La sinistra riparta dal modello Riace e dai braccianti
Il Secolo XIX nazionale, 20 giugno 2018 – In Marocco -dove sono impegnato in una iniziativa delle Nazioni Unite sulla trasformazione della governance in Africa- le enclave spagnole di Ceuta e Melilla colpiscono per la loro storia di sangue e di morte. Per separarle dal Marocco, da dove molti migranti tentano di entrare, la Spagna ha costruito una barriera di filo spinato e di lame affilate come rasoi. La Francia non è da meno, come dimostrano i respingimenti ai nostri confini anche a danno di minori -19.000 in un anno e mezzo- in violazione del diritto europeo e interno. Molti sono irreperibili, spesso finiti nelle mani dei trafficanti. Ancora: la scorsa estate Spagna e Francia hanno chiuso i porti, nel silenzio delle istituzioni europee.
Matteo Salvini ha quindi ragione ad attaccare i leader europei che molto dicono e poco fanno. Ma è sceso sul loro terreno. Chiediamoci: se sulla vicenda della nave Aquarius non fosse intervenuta la Spagna e se il comandante si fosse presentato in un nostro porto, dichiarando di avere a bordo malati o donne partorienti, l’Italia che cosa avrebbe fatto? Avrebbe silurato la nave?
Invece di creare un sistema lungimirante di migrazioni regolari e ordinate, e di promuovere lo sviluppo e il rispetto dei diritti umani nei Paesi colpiti da guerre, povertà e persecuzioni -per prevenire le migrazioni e favorire il ritorno dei migranti- l’Italia, insieme agli altri Paesi europei, sceglie la chiusura delle frontiere, il rifiuto della solidarietà e gli accordi con i governi per impedire le partenze dei migranti, non importa come. Esattamente come fece Marco Minniti, predecessore di Salvini, firmatario di un’intesa con i libici che ha bloccato decine di migliaia di persone nei centri di detenzione e nei covi dei trafficanti di quel Paese. Salvini, inoltre, si propone, come già Minniti, di costruire i Cpr, Centri permanenti per i rimpatri, strutture costosissime, di dubbia legalità, che favoriscono enti gestori alla ricerca di business milionari. Le persone lì rinchiuse non potranno in gran parte essere rimpatriate per l’assenza di accordi bilaterali con i Paesi di provenienza, per le difficoltà di identificazione e per il costo medio di un rimpatrio, 5.700 euro. Il nostro sistema di accoglienza andrebbe sì completamente rivisto, ma in tutt’altra direzione: quella dell’accoglienza diffusa, sul modello di Riace, che porta a ottenere processi di autonomizzazione dei richiedenti asilo, spese minori e controllate, progetti che garantiscono lavoro anche a tanti autoctoni e disinnescano la trappola “perché a loro sì e a me no”.
Salvini si è rivelato un leader con un’identità politica spiccata, di destra nazionalista. Mentre il M5S, che raccoglie consensi a destra e a sinistra, è troppo eterogeneo per essere visibile e per contrastare l’egemonia della Lega, della quale è sempre meno partner e sempre più subalterno. Il Pd e la sinistra dovrebbero cogliere che Lega e M5S sono distinti e diffidenti tra loro, e fare emergere la contraddizione. Il problema è che manca del tutto un’opposizione con un punto di vista alternativo. Quel che accade è figlio della destra che c’è ma anche della sinistra che non c’è più perché si è arresa alla destra: la dottrina Minniti ci ha portati esattamente dove siamo. Bisogna riconoscere, quindi, che una storia è finita. E ripartire, come dice Roberto Saviano, non da sigle senza futuro ma dall’opposizione sociale che c’è: da Mimmo Lucano, Sindaco di Riace, da Aboubakar Soumahoro, sindacalista dei braccianti… L’attuale non è soltanto una crisi politica, ma anche e soprattutto una profonda trasformazione sociale e culturale. A sinistra la priorità è tessere nuovi legami sociali e culturali. Non basta un leader: senza legami dura poco, come dimostra la recente storia politica del Paese.
Giorgio Pagano
Cooperante, già Sindaco della Spezia
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