Give Peace A Chance
Città della Spezia, 22 ottobre 2017 – Il conferimento del premio Nobel per la Pace 2017 all’Ican (International campaign to abolishnuclearweapons), un network di 468 organizzazioni di 101 Paesi per l’abolizione delle armi atomiche fondato nel 2007 a Vienna, è davvero una bella notizia.Il Nobel non è andato a una persona, ma auna causa, quella del disarmo nucleare, che non solo è giusta ma è anche urgente.
La fine della Guerra Fredda e della contrapposizione tra Usa e Urss aveva fatto dimenticare le migliaia di testate che rimanevano nei loro arsenali, oltre a quelle a disposizione delle altre potenze nucleari. Oggi il mondo è richiamato a questa realtà rimossa, a causa delle provocazioni della Corea del Nord e delle reazioni altrettanto provocatorie del Presidente americano Trump.
Ma il premio all’Ican non è solo un monito ai governanti coreani e americani. E’ qualcosa di più. L’Ican è stata infatti determinanteper arrivare, nel luglio di quest’anno, al nuovo Trattato Onu per la messa al bando delle armi nucleari approvato da 122 Paesi (ma senza la partecipazione delle nove potenze nucleari e dei membri della Nato tra cui l’Italia), che entrerà in vigore quando 50 Stati lo ratificheranno. La presidente del Comitato per l’assegnazione del Nobel, BeritReiss-Andersen, ha spiegato: “Quest’anno il premio per la Pace è anche un appello agli Stati perché comincino negoziati seri rivolti a una graduale, bilanciata e attentamente monitorata eliminazione delle 15.000 testate nucleari presenti nel mondo”.
Per ottenere questo obbiettivo bisogna sconfiggere una tesi radicalmente sbagliata: quella secondo cui la pace può essere mantenuta solo grazie all’esistenza di una capacità di risposta nucleare (la cosiddetta “teoria della deterrenza”). E bisogna aggredire il grande problema: la contrapposizione tra chi ha l’arma atomica e chi non ce l’ha. Che si risolve non solo impedendo che nuovi Paesi abbiano l’arma, ma negoziando il disarmo di tutti.
In realtà chi possiede l’arma modernizza e rafforza continuamente i propri arsenali. In questa situazione, in cui una ristretta cerchia di Stati mantiene l’oligopolio delle armi nucleari e in cui chi le possiede non solo si minaccia a vicenda ma minaccia chi non ce l’ha, è sempre più probabile che altri Stati cerchino di procurarsele e ci riescano. Oltre ai nove Paesi che già posseggono armi nucleari, ve ne sono circa 35 in grado di costruirle.
Fondamentale, per noi italiani, è che il nostro Paese aderisca al Trattato, e quindi rimuova dal suo territorio le bombe nucleari Usa. L’Italia ha infatti messo a disposizione degli Usa la base di Aviano per l’installazione di almeno 50 bombe nucleari e quella di Ghedi Torre per 20. Obbiettivi irrealistici? Solo per una politica priva di visione e di coraggio. In mancanza della politica, dovrebbe almeno scattare l’istinto di sopravvivenza di noi cittadini. Il premio Nobel all’Ican è anche un serio richiamo all’impegno e alla mobilitazione di ciascuno di noi.
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