Ospedale, il Comune deve farsi sentire
Il Secolo XIX locale, 22 settembre 2018 – Sul tema del nuovo Ospedale la politica locale, istituzioni e partiti insieme, dovrebbe restituire ai cittadini la dimensione della condivisione di un comune spazio civile e dimostrare di saper esprimere una classe dirigente. Altrimenti prevarrà il caos di tutti contro tutti, e alla fine vincerà chi forse l’Ospedale non l’ha mai voluto.
Bisogna essere onesti: riconoscere che il Comune è tagliato fuori da ogni competenza in campo sanitario, e che il potere programmatorio e gestionale è nelle mani di Regione e Asl. Ma al Comune resta una fondamentale funzione, politica e non amministrativa, di rappresentanza della domanda sociale della città. Anche se non è sostenuta da poteri né formali né sostanziali, questa funzione è decisiva: se non fosse stata esercitata negli anni passati, a partire dalla Giunta Rosaia, oggi del nuovo Ospedale nemmeno si parlerebbe. In questa fase di stallo il Comune deve far sentire la sua voce, unire la nostra comunità e rappresentarla.
Non importa il colore politico della Regione. Da Sindaco fui critico nei confronti della Regione di centrodestra per le scelte della gara d’appalto, ma negli ultimi anni, da cittadino, ho criticato la Regione di centrosinistra perché non vedevo la volontà di costruire un Dea di secondo livello, cioè un Ospedale con alte specialità. All’attuale Sindaco dico che oggi quel che importa è battersi nel nome della città, anche se questo dovesse significare scontrarsi con chi milita nella sua parte politica.
Il ragionamento vale anche per altri temi chiave: la dotazione del personale nella nostra Asl, la più deprivata di risorse umane in Liguria, e il taglio dei posti letto ospedalieri, il più drastico di tutti. Un riequilibrio è indispensabile. Come si può contrastare il fenomeno della “fuga” degli spezzini a curarsi fuori regione e come si può pensare al nuovo Ospedale senza affrontare questi nodi?
Anche in questo caso ci sono responsabilità politiche condivise: queste tendenze sono iniziate a partire dal 2008 con le ultime due Giunte regionali di centrosinistra (quindi fino al 2015) e non sono state corrette negli ultimi tre anni dall’attuale Giunta di centrodestra. Ce n’è, quindi, per tutti.
Nuovo Ospedale, più risorse umane e più posti letto: la svolta in Regione ci sarà solo se Spezia sarà una comunità, rappresentata da una classe dirigente. Ma perché ciò accada c’è bisogno di una spinta di noi cittadini, della partecipazione popolare. E’ dunque il momento di farci sentire.
Devo infine una risposta a Marco Frascatore, che ha ricostruito le vicende del nuovo Ospedale a inizio 2000 in modo molto fantasioso. In Regione governava il centrodestra, l’Asl nominò il Presidente della Commissione della gara d’appalto in violazione della legge e il Tar bloccò tutto. L’Asl si disse indisponibile ad applicare la sentenza del Tar, anche se fu sollecitata in questo senso dal Comune (dicemmo: “Rinominate il Presidente e sanate tutto”). Obtorto collo, sostenemmo in giudizio le posizioni di Asl e Regione, nel nome dell’interesse pubblico della città ad avere un nuovo Ospedale, sovraordinato all’errore formale di nomina del Presidente di Commissione. Ma il Consiglio di Stato confermò la sentenza del Tar. Nel nome dell’interesse della città, ci comportammo quindi nel modo opposto a quello raccontato da Frascatore.
Avevamo subito una ferita grave. E perduto anni. Dicemmo “chi ha sbagliato paghi” e attivammo la Corte dei Conti. E poi riprendemmo la battaglia perché la Regione, passata nel frattempo al centrosinistra, ricominciasse da capo. Un’ultima cosa: quando la Regione nominò il nuovo Direttore dell’Asl io, a differenza di quel che sostiene Frascatore, lo appresi a cose già fatte. Come era giusto, perché la nomina non spettava al Comune. E io non me ne occupai, così come non mi occupai mai, e sottolineo mai, di nomine di primari o di assunzioni. L’esistenza o meno di una classe dirigente cittadina si giudica anche da questo.
Giorgio Pagano
già Sindaco della Spezia
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