Presentazione di “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello – Giovedì 19 dicembre 2024 ore 17 a Porto Venere – Ristorante La Marina Calata Doria
15 Dicembre 2024 – 19:29

Presentazione di
“Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”
di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello
Giovedì 19 dicembre 2024 ore 17
Porto Venere – Ristorante La Marina Calata Doria
I due …

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Mimma, una piccola grande donna

a cura di in data 9 Marzo 2017 – 21:21
Mimma Rolla    (2014)    (foto Giorgio Pagano)

Mimma Rolla (2014) (foto Giorgio Pagano)

Città della Spezia, 5 marzo 2017 – “Cara nipote cerca di studiare e di non perdere la pazienza, perché lo so che gli studi sono duri”: sono le parole di una lettera di Domenico Bruno Rolla alla nipote Mimma, scritta il 30 maggio 1936 dall’esilio parigino. Rolla era un comunista arcolano, che durante il fascismo fu costretto a riparare in Francia per evitare l’arresto. Da lì partì per combattere il franchismo in Spagna a fianco dell’esercito repubblicano, e poi dalla Spagna per organizzare la resistenza etiope contro il fascismo italiano invasore. Racconterò un’altra volta la sua storia straordinaria: oggi la protagonista è Mimma. Nel 1936 era una bambina di 9 anni (era nata il 14 maggio 1927). Lo zio Bruno aveva visto giusto: Mimma non era destinata solamente all’impegno antifascista, come da tradizione familiare, ma anche allo studio e alla ricerca. Diventò un grande medico, capace di coniugare sempre la dimensione scientifica e la dimensione umana.

W I PATRIOTI
A sedici anni aderì al Fronte della Gioventù e cominciò a fare la staffetta per la Brigata garibaldina “Ugo Muccini”. Leggiamo brani della sua testimonianza, resa nel 1975 nel corso della manifestazione “Donne arcolane nella Resistenza”: “Militavamo nel Fronte della Gioventù clandestino ed eravamo appena adolescenti. Il Fronte era un’organizzazione antifascista a cui partecipavano i giovani di diverse tendenze politiche. Ad Arcola noi ragazze, sentimentalmente, eravamo tutte comuniste, perché l’esempio costantemente coerente della lotta contro il fascismo veniva dai nostri familiari e dagli amici dei nostri familiari che erano comunisti… Eravamo sempre impazienti di fare ‘qualche cosa’ e non avevamo, invece, ancora imparato ‘la pazienza faticosa’ di chi sostituisce all’impulso la forza della ragione, che permette di legare in maniera scientifica l’analisi della realtà con l’azione da compiere nei tempi giusti, perché la realtà venga modificata… Era l’estate 1944. I partigiani operavano sui monti e nelle città. Il CLNP (Comitato di Liberazione Nazionale Provinciale) ritenne comunque utile compiere in tutta la provincia un’azione irruente, atta a dimostrare all’avversario la presenza dell’organizzazione clandestina in tutto il territorio provinciale. Il mezzo scelto fu questo: nelle varie località doveva contemporaneamente comparire la scritta murale ‘W i Patrioti’. Al Fronte della Gioventù fu affidato questo compito. Successivamente fu dato il contrordine solo per quanto riguardava il Comune di Arcola, a causa dell’arresto di un compagno. Decidemmo allora, tra noi ragazze, a insaputa di tutti, di eseguire ugualmente le scritte murali… Malgrado la nostra giovane allegra fiducia, avemmo un’angosciante e giustificata paura. Ricordo che il gruppo di cui facevo parte, durante l’esecuzione delle scritte, si incontrò prima con una pattuglia tedesca e successivamente con una pattuglia della ‘Decima Mas’. Il nostro terrore comunque non ebbe il sopravvento. Riuscimmo con grande controllo a nasconderci in alcuni portoni e poi a proseguire il lavoro. Il giorno dopo i muri e le strade di Arcola erano segnate dalla rossa scritta ‘W i Patrioti’. La gente diceva che i partigiani erano scesi dai monti. Nel pomeriggio dello stesso giorno ci fu il rastrellamento e tra i rastrellati c’era mio padre. Tutti i prigionieri furono, fortunatamente, rilasciati durante la notte. Alcuni giorni dopo avemmo la forte riprovazione dei compagni dirigenti del CLNP per aver compiuto un atto di indisciplina”.

Torino, Piazza Castello, manifestazione di turchi in sostegno delle proteste di Gezy Park contro il regime di Recep Tajjip Erdogan    (2013)    (foto Giorgio Pagano)

Torino, Piazza Castello, manifestazione di turchi in sostegno delle proteste di Gezy Park contro il regime di Recep Tajjip Erdogan
(2013) (foto Giorgio Pagano)

