Giorgio Pagano presenta “Eppur bisogna ardir. La Spezia partigiana 1943-1945”. Venerdì 11 Dicembre ore 17 Centro Allende
GIORGIO PAGANO PRESENTA
“EPPUR BISOGNA ARDIR.
LA SPEZIA PARTIGIANA 1943-1945”
Venerdì 11 dicembre ore 17 Centro Allende
“Eppur bisogna ardir. La Spezia partigiana 1943-145”, l’ultima fatica letteraria di Giorgio Pagano, copresidente del Comitato Unitario della Resistenza in rappresentanza dell’Anpi e presidente dell’Associazione Culturale Mediterraneo, sarà presentata venerdì 11 dicembre alle ore 17 al Centro Allende, a conclusione delle iniziative per ricordare il 70° anniversario della Liberazione. L’iniziativa è organizzata dal Comitato Unitario della Resistenza e dall’Associazione Culturale Mediterraneo. Interverranno, oltre all’autore, Paolo Galantini, copresidente del Comitato in rappresentanza della Fiap, Franco Gimelli, redattore di “Storia e memoria”, e Marco Rovelli, scrittore e musicista. Parteciperà anche il Gruppo Fotografico Obiettivo Spezia, con la presentazione multimediale “Vedere la memoria”.
Il libro è una storia della Resistenza nella IV Zona operativa, quella delle colline e delle montagne di Val di Vara, Val di Magra e Lunigiana, fatta rivivere attraverso le testimonianze dei protagonisti, le ragazze e i ragazzi di settant’anni fa. “Eppur bisogna ardir” si conclude con il saggio “La Resistenza e la sua eredità 1945-2015”, una riflessione su come trasmettere ai giovani la scelta morale e la concezione della politica della Resistenza e su come far sì che l’antifascismo e la Costituzione siano alla base di uno “spazio repubblicano super partes” condiviso da tutti gli italiani.
Il titolo del libro è quello di un verso originario di Fischia il vento, la canzone più amata dai partigiani ai monti. L’ardore politico si mescolava alla gioiosità e alla leggerezza di una musica che era anche danza. Giorgio Pagano spiega così il titolo del libro e lo spirito che lo pervade: “L’ardore, inteso come coraggio morale, è il tema di questo libro. Perché, come disse Robert Kennedy, ‘il coraggio morale è merce più rara del coraggio in battaglia o dell’intelligenza’. Settant’anni fa ognuno si trovò solo di fronte alla propria scelta. Ogni partigiano ebbe un suo personale ‘ardir’, come raccontano le testimonianze che ho raccolto. Da tutte queste storie individuali sorse una storia collettiva. Fu la dimensione morale, che Piero Calamandrei indicava come una sorta di impulso diffuso, generato ‘da una voce sotterranea’, a indicare agli italiani la via della ribellione e del riscatto, contro la dittatura, per la libertà e la democrazia. Il valore del coraggio morale dei partigiani è più che mai attuale in una fase in cui è del tutto assente dalle qualità degli uomini pubblici, sostituito dall’accondiscendenza supina e dalla cedevolezza d’animo. Di coraggio morale abbiamo bisogno per tornare alla politica-virtù contro la politica-cinica tecnica del potere”.
“Eppur bisogna ardir” è edito dalle Edizioni Cinque Terre. La Prefazione è di Donatella Alfonso, giornalista di “Repubblica” e scrittrice.
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Il Comitato Unitario della Resistenza concluderà le iniziative per ricordare il 70° anniversario della Liberazione venerdì 11 dicembre alle ore 17 al Centro Allende. Il copresidente del Comitato Unitario Giorgio Pagano presenterà il suo libro “Eppur bisogna ardir. La Spezia partigiana 1943-145”. L’iniziativa è organizzata in collaborazione con l’Associazione Culturale Mediterraneo. Interverranno Paolo Galantini, altro copresidente del Comitato, Franco Gimelli, redattore di “Storia e memoria”, e Marco Rovelli, scrittore e musicista. Parteciperà anche il Gruppo Fotografico Obiettivo Spezia, con la presentazione multimediale “Vedere la memoria”.
Il libro è una storia della Resistenza nella IV Zona operativa, quella delle colline e delle montagne di Val di Vara, Val di Magra e Lunigiana, fatta rivivere attraverso ritratti, racconti e testimonianze delle ragazze e dei ragazzi che settant’anni fa combatterono per conquistare la libertà. Venerdì molti tra i partigiani protagonisti del libro saranno presenti al Centro Allende, così come i parenti dei partigiani scomparsi. “Eppur bisogna ardir” -il titolo del libro è quello di un verso originario di “Fischia il vento”, la canzone più amata dai partigiani- si conclude con il saggio “La Resistenza e la sua eredità 1945-2015”, una riflessione su come trasmettere ai giovani la scelta morale e la concezione della politica della Resistenza e su come far sì che l’antifascismo e la Costituzione siano alla base di uno “spazio repubblicano super partes” condiviso da tutti gli italiani.
