Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi, Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
14 Novembre 2024 – 21:22

Presentazione di
“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi
Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
Massa, Palazzo Ducale – Sala della Resistenza
Il libro di Dino Grassi “Io …

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Torniamo a immaginare

a cura di in data 5 Gennaio 2019 – 22:32
Lerici, luminarie natalizie (2017) (foto Giorgio Pagano)

Lerici, luminarie natalizie
(2017) (foto Giorgio Pagano)

Città della Spezia, 30 dicembre 2018 – Come passerà alla storia il 2018 italiano? Come l’anno del governo del “grande cambiamento”? Certamente l’alleanza M5S – Lega ha portato novità. Ma fino a un certo punto. Facciamo un esempio: in questi giorni si assiste al fenomeno del rafforzamento dell’esecutivo e della perdita di peso del Parlamento. Ma sono cose già promosse in passato sia dalla destra (di cui faceva parte la Lega) che dalla “sinistra”.
Senza entrare, oggi, nel merito della manovra economica appena varata dal Governo, va comunque detto che essa contiene, indubbiamente, misure inaccettabili dal punto di vista di un cambiamento “buono”. Ma bisogna essere onesti e aggiungere: la legge Fornero era o no un provvedimento brutale del Governo Monti, condiviso sia dalla destra che dalla “sinistra”? Lo era, e quindi è giusto rivedere quella legge. Ancora: siamo sicuri che alcune delle misure inaccettabili di cui ho parlato abbiano un unico colpevole? O c’è qualcosa che travalica l’operato del Governo? Perché non si dice che la Commissione Europea ha imposto il blocco delle rivalutazioni delle pensioni come contrappeso per la revisione della legge Fornero? Il punto vero è che oggi vengono al pettine tutti i nodi del rancore sociale accumulato in questi anni contro una destra e una “sinistra” che con le politiche di austerity hanno impoverito la società italiana. Chi segue questa rubrica sa quanto io mi opponga alle misure razziste di questo Governo: ma la rabbia costruita ad arte contro lo straniero non nasce purtroppo oggi. Il “grande cambiamento” quindi, per rispondere alla domanda iniziale, non c’è. Ma la grande maggioranza degli italiani non vuole tornare alla situazione precedente: i protagonisti politici di allora non hanno alcun futuro.

IL M5S, LA LEGA E LA CORDA CHE SOSTIENE L’IMPICCATO
Il “governo del cambiamento” non può esserci perché il M5S e la Lega hanno linee e prospettive divaricanti.
E perché una delle due forze di maggioranza -la Lega che ha il 17% dei voti- detta la musica o quasi a un movimento del 33%. Non a caso nei sondaggi la Lega oggi supera i Cinque Stelle. E’ chiaro che questa tensione non può reggere a lungo. Il M5S è un taxi che la Lega ha utilizzato per andare al governo, visto che la destra non aveva i voti. E da questo taxi può scendere quando vuole, per andare a votare e conquistare i consensi per un governo di destra. Non subito, perché ora ci sono le elezioni europee. Dopo si vedrà. Intanto Salvini logora ogni giorno Di Maio facendogli ingoiare rospi, o comunque facendoli ingoiare a una base elettorale pentastellata che in gran parte non la pensa come la Lega. Salvini bacchetta ma anche sostiene Di Maio: è il sostegno che la corda assicura all’impiccato. Il punto è che il M5S è in difficoltà a uscire da questo cul de sac: è costretto a stare al Governo con la Lega perché, a differenza della Lega, non ha una linea alternativa, non ha altri alleati possibili. Se oggi il M5S si sfarinasse, il primo beneficiario sarebbe la Lega, perché un’opposizione politica non c’è.

