Genova sostenibile e aperta al futuro
IL Secolo XIX nazionale, 28 ottobre 2018 – “Il mondo rischia di schiantarsi”: lo ha detto il Presidente dell’ Asvis (Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile) Enrico Giovannini nel convegno “Genova, come ti vorrei” organizzato dal Tavolo Giustizia e Solidarietà Genova. In questa fase così difficile un appiglio a cui ancorarsi è costituito dall’Agenda ONU 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. So bene che c’è un diffuso disincanto verso tutto ciò che riguarda il “governo mondiale”. Ma oggi si impone una scelta di campo netta, per un mondo che dia vita e rafforzi una rete sovranazionale dei diritti. Tuttavia questa rete può realizzarsi solo a partire dalle città e dai territori. Il locale non ha quindi perso la sua centralità.
Nelle città e nei territori l’Agenda ONU va attuata nel suo spirito più profondo: una visione integrata, che supera l’idea che la sostenibilità è unicamente una questione ambientale, perché comprende tutte le dimensioni dello sviluppo, ambientale, economico, sociale e istituzionale; e una visione partecipata, che veda i cittadini protagonisti.
A che punto siamo? L’Italia, come emerge dal Rapporto Asvis 2018, non è certo sul sentiero dello Sviluppo Sostenibile. Né lo è la Liguria. Il dato della nostra regione sul raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda è molto negativo. Facciamo peggio della media delle altre regioni del Nord in quasi tutte le aree. In parecchi casi facciamo peggio anche rispetto alla media del Paese: nel consumo di alcool e di sigarette tra i giovanissimi, nella parità di genere, nella dignità del lavoro (gli infortuni), nella crescita economica, nel valore aggiunto dell’industria manifatturiera, nella sostenibilità delle città (verde urbano, inquinamento acustico, trasporto pubblico, raccolta differenziata), nella sicurezza (violenza sessuale), nella cooperazione internazionale…
Occorre reagire. La Regione e i Comuni devono dotarsi della Strategia Regionale e Comunale per lo Sviluppo Sostenibile, una visione integrata e partecipata di lungo periodo, capace proprio per questo di essere molto concreta già a breve. Perché “se non sai dove andare non vai da nessuna parte”.
A Genova, in particolare, la Strategia Comunale per lo Sviluppo Sostenibile è la condizione perché la città si doti di un altro modello di sviluppo, dopo una tragedia che invita a ripensare questo modello e a renderlo “sostenibile” nel senso indicato dall’Agenda. La rinascita di Genova non si esaurisce cioè con la pur decisiva ricostruzione del ponte. E la logica della ricostruzione non deve cancellare ogni ragionamento di prospettiva e di partecipazione dei cittadini. Perché non si tratta di “ritornare a come era prima”. C’è un’opera di recupero e di rigenerazione da fare, in senso urbanistico, economico, sociale, culturale. Vengono in mente le riflessioni di Massimo Quaini sulla Val Polcevera, sulle riconnessioni da operare in un sistema territoriale genovese da rileggere in un’ottica unitaria, sulla mobilità sostenibile…
Città “sostenibile” significa inoltre città “aperta”: la Genova del futuro dovrà essere collegata con il mondo e proiettata verso il Mediterraneo. Una città come Genova, per storia e posizione strategica, deve ridare centralità al tema delle relazioni internazionali e tornare a essere protagonista dell’attività di lotta alla povertà e di scambio economico e culturale nello spazio euro-mediterraneo.
Molto si muove in questa direzione nella società civile genovese: sono nate in questi mesi esperienze di cittadinanza e di coesione comunitaria, lontane dalla stagione dei partiti ma anche da quelle delle associazioni “tradizionali” e dei comitati. Esperienze che chiedono una “strategia partecipata” e un ridisegno urbano “sostenibile”. Le istituzioni devono incontrare questa spinta civica, coinvolgerla e renderla protagonista di una grande impresa collettiva.
Giorgio Pagano
Presidente delle associazioni Mediterraneo e Funzionari senza Frontiere
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