Giorgio Pagano presenta “Eppur bisogna ardir. La Spezia partigiana 1943-1945” a Levanto e a Follo il 30 Gennaio
GIORGIO PAGANO PRESENTA
“EPPUR BISOGNA ARDIR.
LA SPEZIA PARTIGIANA 1943-1945”
Levanto 30 gennaio ore 15 Sala SMS Gente di mare
Follo 30 gennaio ore 17,30 Struttura pubblica Giuliano Ratti
Il libro di Giorgio Pagano “Eppur bisogna ardir. La Spezia partigiana 1943-1945”, dopo le affollate presentazioni alla Spezia e a Sarzana, verrà presentato sabato 30 gennaio a Levanto (ore 15, Sala SMS Gente di mare) e a Follo (ore 17,30, Struttura pubblica Giuliano Ratti). Le iniziative sono organizzate dalle locali sezioni dell’Anpi e dall’Associazione Culturale Mediterraneo. Ad entrambe interverrà Mino Ronzitti, presidente dell’Istituto ligure per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea. A Levanto interverrà Salvatore Currarino, segretario della sezione Anpi; a Follo Valeria Fregosi, delegata provinciale dell’Anpi di Follo. Il libro, edito da Cinque Terre, è una storia della Resistenza nella IV Zona operativa, fatta rivivere attraverso le testimonianze dei protagonisti, le ragazze e i ragazzi di settant’anni fa. “Eppur bisogna ardir” si apre con la prefazione di Donatella Alfonso, giornalista di “Repubblica” e scrittrice, e prosegue con l’introduzione dell’autore e i tre capitoli “La Storia”, “Racconti e ritratti” e “Facio e Laura” (si tratta delle pagine dedicate alle figure di Dante Castellucci “Facio”, partigiano ucciso da altri partigiani, e della sua compagna Laura Seghettini).
Tra i protagonisti del libro ci sono anche i partigiani di Levanto e delle Cinque Terre, combattenti nelle Brigate “Costiera”, “Cento Croci” e “Coduri”, nel Battaglione “Matteotti-Picelli” e in altre formazioni garibaldine; e soprattutto don Emanuele Toso, parroco di Lavaggio Rosso, fucilato dai repubblichini davanti alla chiesa. Così come ci sono i partigiani di Follo, in gran parte indirizzati dal parroco don Franco Borelli nel Battaglione “Val di Vara” della Colonna “Giustizia e Libertà”. Proprio per questo la zona di Follo fu oggetto di rappresaglie e rastrellamenti: a Piana Battolla, a Follo alto, a Sorbolo, a Bastremoli, a Pian di Follo.
La conclusione è affidata al saggio “La Resistenza e la sua eredità 1945-2015”, una riflessione su come trasmettere ai giovani la scelta morale e la concezione della politica della Resistenza e su come far sì che l’antifascismo e la Costituzione siano alla base di uno “spazio repubblicano” condiviso da tutti gli italiani. “Oggi -sostiene l’autore- i partiti non ci sono più, o almeno non ci sono più quelli veri, radicati nel popolo. Prima l’eredità della Resistenza cercavano, anche se non ci sono mai riusciti fino in fondo, di trasmetterla loro. Ma oggi? Dobbiamo ripartire dalle persone, dalle donne e dagli uomini semplici che hanno fatto la Resistenza, che sono i protagonisti delle tante piccole storie di questo libro. Ma ripartire anche, più in generale, dalle donne e dagli uomini semplici della nostra storia del dopoguerra e di oggi. Non dai poteri costituiti, ma dai germogli che nascono dal basso, dalla società”.
Il titolo del libro è quello di un verso originario di “Fischia il vento”, la canzone più amata dai partigiani ai monti. Giorgio Pagano spiega così lo spirito che pervade il libro: “L’ardore, inteso come coraggio morale, è il tema di questo libro. Perché, come disse Robert Kennedy, ‘il coraggio morale è merce più rara del coraggio in battaglia o dell’intelligenza’. Settant’anni fa ognuno si trovò solo di fronte alla propria scelta. Ogni partigiano ebbe un suo personale ‘ardir’: da tutte queste storie individuali sorse una storia collettiva. Fu la dimensione morale, che Piero Calamandrei indicava come una sorta di impulso diffuso, generato ‘da una voce sotterranea’, a indicare agli italiani la via della ribellione e del riscatto. Le ombre della Resistenza, che pure ci furono, non scalfiscono la luce della dimensione morale. Il valore del coraggio morale dei partigiani è più che mai attuale in una fase in cui è del tutto assente dalle qualità degli uomini pubblici, sostituito dall’accondiscendenza supina e dalla cedevolezza d’animo. Di coraggio morale abbiamo bisogno per tornare alla politica-virtù contro la politica-cinica tecnica del potere”.
