”.
E’ così. L’avversario non è solo politico, è anche economico. L’11 febbraio 2018, in piena campagna elettorale, l’allora candidato Matteo Salvini firmò un documento dopo avere incontrato i rappresentanti del “Comitato Direttiva 477”, il punto di riferimento degli interessi di tutti i soggetti della filiera delle armi. Quel documento conteneva precisi impegni, che si stanno tutti onorando.
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