UN ESEMPIO DI GENEROSITA’
Mimma, al convegno, avrebbe potuto raccontare tanti altri episodi. Al Liceo Pacinotti, dove studiò, una mattina trovarono dei volantini antifascisti. Nel trambusto che seguì lei domandò: “Che cosa è successo?”. La risposta fu “Non sono cose da donna”: li aveva portati lei! Da staffetta consegnò molta corrispondenza clandestina ai compagni, a Spezia come a Sarzana, correndo non pochi rischi. Il 28 marzo 1945 fu ucciso dalle Brigate Nere, a Pietralba, il partigiano Enzo Fosella: Mimma e le altre donne partigiane organizzarono il funerale e sfilarono tutte con un fiore in mano, di fronte ai fascisti. Probabilmente raccontò l’episodio delle scritte perché, sia pure segnato dall’indisciplina, fu il più generoso. Ecco, la generosità fu il tratto essenziale della sua vita. La famiglia affrontò grandi sacrifici per farla studiare -il padre fu licenziato per motivi politici nel 1951, mentre la madre era casalinga- prima al Liceo, poi alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Pisa, in tempi in cui la laurea era ancora un privilegio riservato a pochi e soprattutto uomini. Si specializzò in Endocrinologia, dedicandosi contemporaneamente alla clinica, alla ricerca e alla didattica, a Pisa e in collaborazione con molte altre Università. Si appassionò particolarmente all’adolescenza e, ispirandosi alle Unità operative per adolescenti presenti in Finlandia, pensò di creare in Italia un centro di riferimento per l’età evolutiva sul modello nord europeo: nacque così il Centro Adolescenti di Pisa, una realtà quasi inesistente in Italia -ora trasferito a Cinisello Balsamo- che va incontro alla sempre crescente domanda delle famiglie di giovani in fase di crescita. Come Primario di Fisiopatologia dell’Adolescenza, Mimma diresse un’equipe medica che operava all’insegna dell’interdisciplinarietà e che considerava i giovani pazienti globalmente, sia dal punto di vista fisico che psichico. Il Centro diventò da subito un importante punto di riferimento nazionale per una serie di patologie, in particolar modo per i disordini del comportamento alimentare. Mimma, mi dice il cugino Elio, dedicò tutta se stessa ai suoi ragazzi. Ora che se ne è andata -era il 7 novembre 2016- Elio sta ordinando le sue cose: “le lettere più struggenti sono quelle dei suoi giovani pazienti”. Andata in pensione, Mimma si impegnò come volontaria nella Pubblica Assistenza pisana. Un altro segno del suo altruismo e della sua filantropia, come il fatto, racconta Elio, che si facesse sempre pagare le visite pochissimo. Non si sposò, ma ebbe un grande amore, poi finito. Tutta dedita al lavoro e allo studio, sapeva far poco nel resto. Nel suo letto di morte, con i fazzoletti della Brigata, c’era la stella rossa cucita da lei stessa: “sarà stata l’unica volta che ha preso l’ago in mano”, dice Elio. Fu sempre comunista: sciolto il Pci, scelse Rifondazione, poi Sel. L’ultimo mio contatto con lei fu per il referendum sulla Costituzione: firmò l’appello per il No della società civile, che promossi con Pino Ricciardi. Rimandavo sempre l’intervista che volevo farle, perché di salute stava bene. Purtroppo se ne è andata all’improvviso. Ma da anni scriveva le sue memorie, con l’aiuto affettuoso di alcune compagne: aveva una buonissima memoria e un grandissimo scrupolo, in quel testo ricorderà tutti, ne sono sicuro. A Pisa la sua principale collaboratrice, Ester Morelli, sta lavorando a un libro di testimonianze, innanzitutto di colleghi e di pazienti. Quindi la sua memoria resterà. E rimarrà sempre vivo in noi il ricordo, come ha scritto Alessio Giannanti di Archivi della Resistenza, di “uno scricciolo di donna, sempre elegante e con un sorriso che ti stregava, una gentilezza fuori dal comune e una passione politica che parlava al futuro”.

LE DONNE SON TORNATE
Dalla Resistenza a oggi le donne sono state protagoniste di tante conquiste. Mai durature, se è vero, come purtroppo è vero, che in tutte le società delle vite delle donne si può disporre, fino a provocarne la morte. Perché ritenute di poco valore. E’ per questo che l’8 marzo, in 40 Paesi del mondo, milioni di donne sciopereranno: “contro la guerra che ogni giorno subiamo sui nostri corpi: la violenza, psicologica, fisica, culturale, economica”. Lo avevano annunciato a ottobre 2016 le donne argentine: le loro parole hanno preso il suono di decine di lingue. Anche in Italia, dove hanno sfilato in 250.000 per le vie di Roma lo scorso 26 novembre. Oggi voglio ricordare in particolare, insieme alle donne di tutto il mondo, le donne curde e le donne africane. Le donne curde sono quelle che fanno paura a Califfi, Sultani e Generali: le peshmerga che hanno combattuto le milizie del Daesh a Kobane e a Mosul. Fanno paura perché trasmettono al mondo, anche a quello arabo e musulmano, l’idea che la liberazione, se deve essere tale, deve essere duplice: da regimi sanguinari ma anche dalle vecchie società patriarcali. Le donne africane sono la spina dorsale che sorregge tutto il continente. In fondo se ci sono dati che, in Africa subsahariana, fanno sperare, sono proprio quelli che riguardano le donne: crescono le donne occupate in lavoro salariato non agricolo ma anche le donne che occupano cariche politiche. Dobbiamo riflettere anche sul fatto che l’emigrazione è un fenomeno in gran parte maschile. Questo significa che le donne che sono rimaste non stanno solo in casa, ma lavorano, si occupano della cosa pubblica… La cultura patriarcale è un forte elemento di compressione della società africana, anche degli uomini. Ogni passo verso il suo superamento è dunque un passo per la vera crescita dell’Africa. Alle donne africane sarà dedicata la prossima iniziativa dell’Associazione Culturale Mediterraneo, venerdì 10 marzo alle 17 a Lerici, in Comune. Ci sarà Laila Abi Ahmed, somala, una vita dedicata alla dignità delle donne migranti e alla lotta contro le mutilazioni genitali femminili.

lucidellacitta2011@gmail.com

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