Lerici, luminarie natalizie (2017) (foto Giorgio Pagano)

Lerici, luminarie natalizie
(2017) (foto Giorgio Pagano)

LA SINISTRA CHE STA DENTRO I CINQUE STELLE
Il M5S non può essere considerato una forza eguale alla Lega. E’ nato come movimento per l’onestà, la trasparenza, l’ambiente, la cura del territorio… Aveva, ed ha, proposte semplicistiche e ingenue, ma è nato per affrontare queste sfide, non altre. Il movimento rifiuta, da sempre, di definirsi di destra o di sinistra. Ma i suoi elettori accettano di utilizzare queste categorie. Un recente sondaggio rivela che su 100 elettori che si identificano con il M5S, 50 lo definiscono di sinistra e solo il 16 di destra, mentre il rimanente non lo inserisce né a destra né a sinistra. La misura “simbolo” del movimento, il reddito di cittadinanza, è del resto una misura sociale e di sinistra.
La questione è che molti di questi obbiettivi sono immolati all’alleanza di governo. Ciò che potrebbe accadere anche con il reddito di cittadinanza. Ma fino a quando potrà durare questa situazione? La Lega ha una visione conservatrice e autoritaria, il M5S non era nato per bombardare i migranti o per fare i condoni… La verità è che i Cinque Stelle possono uscire dal buio solo con alleanze a sinistra. Anche se oggi sembra fantapolitica parlarne: non solo perché le forze che nel M5S hanno questo in mente sono minoritarie, ma anche e soprattutto perché la sinistra si è dissolta. E’ sparita, e in essa predomina il silenzio sul tema di fondo: i tanti errori compiuti in questi anni.

NESSUNO PENSA AI PIU’ DEBOLI
La discussione sulla fine della sinistra è necessaria perché riguarda il destino della democrazia. Non c’è democrazia senza opposizione, senza alternative possibili. Non si tratta dunque di una questione sentimentale, nostalgica. Ma di una questione politica, che riguarda un’azione politica interessata al futuro, e che proprio per questo vuole capire il passato. La verità l’ha detta con grande chiarezza una “grande vecchia” della sinistra italiana, Rossana Rossanda: “Milioni di persone votavano a sinistra perché nel suo Dna c’era la difesa dei più deboli. Questo non lo pensa più nessuno” (“la Repubblica”, 31 ottobre 2018). Dopo lo scioglimento del Pci nel 1991 è andato avanti un mutamento della sinistra sempre più in una direzione neoliberale e centrista, che non si proponeva più di rappresentare la parte più debole della società. Si è fatto “il partito pigliatutto”, che alla fine non ha pigliato più nulla. Serve, dunque, una visione della società. La destra sovranista ce l’ha: è la visione di una società chiusa, che vuole dare sicurezza con l’identità nazionale e locale e con la chiusura. La sinistra una visione non ce l’ha più. E’ per questo che non cementa più appartenenze e legami. So bene quanto occorra studiare il nuovo e capirlo stando in mezzo al popolo: ma la visione della sinistra deve innanzitutto partire non dall’imitazione della destra quanto da un’impostazione opposta. Che è quella dell’articolo 3 della Costituzione, con tutto ciò che questo comporta nelle politiche del lavoro e redistributive. Ed è un’impostazione globale, aperta, inclusiva, con tutto ciò che questo comporta nelle politiche sull’immigrazione.
Nel Capodanno del 2000 scelsi la canzone che tutta la città in festa ascoltò allo scoccare della mezzanotte, diffusa dagli altoparlanti e cantata dagli artisti in ogni piazza: non poteva che essere “Imagine” di John Lennon. La canzone di un mondo senza avidità e senza confini, che non bisognerebbe smettere mai di cantare e di ascoltare. Perché ci ricorda quanto sia fondamentale tornare a immaginare.

Buon anno a tutte e a tutti

Post scriptum
Dedico l’articolo di oggi ad Adele Nerina Montepagani “Nery”, staffetta partigiana sarzanese scomparsa giovedì scorso. A lei, una delle protagoniste di “Sebben che siamo donne”, mi legava un grande affetto. E’ stata pittrice, scrittrice, attivista dell’associazione dei partigiani e di quella degli invalidi del lavoro. Per me “Nery” sarà sempre, nel ricordo, soprattutto la bellissima ragazza con la camicetta rossa che, a causa di questo colore, fece infuriare i fascisti sarzanesi nel 1937 in una sala da ballo di via Bellegoni. Il racconto della vita di Nery è nell’articolo di questa rubrica “La ragazza con la camicetta rossa” (12 giugno 2016).

lucidellacitta2011@gmail.com

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