Inopportuno dare l’Allende ai fascisti
Il Secolo XIX, 15 dicembre 2015 – Ha ragione Amerigo Lualdi sul Secolo: la concessione della sala dedicata a Salvador Allende per un’iniziativa sul Fronte della Gioventù è stata una “stortura”. Forse non a caso la notizia è stata data il giorno stesso in cui l’incontro si è tenuto. Il giorno dopo, nel corso della presentazione del mio libro “Eppur bisogna ardir. La Spezia partigiana 1943-1945”, abbiamo denunciato l’accaduto. Non si tratta di negare la libertà di opinione, che vale per tutti: ma l’inopportunità morale e politica della concessione di quella sala è evidente. Così come è stata inopportuna la presenza del Sindaco di Sarzana a un convegno sul ministro fascista Biggini.
Sono piccoli episodi che fanno riflettere. Perché la Repubblica sta oscurando le sue incontestabili origini antifasciste? Perché la Costituzione è così sotto attacco? Il tema è al centro del mio libro. Nel dopoguerra la memoria dell’antifascismo è stata trasmessa dai partiti: non ci sono riusciti fino in fondo, prima per le divisioni della “guerra fredda”, poi per l’identificazione tra “compromesso storico” e antifascismo, ma almeno ci hanno provato. Ora questa storia è finita. I partiti non ci sono più, o almeno quelli veri, radicati nel popolo. Che fare? Occorre ripartire dalle persone, dalle donne e dagli uomini semplici che hanno fatto la Resistenza, dalle loro testimonianze: raccontare il loro “ardir”, il loro coraggio morale è l’unico modo per restituire ai giovani l’eredità della Resistenza.
Lualdi si chiede in quale partito militi. In nessuno. Non ho mai creduto nel Pd, e anche per questo, finito il mio secondo mandato da Sindaco, rinunciai a ogni incarico e scelsi l’impegno sociale e culturale dal basso. Poi cercai di conciliarlo per qualche tempo con l’impegno in Sel, sperando che la sinistra potesse tornare. Ma mi illudevo. Tutti i contenitori esistenti sono consumati, le loro identità ancora di più. Come ha scritto il sociologo Luciano Gallino nel suo ultimo libro: “la sinistra è morta, insieme ai partiti che la divulgavano”. Anche per l’oggi quel che conta è ripartire dalle persone. Non è dall’alto dei poteri costituiti e dei partiti esistenti che possiamo pensare di migliorare le nostre vite. Sono i germogli che nascono nella società, spesso tra i più umili, quelli dove si trova talora la consapevolezza che manca altrove. E’ dal basso che sorgeranno i partiti del futuro.
Giorgio Pagano
Presidente dell’Associazione Culturale Mediterraneo
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