Giorgio Pagano spiega così il contenuto del libro: “Dalle tante storie personali emerge che la Resistenza fu un grande moto popolare. I partigiani erano operai, contadini, borghesi. Tutto il popolo, anche quello non combattente, vi partecipò con la sua opera di solidarietà, dagli operai delle fabbriche della città ai contadini. E decisive furono le donne. I partigiani sopravvissero per due durissimi inverni soprattutto grazie ai contadini e alle donne della Val di Vara e della Lunigiana, che li ospitarono e li sfamarono. Lo sforzo del libro è quello di rievocare non solo lo scontro bellico ma anche la corposità e l’intensità della Resistenza non armata. E di fare emergere la dimensione morale della scelta di tutti i resistenti. La scelta da compiere fu dura e drammatica: tra una disobbedienza dai prezzi sempre più alti e le lusinghe della normalizzazione nazifascista. Il primo significato di libertà che assunse la scelta resistenziale fu nel suo essere un atto di disobbedienza: una rivolta contro il potere dell’uomo sull’uomo, una riaffermazione dell’antico principio che il potere non deve averla vinta sulla virtù. Il libro testimonia come ogni partigiano e resistente avesse un suo caso di coscienza, un suo personale coraggio nella scelta morale. Ma da tutte queste storie individuali sorse una storia collettiva. Fu questa dimensione morale a indicare agli italiani la via della ribellione e del riscatto. E costituisce la lezione perenne della Resistenza”.
“Eppur bisogna ardir” è edito dalle Edizioni Cinque Terre. La Prefazione è di Donatella Alfonso, giornalista di “Repubblica” e scrittrice.
In un Centro Allende gremito, Giorgio Pagano, copresidente del Comitato Unitario della Resistenza e presidente dell’Associazione Culturale Mediterraneo, ha presentato il suo libro “Eppur bisogna ardir. La Spezia partigiana 1943-1945”. La serata, introdotta dalla presentazione multimediale del Gruppo Fotografico Obiettivo Spezia “Vedere la memoria”, è proseguita con l’introduzione di Gianluca Solfaroli, vicepresidente di Mediterraneo, che ha sottolineato che il libro di Pagano si presta a una “doppia lettura”: una “emozionale e affettiva”, contrassegnata dalla “tenerezza del ricordo” dei partigiani intervistati o raccontati, l’altra “critica e politica”, preoccupata per i “tentativi di rendere marginale la Resistenza”. Di “libro prezioso” ha parlato lo storico Franco Gimelli, redattore di “Storia e memoria”, che si è soffermato, tra l’altro, sul saggio finale del libro di Pagano, dedicato all’eredità della Resistenza, in particolare nella nostra città: “è giusto sottolineare l’incompleta affermazione dell’antifascismo in Italia a causa della divisione delle forze antifasciste e della guerra fredda, anche se un’eredità importante l’abbiamo ancora: la Costituzione, che proprio per questo va difesa da ogni attacco”. Marco Rovelli, scrittore e musicista, ha definito “Eppur bisogna ardir” un “libro personale e sentito” e “una ricerca che parte da uno smarrimento politico, di fronte ai partiti della sinistra che stanno mettendo da parte la Resistenza e la Costituzione”, e ha apprezzato l’impegno di Pagano per “fare piena luce” sul “caso Facio” e per ricordare anche le figure più controverse del mondo partigiano. Di un libro “scritto con il rigore dello storico e con il sentimento” ha parlato il copresidente del Comitato Unitario della Resistenza Paolo Galantini, che ha voluto “fare un appunto alla classe dirigente della sinistra”: “dobbiamo sostenere la Costituzione, ripartire dalla gente, non rassegnarci all’esistente e avere la schiena dritta: i nostri sogni non sono finiti”.
Infine l’autore, che ha ringraziato i tanti partigiani presenti e i familiari dei partigiani scomparsi: “soltanto con le loro parole, testimonianze e racconti possiamo e potremo trasmettere l’eredità della Resistenza”. Ora che è “finita l’era dei vecchi partiti”, ha sostenuto Pagano, “dobbiamo ripartire dalle persone, dalle donne e dagli uomini semplici che hanno fatto la Resistenza e che nel dopoguerra e oggi si sono battuti e si battono per la democrazia”, perché “non è dall’alto dei poteri costituiti che possiamo pensare di ricevere la salvezza, ma dai germogli che nascono nella società, spesso tra i più umili”. L’ardimento, cioè il coraggio morale dei partigiani, è “la parola chiave del libro”, ha continuato Pagano: oggi è più attuale che mai, “perché è del tutto assente negli uomini pubblici”. Le stesse riforme elettorali e costituzionali in campo, con le liste bloccate, “inducono alla piaggeria, alla sottomissione, alla disponibilità nei confronti dei potenti, alla vigliaccheria interessata solo alla propria carriera”. La scelta morale fu diversa in ogni partigiano, “ma da tutte queste storie individuali sorse una storia collettiva, fu una ‘voce sotterranea’ che indicò agli italiani la via della ribellione e del riscatto”. La scelta morale fu “per il bene contro il male” e per la vita “intesa come cammino non solo individuale ma anche collettivo”: Una scelta più che mai attuale: “il rapporto del Censis ha descritto un’Italia in cui non c’è più l’azione collettiva e in cui domina l’istinto di sopravvivenza, ma ci si salverà -ha detto Pagano citando don Andrea Gallo- solo tutti insieme”. L’autore si è poi soffermato sulla Resistenza spezzina “come grande moto popolare” a cui parteciparono tutti gli strati sociali, sull’”intensità della Resistenza non armata”, sull’importanza della “componente patriottica” e del ruolo della Marina Militare e sul “carattere antifascista molto netto della nostra guerra partigiana”: la stessa memoria della deportazione a Spezia, ha spiegato, “è fortemente antifascista, non solo antinazista, perché i deportati partivano dalla caserma repubblichina del 21° Reggimento, tragico luogo delle torture e degli orrori”.
Marco Rovelli, che aveva già cantato, al termine del suo intervento, “Fischia il vento” e “Siamo i ribelli della montagna”, ha concluso la serata cantando, accompagnato da tutti i presenti, “Bella ciao”. Il partigiano Umberto Bellavigna “William” ha ringraziato così: “è stata una serata bellissima e intensa, con tanta gente, commozione, ricordi e prospettive per il futuro”.
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