Il libro “Eppur bisogna ardir. La Spezia partigiana 1943-1945” di Giorgio Pagano ha suscitato interesse e attenzione anche a Levanto, nella sala gremita della SMS “Gente di mare”. Dopo le introduzioni del segretario dell’Anpi di Levanto Salvatore Currarino e del giornalista Guido Ghersi, è intervenuto Mino Ronzitti, presidente dell’Istituto ligure per la Storia della Resistenza e dell’età contemporanea, che ha definito il libro di Pagano “ricco di riflessioni e di emozioni”: “un libro di storia, memoria e politica, scritto con forte passione, con la coscienza critica dello storico e l’occhio critico di un politico fine”. Ronzitti si è soffermato su quella che ha definito “la domanda di fondo del libro”: “perché la Resistenza non è diventata una biografia della Repubblica?”. Secondo il Presidente dell’Ilsrec “la guerra fredda mise al centro la discriminante comunismo-anticomunismo al posto di quella fascismo-antifascismo”, impedendo al Paese di fare i conti con il proprio passato fascista e alla Resistenza di fare i conti con se stessa e le sue contraddizioni, di cui la vicenda spezzina del partigiano ‘Facio’ è emblematica”. Ronzitti è stato critico anche con la storia del Pci, “partito che troppo tardi ha risolto la contraddizione tra l’essere partito della Costituzione repubblicana e l’appartenenza al campo sovietico”.
Giorgio Pagano ha ricordato il sacrificio di don Emanuele Toso, parroco di Lavaggio Rosso, e il contributo di Levanto alla Resistenza, sottolineando in particolare la necessità di rendere omaggio alla figura di Dante Quaglierini, partigiano della Brigata Costiera e della Brigata garibaldina Cento Croci e presidente del CLN di Levanto. Poi ha sostanzialmente condiviso l’analisi di Ronzitti: “Nel dopoguerra l’anticomunismo ha diviso il fronte antifascista, ma la risposta dell’antifascismo fu tale per cui esso tese a riproporsi non tanto e non solo come insieme di valori più o meno condivisi dall’insieme delle forze che agiscono nello spazio repubblicano, ma come linea politica tendente a rimettere in discussione le divisioni interne fissate dalla guerra fredda”. “Poi -ha aggiunto- ci fu l’identificazione tra compromesso storico e antifascismo, con la sconfitta del primo che portò all’emarginazione del secondo… la crisi nel rapporto tra politica e società era già aperta, ma il compromesso storico non la bloccò, la accelerò, non ricompose la coesione sociale, la disarticolò… la nascita di un partito unitario della sinistra avrebbe invece potuto “sbloccare” la democrazia italiana dalla pregiudiziale anticomunista, spostare a sinistra forze cattoliche progressiste altrimenti costrette nella Dc, e contribuire a dar vita a due schieramenti alternativi ma uniti nella condivisione dei valori fondanti della Repubblica… perché nessuno avrebbe più potuto identificare antifascismo e comunismo”.
“Ora che la storia dei partiti è finita -ha proseguito Pagano- occorre ripartire dalle persone, dalle donne e dagli uomini semplici che hanno fatto la Resistenza e dalle donne e dagli uomini semplici della nostra storia del dopoguerra e di oggi”. Quindi ben oltre la configurazione antifascista ma “animati dalla stessa scelta morale di settant’anni fa, dall’‘ardir’, dal coraggio per il bene, per la cura degli umili e degli oppressi, per la partecipazione civile, per la libertà e la democrazia”. Solo su questa base sarà possibile, ha concluso, “ricostruire partiti veri, radicati nel popolo e costituzionali”.
Un piccolo problema di salute di chi accompagnava Ronzitti -per fortuna risoltosi presto- ha impedito lo svolgimento della presentazione successiva, prevista a Follo, che sarà riproposta a breve.
Popularity: 4%