Presentazione di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi, Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
14 Novembre 2024 – 21:22

Presentazione di
“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi
Venerdì 22 novembre ore 17 al Palazzo Ducale di Massa
Massa, Palazzo Ducale – Sala della Resistenza
Il libro di Dino Grassi “Io …

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Giorgio Pagano presenta “Eppur bisogna ardir. La Spezia partigiana 1943-1945” a Sestri Levante sabato 30 aprile ore 17

a cura di in data 26 Aprile 2016 – 20:29
Invito

Invito

GIORGIO PAGANO PRESENTA
“EPPUR BISOGNA ARDIR. LA SPEZIA PARTIGIANA 1943-1945”

Sabato 30 aprile
Ore 17 Sestri Levante
Sala Riccio del Palazzo Comunale

Il libro di Giorgio Pagano “Eppur bisogna ardir. La Spezia partigiana 1943-1945”, dopo le affollate presentazioni alla Spezia, Sarzana, Levanto, Lerici, Sesta Godano, Migliarina, Follo, Valmozzola, Pontremoli ed Arcola verrà presentato sabato 30 aprile alle ore 17 a Sestri Levante, nella sala Riccio del Palazzo Comunale. All’iniziativa, organizzata dalla sezione Anpi di Sestri Levante, interverranno, oltre all’autore, Donatella Alfonso, giornalista e scrittrice, autrice della prefazione al libro, e Luca Borzani, presidente della Fondazione Palazzo Ducale di Genova.

Il libro, edito da Cinque Terre, è una storia della Resistenza nella IV Zona operativa, fatta rivivere attraverso le testimonianze dei protagonisti, le ragazze e i ragazzi di settant’anni fa. “Eppur bisogna ardir” si apre con l’introduzione e prosegue con i tre capitoli “La Storia”, “Racconti e ritratti” e “Facio e Laura” (si tratta delle pagine dedicate alle figure di Dante Castellucci “Facio”, partigiano ucciso da altri partigiani, e della sua compagna Laura Seghettini).

Forti sono gli intrecci della Resistenza spezzina con quella del Tigullio: la Brigata “Coduri” operò infatti anche in Val di Vara, nel territorio dei Comuni di Varese Ligure, Carro e Maissana. Sede del Comando di Brigata fu sempre Valletti di Varese Ligure, e di Valletti fu parroco don Giovanni Bobbio, partigiano della “Coduri” ucciso dai fascisti e Medaglia d’Oro, uno dei protagonisti del libro. La “Coduri” e la Brigata spezzina “Cento Croci” operarono insieme nell’amministrazione civica di Varese Ligure e delle zone circostanti dopo la costituzione della Repubblica del Vara.

La conclusione del libro è affidata al saggio “La Resistenza e la sua eredità 1945-2015”, una riflessione su come trasmettere ai giovani la scelta morale e la concezione della politica della Resistenza e su come far sì che l’antifascismo e la Costituzione siano alla base di uno “spazio repubblicano” condiviso da tutti gli italiani. “Oggi -sostiene l’autore- i partiti non ci sono più, o almeno non ci sono più quelli veri, radicati nel popolo. Prima l’eredità della Resistenza cercavano, anche se non ci sono mai riusciti fino in fondo, di trasmetterla loro. Ma oggi? Dobbiamo ripartire dalle persone, dalle donne e dagli uomini semplici che hanno fatto la Resistenza, che sono i protagonisti delle tante piccole storie di questo libro. Ma ripartire anche, più in generale, dalle donne e dagli uomini semplici della nostra storia del dopoguerra e di oggi. Non dai poteri costituiti, ma dai germogli che nascono dal basso, dalla società”.

Il titolo del libro è quello di un verso originario di “Fischia il vento”, la canzone più amata dai partigiani ai monti. Giorgio Pagano spiega così lo spirito che pervade il libro: “L’ardore, inteso come coraggio morale, è il tema di questo libro. Perché, come disse Robert Kennedy, ‘il coraggio morale è merce più rara del coraggio in battaglia o dell’intelligenza’. Settant’anni fa ognuno si trovò solo di fronte alla propria scelta. Ogni partigiano ebbe un suo personale ‘ardir’: da tutte queste storie individuali sorse una storia collettiva. Fu la dimensione morale, che Piero Calamandrei indicava come una sorta di impulso diffuso, generato ‘da una voce sotterranea’, a indicare agli italiani la via della ribellione e del riscatto. Le ombre della Resistenza, che pure ci furono, non scalfiscono la luce della dimensione morale. Il valore del coraggio morale dei partigiani è più che mai attuale in una fase in cui è del tutto assente dalle qualità degli uomini pubblici, sostituito dall’accondiscendenza supina e dalla cedevolezza d’animo. Di coraggio morale abbiamo bisogno per tornare alla politica-virtù contro la politica-cinica tecnica del potere”.


La sala “Riccio” del Comune di Sestri Levante, dedicata al partigiano Aldo Vallerio “Riccio”, ha ospitato, presente un folto pubblico, la presentazione del libro di Giorgio Pagano “Eppur bisogna ardir. La Spezia partigiana 1943-1945”. Era presente anche Ezio, il fratello di “Riccio”. L’iniziativa, organizzata dalla sezione Anpi di Sestri, è stata introdotta da Donatella Alfonso, giornalista e scrittrice, autrice della prefazione al volume. “Il libro di Pagano -ha detto la Alfonso- è una preziosa raccolta di testimonianze che raccontano le diverse forme di ‘ardir’, cioè di ardimento morale, dei resistenti: partigiani, donne, ragazzi, operai, contadini”. La Resistenza spezzina, ha proseguito, “è emblematica perché ha operato in un punto strategico tra Liguria, Toscana e Emilia e ha visto tanti protagonisti, dai militari agli operai in sciopero, fino a Exodus, la solidarietà agli ebrei in fuga dai campi di concentramento”. La Alfonso si è soffermata anche sulle “storie scomode” raccontate da Pagano, come quella di “Facio”, partigiano ucciso da altri partigiani.

L’autore ha evidenziato i rapporti tra la Resistenza spezzina e quella del Tigullio: “la Brigata ‘Coduri’ operò in parte nello spezzino, in Val di Vara, e spezzino è uno de protagonisti del libro, il cappellano della ‘Coduri’ don Giovanni Bobbio, ucciso dai nazifascisti”. Stimolato dalle domande della Alfonso e dei presenti, Pagano si è soffermato sulla questione di come trasmettere oggi i valori della Resistenza: “I partigiani ci stanno lasciando, è la legge inesorabile della vita. Ma restano le loro parole, le loro testimonianze, i loro racconti, la loro scelta morale. Da cui ripartire per trasmettere l’eredità della Resistenza. Gli ideali della Resistenza sono perenni, universali. Certo, il problema della condivisione dei valori fondanti della Repubblica è tutto aperto. Ma un Paese si può dividere sulle scelte politiche senza rischiare di perdersi come comunità solo se tutti, forze politiche e cittadini, sentono il vincolo dell’identità nazionale, di un ‘destino’ e di ideali comuni. Non c’è alternativa a una riconsiderazione e a una reinterpretazione dell’antifascismo e del ‘patriottismo costituzionale’ come spazio repubblicano super partes: quali altri ideali abbiamo se non quelli che ci hanno ispirato nella Resistenza? L’unica alternativa è una repubblica priva di ogni elemento identitario, complesso di procedure gestite da una classe politica sempre più ‘castale’: una prospettiva inaccettabile”.

Il ritorno dell’antifascismo come base della Repubblica, ha concluso Pagano, “non può più basarsi sull’azione dei partiti, come fu, pur con tutti i limiti e gli errori dei partiti, nel dopoguerra”. Ora che “la storia dei partiti è finita, occorre ripartire dalle persone, dalle donne e dagli uomini semplici che hanno fatto la Resistenza, e, più in generale, dalle donne e dagli uomini semplici della nostra storia del dopoguerra e di oggi”. Dobbiamo farlo “animati dalla stessa scelta morale di settant’anni fa, dallo stesso ‘ardir’… solo su questa base sarà possibile ricostruire partiti veri, radicati nel popolo e ‘costituzionali’” e “sconfiggere l’idea che ha dominato nell’ultimo ventennio: la ‘governabilità’, che ha portato all’uomo solo al comando e al cittadino spettatore, rassegnato e abulico”. Queste le considerazioni finali: “A chi vuole cambiare la Costituzione nel nome della ‘governabilità’ noi rispondiamo, fedeli alla Resistenza: partecipazione civile e governo democratico” .

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